Il nuovo articolo di Franco Gabbani non riguarda un personaggio o un evento in particolare, ma esamina un aspetto sociale e lavorativo che, presente da molti secoli, ebbe grande sviluppo nell'800 ( fino all'inizio del '900), ma che fortunatamente terminò relativamente presto, grazie agli sviluppi economici e scientifici.
Si tratta del baliatico, un'attività spesso vista benevolmente, ma che è stata definita "calamità occupazionale"
LE LEGGENDE DELLA TORRE DELL'AQUILA
La Torre dell'Aquila o Torre Segata si trova su un colle sopra il paese di Castiglioncello al confine con il territorio pisano, in un punto strategico tra la fortezza di Castiglione e il castello di Cotone a quota 144 m.
Ebbe prevalentemente funzione di vedetta e i pisani ci te-nevano un castellano, come si può leggere nei Frammenti di storia pisana di Guido di Corvara. Il cronista racconta che il giorno 7 di ottobre del 1275 i sergenti di Cotone, essendo entrati con tradimento nella Torre dell'Aquila, ne cacciarono a forza Ranieri de' Leoli che ne era il castellano di vedetta e la consegnarono ai lucchesi.
Fu sicuramente un bravo architetto a edificare la Torre dell'Aquila, come dimostrano le robuste mura e la forma esagonale esterna fatta di pietre ben squadrate, mentre all'interno era quadrangolare e fatta di mattoni. Nel Breve Vetus Antianorum è nominata fra i castelli che dal marzo all'aprile del 1314 si sarebbero dovuti abbattere per volere di Uguccione. Fortunatamente ciò non avvenne e nel 1327 il Bavaro decise di riconcedere alla repubblica di Pisa alcune torri tra cui la "rocca detta dell'Aquila", che deriva il suo nome dall'insegna ghibellina. Eppure oggi appare distrutta da un lato; qui, secondo lo storico Nistri pare che la demolizione sia avvenuta in circostanze e per ragioni speciali, di cui però nelle cronache non si trova riscontro. Soltanto la tradizione spiegherebbe il fatto nel modo seguente: si dice, cioè, che dopo la caduta di Pisa in potere dei Fiorentini, si volesse ristabilire la confinazione esatta fra il territorio pisano e quello lucchese, e che il confine passasse appunto in mezzo alla torre. Infatti, dentro la base si vede ancora un termine di pietra (una nota del Nistri spiega che il termine posto a contrassegno di confine portava in origine la parola libertas e fu sostituito con un altro nel 1798). I pisani non volevano lasciare una torre intera in mano ai nemici e per questo demolirono la parte che apparteneva al loro territorio. Da allora in poi la torre prese il nome di "Torre Segata".
Un interessante documento del 1° aprile 1322 ci dà preziosi dati sulla vita e sulle persone che erano a guardia delle torri. È proprio da informazioni come il numero di uomini assegnati a una torre e il salario loro retribuito che possiamo conoscere il diverso grado di importanza e di difficoltà difensiva di numerose fortificazioni del Comune pisano. Il castellano della torre dell'Aquila, per il suo lavoro di segnalazione fra Lucca e Pisa, percepiva Lire 6 e aveva alle proprie dipendenze 4 "sergentes" che percepivano Lire 4.
La torre dell'Aquila fu abbandonata nel XVI secolo quando i fiorentini occuparono il territorio pisano e le armi da fuoco sostituirono le tradizionali tecniche di assalto.
Ecco alcune leggende popolari che si sono tramandate nel tempo:
"Tra quelle pietre c'è il tesoro che i lucchesi nascosero sotto la torre quando vinsero i pisani: si tratta di una gallina con 12 pulcini d'oro. I pulcini sono talmente luminosi che non si possono guardare perché accecano. Chi riesce a seguirli, tro-verà dove è nascosto il tesoro, ma esiste un ulteriore ostacolo: un grosso serpente sta a guardia delle monete d'oro e anche se viene ucciso si ricompone velocemente come se venisse avvolto da una fiamma".
"Sotto la Torre dell'Aquila nei giorni di bufera, prima che scocchi la folgore, appare lo spettro di un soldato lucchese con la testa mozza e una lancia in mano che tiene puntata verso un punto preciso. Chi riesce a vederlo nell'attimo che scocca la folgore e non rimane impaurito dall'aspetto terrificante del fantasma, può scovare il tesoro dei lucchesi nascosto vicino alla torre".
Una nota:
"I mattoni che i pisani portarono via quando segarono la Torre dell'Aquila, furono usati per costruire la Chiesa di Filettole".