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In questo nuovo articolo di Franco Gabbani le vicende storiche, incentrate tra la fine del '700 e l'inizio dell'800, travalicano i confini della Valdiserchio, come già accaduto in diverse occasioni, e d'Italia, espandendosi in Europa.E' la storia di un giovane costretto a seguire la carriera militare per problemi e ripicche amorose, con l'inevitabile nefasta conclusione, raccontata utilizzando le stesse parole dell'ussero, che ci danno uno spaccato di un'esistenza iniziata negli agi della famiglia gentilizia e terminata sui campi di battaglia 

Comune di Vecchiano
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Massimiliano Angori sindaco
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La ricerca è attiva in tutta Italia
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Migliarino Nodica Pisa e Vecchiano.
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. . . dalla parte della Palestina ? Perché il governo .....
Com’è noto il generoso 110% e i suoi fratelli, .....
Bravo Bruno da o di ovunque tu sia, sono con te. .....
. . . prima che siano passati almeno 30/ 40 anni chiederà .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Vivrò con la faccia che tu amavi
Coi miei giochi sempre nuovi
Col difetto di sognare
Lo so che ho imparato a dirti amore
Quando ormai ci era di andare
Dove .....
Se i limiti di velocità servono a tutelare la sicurezza, non capisco perchè le auto della Polizia Municipale si debbano nascondere per poi rilevare .....
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TIFOSI
di Trilussa

29/1/2023 - 10:41


Non ricordo di aver mai partecipato ad una rissa in vita mia. Anche nelle poche volte che mi sono ritrovato a dover usare le mani per difendermi credo di averle sempre prese. Forse già fin da piccolo ero un’anima pacifista, uno che non crede nella violenza come sistema per risolvere un contrasto, anzi la considera proprio il modo peggiore. Un modo che scontenta tutti, il violento perché sa comunque di aver avuto ragione solo per la sua prepotenza e la vittima per la sua umiliazione di inferiore.


Non ho in casa armi da offesa perché credo che una pistola sia fatta per sparare proiettili e che potrebbe anche succedere che li spari, in quel caso con un doppio pericolo molto serio: se spari e uccidi qualcuno vieni accusato di omicidio (da vedere poi cosa succede per la legittima difesa),  se anche l’altro è armato e risponde lui probabilmente è più bravo di te, da cui la conseguenza. Poi il mio rifiuto è culturale e questo supera tutte le possibili considerazioni.


Ecco che la mia anima pacifista si è espressa anche contro questa stupida e nello stesso tragica guerra fra russi e ucraini (sono loro che  muoiono e ne subiscono le conseguenze, gli altri si limitano a parlare e comandare). Ogni giorno, purtroppo, le parole di pace si affievoliscono e si sente parlare solo di armi e di vittime. Ma se una guerra può finire solo quando uno dei due vince ed uno perde questa non finirà mai, perché nessuno dei due contendenti potrà essere sconfitto. Né l’Ucraina difesa dalla Nato e dalla UE, né la Russia per la sua potenza economica e militare.  Ci stiamo oramai facendo l’abitudine, sembra quasi non ci riguardi persi nei nostri problemi quotidiani, mentre le iniziative diplomatiche si arenano sulla chiusura alla trattativa di entrambi i contendenti. Guardo i miei nipoti e spero abbiano un futuro.


Ma non volevo parlare di questo ma degli scontri ad Arezzo delle due bande di tifosi. La prima cosa che mi viene da osservare è l’uso che si fa del termine. E’ giusto definirli tifosi? Anzi tifosi lo sono sicuramente , come milioni di altri italiani che ogni domenica (e non solo) seguono la loro squadra del cuore con trepidazione pronti ad affrontare, passivamente, i sentimenti che dal risultato possono arrivare. Questi invece sembrano attivarsi indipendentemente dai risultati, particolare in questo caso secondario, rispetto all’odio verso quelli che vengono considerato gli avversari.


C’è un criterio in questa scelta? Probabilmente esiste qualche episodio passato che possa aver innescato la scelta della squadra nemica ma io credo che un odio e un risentimento in questi soggetti ci fosse già in precedenza, e la squadra avversaria (e i suoi supporter per assimilazione) solo l’occasione per scatenarlo, per farlo uscire fuori di sé.

 

Molti di loro sono delinquenti, personaggi già conosciuti e schedati dalle forze dell’ordine, di cui hanno tutto quello che servirebbe: nomi e cognomi, indirizzo e numero di telefono. Molti di questi delinquenti fanno parte dell’ estrema destra (non dico fascisti perché servirebbe loro un ragionamento e una consapevolezza di cui in molti non sono in grado), anche loro comunque ben conosciuti e riempiono la domenica le curve ultras degli stadi, pronti a far emergere e sfogare (finalmente, ecco l’occasione!) tutto il loro razzismo di ignoranti contro qualche malcapitato calciatore di colore.


Perché questi pseudo tifosi sono essenzialmente il frutto nostrano dell’ignoranza, della maleducazione e della mancanza di cultura e di valori. Tutto questo li rende  facile preda degli slogan, costruzioni verbali che non implicano una riflessione o un ragionamento e sono creati apposta per parlare alla pancia. Si integrano e giustificano perfettamente il loro disagio, il loro malessere sociale sempre rivolto verso gli altri: lo Stato che appare lontano, il Governo che li danneggia con le proprie regole, le istituzioni pubbliche che non li assistono come dovrebbero, gli immigrati che gli rubano il posto di lavoro, i tifosi avversari che sono cattivi e vanno puniti.


Non sembrano fare nessuna riflessione personale, nessuna autocritica per giustificate o solo capire la loro situazione non soddisfacente (sociale, economica, lavorativa, familiare) che è alla base della loro incultura, della loro aggressività, della loro necessità  di sfogare con la violenza il loro malessere, la loro consapevole e sgradita marginalità sociale.


Di cui, nella maggior parte dei casi, la responsabilità è solo personale e non casca dal cielo. Ognuno è sempre responsabile della propria posizione sociale che rappresenta la conclusione, soddisfacente o meno, di un percorso scolastico o lavorativo. Un percorso di cui ognuno è sempre direttamente responsabile.


Tutti perfettamente così? No, di certo. Molti sono solo aggregati o capitati per caso e arruolati per necessità: necessità di non potersi tirare indietro, di non mostrarsi pavidi. O anche con lo scopo di acquisire quella forza che solo il gruppo ti può dare, quella che ti manca sempre quando sei da solo. Una debolezza di cui l’aumento degli accessi agli ambulatori psichiatrici da parte dei giovani è testimonianza diretta.


Il ministro Piantedosi ha promesso punizioni e misure severe. Vedremo. I quattro arrestati sono stati giustamente scarcerati e risponderanno in un processo dei loro reati, tenerli in prigione non aveva senso nonostante i sentimenti di giustizialismo subito provocati nell’opinione pubblica.


Vedremo se il Ministro manterrà, nei confronti di questi reati, la stessa severità e fermezza che ha dimostrato subito (ma lo aveva promesso, non poteva non esaudire le aspettative dei propri elettori) nei confronti delle famigerate ONG e dei Rave Party.  Famigerate è un termine che si soleva usare per le Brigate Rosse, ma i tempi sono cambiati, le BR fortunatamente appartengono al passato, sono le ONG ora il vero problema per questo governo di destra. E da ultimo le intercettazioni, ma questo è un altro argomento.


Nota: la Destra? Fortunatamente c’è il vecchio Dante che la nobilità!

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