L'analisi del nuovo articolo di Franco Gabbani si sposta questa volta nel mondo di un associazionismo antesignano, le confraternite, necessarie per togliere dall'isolamento e dal mutismo le popolazioni delle campagne, anche se basate esclusivamente sui pricipi della religione.
E d'altra parte, le confraternite, sia pur "laiche", erano sottoposte alla guida del parroco.Sono state comunque i primi strumenti non solo di carità per i più bisognosi, ma soprattutto le prime esperienze di protezione sociale verso contadini ed operai.
Molti giovani possono fare degli sbagli. E’ tipico della loro età commettere degli errori, un po’ per inesperienza, un po’ per il loro ardore giovanile, molto anche per quello che hanno o non hanno insegnato loro i genitori. Anche la scuola potrebbe essere utile per evitare errori che poi si pagano, ma spesso questa manca di quell’autorevolezza che servirebbe a educarli e formarli in maniera compiuta. Molti professori stanchi e mal pagati, spesso anche sottovalutati dalla Stato , talvolta non mettono nel loro lavoro quella passione che servirebbe davvero a coinvolgere i ragazzi in un percorso per renderli cittadini consapevoli e formati. Senza autorevolezza poi c’è il rischio di non essere ascoltati e addirittura derisi, con i genitori non di rado minimizzanti o addirittura consenzienti.
Mi hanno stimolato all’articolo tre post comparsi in Forum relativi ai fatti di Roma: giovani attivisti ambientalisti di Ultima Generazione (nomen omen) hanno imbrattato con vernice arancione l’edificio sede del Senato della Repubblica. Il primo post era di aperta condanna per l’atto incivile e lesivo delle Istituzioni nazionali, il secondo più riflessivo che criticava la condanna aperta precedente ma poneva una domanda che a me è apparsa lecita. Domanda non capita dal terzo intervento, quello del Lettore a cui sembrano mancare completamente dubbi e sfumature, una mancanza che lo induce a vedere tutto il mondo in bianco e nero.
Ma ad entrambi mi piacerebbe porre allora la domanda: se aveste dovuto scegliere di essere il padre (o la madre) di uno dei ragazzi che sbagliano: il figlio di Grillo, ad esempio, con i festini a luci rosse, o l’attivista con la vernice arancione arrestato dalle forze dell’ordine, di chi avrebbero voluto essere padre o madre? Preciso che il figlio di Grillo lo prendo solo come paradigma di una situazione, solo come esempio per far capire cosa intendo, per rendere l’idea di quello che in certe feste può succedere.
Nel mio caso io non avrei dubbi di sorta perché pur essendo entrambi errori che potrebbero anche avere ricadute penali, non hanno la stessa valenza morale. L’attivista di Roma compie un gesto da condannare non solo per la sacralità dell’edificio ma soprattutto perché è un gesto controproducente rispetto all’obbiettivo che si pone. Questo gesto eclatante, come la vernice gettata su quadri famosi, stimola in molti un senso di contro contestazione che va esattamente contro l’obbiettivo di sensibilizzare la popolazione al tema a loro caro che è quello della difesa del pianeta. Un tema vero e che non viene tenuto nella considerazione che merita per molti motivi, ma tutti sempre dipendenti da interessi di vario genere, personali, politici, nazionali, internazionali.
Serve comunque a far parlare del problema, sollevarlo almeno un po’ e per poco tempo dalle ultime pagine dei giornali, portarlo magari in un dibattito televisivo, cercare di sollecitare movimenti di massa, i soli che potrebbero indurre i grandi al cambiamento prima della catastrofe finale. Non è la forma migliore, sicuro, come dice anche Fulco Pratesi, ma al giorno d’oggi andare in giro come ai suoi tempi in bici e con un cartello in mano non sembra più proponibile.
