Il nuovo articolo di Franco Gabbani non riguarda un personaggio o un evento in particolare, ma esamina un aspetto sociale e lavorativo che, presente da molti secoli, ebbe grande sviluppo nell'800 ( fino all'inizio del '900), ma che fortunatamente terminò relativamente presto, grazie agli sviluppi economici e scientifici.
Si tratta del baliatico, un'attività spesso vista benevolmente, ma che è stata definita "calamità occupazionale"
Situata in una vallata dei Monti Pisani, Santa Maria del Giudice è situata nell'estremo sud del comune e provincia di Lucca, confina col comune di San Giuliano Terme a sud e con la frazione di San Lorenzo a Vaccoli a nord.
Parte del territorio montano meridionale è incluso dell'area naturale protetta di interesse locale Monte Castellare.
Nasce da località Berti il Rio Guappero, piccolo affluente del canale Ozzeri.
Antico luogo di passaggio tra la Repubblica di Pisa e la Repubblica di Lucca tramite il famoso passo di Dante, oggi la frazione è ben collegata a Pisa e Lucca grazie all'apertura del Foro di San Giuliano il 30 marzo 1922 e la variante della Strada Statale 12.
Santa Maria del Giudice deve il suo nome ad una antica famiglia longobarda, nome noto a partire dal XII secolo. Il nome in origine era infatti Sancta Maria Ley Judicis, successivamente diventato in "del Giudice" per via di possedimenti terrieri del Giudice imperiale Leone.
Nel XIV secolo Dante Alighieri, nella sua Divina Commedia disse riguardo ai monti sopra Santa Maria del Giudice:
«Questi pareva a me maestro e donno, cacciando il lupo e lupicini al monte per che i Pisan veder Lucca non ponno.»
(Dante Alighieri, Inferno, Canto I vv 28-30)
Questi sono commenti storico geografici, ma non sono quelli che interessano di più.
Santa Maria è particolare per la partecipazione degli abitanti alle aggregazioni di fratellanza, aiuto ai poveri, agli anziani, a far fasta nonostante le difficoltà, al decoro pubblico, una grande Famiglia appunto. Il solo paese che conosco che abbia una residenza per anziani auto e non sufficienti! In agosto una sagra attira centinaia di persone, tutti i bambini del paese aiutano a servire le specialità locali, in primis la zuppa che dà il nome alla sagra, uomini e donne al fuoco e alle pentole, e giochi e musica e i famosi “necci”.
Ogni anno, avvicinandosi Natale, solamente per un giorno, si svolge un piccolo mercatino di produzioni, fiori e tantissima oggettistica sui banchetti privati e delle associazioni. Io ho uno stretto legame con questo paese, sia perché abitato da colui che mi ha portato a lavorare in giro per il mondo, sia perché qui abitavano quelli che hanno lavorato con me, sia perché qui abitava, ed abita tuttora, la famiglia di mio cognato Marzio che ci ha lasciato troppo presto. Ieri sono stato con loro. Mi si stringeva il cuore vedendo ragazzi e ragazze con vesti rossi e bianchi che svolazzavano dovunque sorridendo e anziani vicini l’uno all’altro che guardavano curiosi ed ammirati i visitatori. La parte più bella era Babbo Natale, un vero barbone bianco sulla grande poltrona rossa che non faceva il noto OH OH OH, ma “oh, vieni vieni da me”, indirizzato ai bambini e bambine, con genitori che lasciavano fiduciosi anche i neonati fra le braccia di quel “Babbo di tutti”, con la scenetta commovente di un piccolissimo che infilava la manina nella barba e sorrideva. Sono andato a pranzo da mia cognata e poi di corsa alla fiera: Babbo Natale era sempre lì e stava leggendo un libro a grandi e piccoli, ad alta voce senza abbassamento di tono.
Ho pensato a Migliarino e alle sue fiere di beneficenza con gli stessi oggetti forse, ma con un altro pubblico.
Ho pensato a Migliarino con le sue feste di maggio che si sono perse.
Ho pensato a Migliarino con il suo Teatro del popolo che ora è senza popolo.