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In questo nuovo articolo di Franco Gabbani viene trattato un argomento basilare per la società dell'epoca, la crescita culturale della popolazione e dei lavoratori, destinati nella stragrande maggioranza ad un completo analfabetismo, e, anzi, il progresso culturale, peraltro ancora a livelli infinitesimali, era totalmente avversato dalle classi governanti e abbienti, per le quali la popolazione delle campagne era destinata esclusivamente ai lavori agricoli, ed inoltre la cultura era vista come strumento rivoluzionario. 

Sei fuori tema. Ma sappiamo per chi parli. . .
. . . non so se sono in tema; ma però partito vuol .....
Quelle sono opinioni contrastanti, il sale della democrazia, .....
. . . non siamo sui canali Mediaset del dopodesinare .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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di Umberto Mosso
MORALISMI DI IERI E DI OGGI.1983.

7/1/2023 - 18:55

MORALISMI DI IERI E DI OGGI.1983.

 

Tra i dirigenti della Federazione romana del Pci circolava la voce di una relazione extraconiugale tra una bellissima compagna quarantenne e un suo coetaneo, entrambi membri del Comitato Federale, l’organismo dirigente più ampio che si occupava del partito di Roma e Provincia.

Io e Mario, poco più che trentenni, entrambi membri di quel Comitato e che da un paio d’anni avevamo posto fine ai rispettivi matrimoni, eravamo tanto irreprensibili sul piano politico e professionale, quanto atipici, per così dire, su quello della vita privata che conducevamo con grande libertà e larghezza di vedute.

Unico limite era di non avere mai storie con le colleghe di lavoro, avendo provato in anni passati quanto fosse complicato continuare ad avere rapporti quotidiani tra reduci di storie finite. Così avevamo entrambi una vita sociale, extrapolitica ed extralavorativa, molto ricca, a tratti affollata. Tuttavia non rinunciavamo mai ad una certa galanteria nei confronti di compagne e colleghe con le quali, quando questo era gradito, giocavamo al gatto e al topo, senza alcun esito glorioso finale e spesso senza che nessuno dei giocatori si sentisse solo gatto o solo topo.

Per questo quando cominciarono a circolare le voci sul conto di quella compagna la cosa ci urtò molto e decidemmo di fare una provocazione che oggi, lo riconosco, sarebbe giudicata come minimo inopportuna, velleitaria e forse eticamente discutibile. Altri tempi e la tentazione di rompere in modo perfino dissacrante quel velo che, prima di essere maschilista era di ipocrisia, fu più forte. Prima di partecipare ad una riunione del Comitato Federale passammo da un giornalaio: per favore ci dia l’Unità e Playboy.

Arrivati nella sala della riunione c’erano già un centinaio di persone. Alcuni dirigenti nazionali, quelli provinciali e i segretari delle sezioni più grandi, che parlavano tra loro aspettando che cominciassero i lavori.

Io e Mario, con due facce di bronzo che levati, cominciammo a girare tra i compagni mostrando squadernato il paginone centrale di Playboy dove una modella completamente nuda mostrava proprio tutto di sé. E a tutti rivolgevamo la stessa domanda: preferiresti essere eletto nel Comitato Centrale del partito o passare un fine settimana favoloso con questa ragazza? Dicemmo che il nostro era un sondaggio per rilevare quale fosse l’attitudine prevalente dei compagni difronte alle alternative secche della vita. Un po' labile come motivazione, ma funzionò. A parte alcuni che ci mandarono a quel paese, la maggior parte scelse il C.C., ma un numero inaspettato di compagni, una quindicina, optò per il weekend. Come Mario ed io, che infatti non fummo mai eletti nel C.C., ma passammo numerosi fine settimana assai piacevoli.

Alcune compagne che assistevano al “sondaggio”, incuriosite da quei disvelamenti maschili, ci dissero che il tasso di adesione alla risposta del C.C. era più preoccupante di quello dell’ipocrisia che ne traspariva. Non ho la pretesa di avere raccontato l’esito di un test sociologico, fu solo la provocazione di due “atipici” ai quali non piacevano i bacchettoni e non lo nascondevano. Questo episodio mi è tornato in mente leggendo la polemica di questi giorni sollevata da alcuni esponenti PD, più che moralisti soprattutto dissennati, su una foto giudicata inappropriata dell’ex deputata PD Alessia Morani. In realtà in quella foto, che pubblico, non c’è nulla di sconveniente che possa motivare una tale critica. Se non quella di un occhio che non guarda Morani, ma una immagine femminile che occupa l’immaginario di chi soffre di misoginia.

Il Pci non era né più, né meno moralista di altri in un’epoca nella quale l’ipocrisia era merce circolante. Anzi, oggi la situazione mi sembra molto peggiorata. L’estremismo moralista colpisce a destra e a sinistra con la stessa intensità e la stessa voglia di piacere ai bacchettoni, unico terreno unitario sul quale l’ipocrisia fa da padrona. Lo dimostra la vicenda insulsa montata su questa foto.

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