Perché i tempi sono cambiati e mentre i giovani di un tempo scendevano a frotte in piazza sventolando cartelli e scandendo slogan contro guerra del Vietnam ora se ne restano tranquillamente in casa e non li smuove né l’ atroce guerra in Ucraina, né la grave situazione siriana dove continuano le proteste e le esecuzioni. Ora il principale interesse per molti ragazzi, lo scopo finale delle loro azioni sembra essere il disinteresse e il divertimento. Per molti ragazzi il massimo è vedere quanti likes riescono ad ottenere pubblicando in Rete il video delle loro aggressioni ad altri malcapitati o delle loro distruzioni a qualche bene pubblico; per le ragazze pubblicare un video su Tik Tok mezze svestite ed esibire la loro emancipazione dissertando su quanto lungo dovrebbe essere il loro uomo. Dai likes ricevuti sembra dipendere la loro vita, il loro posto nel mondo. E oltre a questo il divertimento ad ogni costo, il sesso come bene di consumo, gli abiti firmati, le belle macchine da esibire agli amici, le feste esclusive, lo sballo, le ferie in posti esotici, gli ultimi ritrovati (cari) della tecnica digitale. Per alcuni anche l’ignoranza elevata a pregio da esibire con malcelata soddisfazione.
Per molti dei nostri ragazzi quel senso di vicinanza alla politica che avevamo noi giovani negli anni 60 è scomparso, quei valori che impedivano al tempo di superare il limite che esiste fra goliardia e reato sembrano affievoliti. Lo dimostrano le violenze contro i diversi e gli umili degli ultimi anni, un limite che la generazione precedente non ha mai superato.
Anche se bisogna ammettere che molta parte del loro disinteresse per la politica è dovuto proprio alla politica stessa che da vecchia arte nobile da ammirare è progressivamente diventata solo un teatrino con attori sempre più fiacchi, facili da ignorare. Come del resto fa la politica nei loro confronti, qualcosa che da tempo proprio non li riguarda nonostante i soliti proclami.
Sono tutti così’? No, per nostra fortuna ma gli altri, quelli bravi consapevoli e giudiziosi sono anche quelli silenziosi, fanno poco rumore e forse per farsi sentire devono talvolta eccedere, sconfinare, passare i limiti, provocare anche rischiando, sbagliando, esagerando ma ogni tanto farlo per far capire che ci sono anche loro.
Per cui l’impresa degli ambientalisti, pur da condannare per la modalità, rimane comunque un tema nobile e chi affronta una condanna per proporlo, pur sbagliando nella forma, merita il mio rispetto. Perché alla base del gesto c’è comunque il senso di un interesse generale oltre che personale, uno sguardo rivolto anche agli altri, al mondo intero e non a solo se stessi.
Cosa che non si può dire nel caso dell’episodio, ma non unico purtroppo negli ultimi tempi, che ha visto coinvolto il figlio di Beppe Grillo e su cui è in corso un processo per stabilire le responsabilità dei vari imputati. Qui lo sguardo non va oltre il proprio piacere personale, il proprio puro e semplice divertimento. Siamo in una sfera completamente privata. Non ci interessano gli altri, il mondo, il pianeta, non ci si mobilità per uno scopo universale ma solo per una serata piacevole fra amici. Fra amici non nella piazza del Senato ma nella villa del papà, non al freddo ma circondati da tutte le comodità, oltre naturalmente all’alcool e a qualche altra sostanza facilitante.
Anche a livello politico le prese di posizione sono state variegate. La destra naturalmente ha fatto la voce grossa parlando di grave attentato alle Istituzioni Pubbliche (La Russa), il capogruppo al Senato di FdI Lucio Malan parla di “ideologia malata per un confuso concetto di ambiente”. Cosa ci sia di confuso in chi vuole difendere il pianeta da una pericolosa deriva autodistruttiva è difficile comprendere. Lo stesso Renzi (in un momento di pausa dai molti impegni che lo vedono spesso all’estero), è intervenuto condannando il gesto e dicendo che “chi giustifica i vandali che imbrattano dimostra di capire ancora meno”.
Allora io confesso di capire poco (un amico insiste e me lo dice in continuazione) ma io questi ambientalisti li giustifico, non tanto per il gesto forse controproducente, quanto per il loro giusto scopo di provare a sensibilizzare un’opinione pubblica disattenta e distratta al problema sempre più urgente della difesa del pianeta.
Per questo motivo sono d’accordo con il direttore Stefano Feltri che li assolve dicendo:
· “Perché riconosco che l’allarme degli attivisti è fondato e significa che chi offende la Repubblica non è chi la spruzza di vernice ma chi osserva passivamente la crisi climatica dall’interno dei palazzi.