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In questo nuovo articolo di Franco Gabbani le vicende storiche, incentrate tra la fine del '700 e l'inizio dell'800, travalicano i confini della Valdiserchio, come già accaduto in diverse occasioni, e d'Italia, espandendosi in Europa.E' la storia di un giovane costretto a seguire la carriera militare per problemi e ripicche amorose, con l'inevitabile nefasta conclusione, raccontata utilizzando le stesse parole dell'ussero, che ci danno uno spaccato di un'esistenza iniziata negli agi della famiglia gentilizia e terminata sui campi di battaglia 

Comune di Vecchiano
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Massimiliano Angori sindaco
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La ricerca è attiva in tutta Italia
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Migliarino Nodica Pisa e Vecchiano.
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. . . dalla parte della Palestina ? Perché il governo .....
Com’è noto il generoso 110% e i suoi fratelli, .....
Bravo Bruno da o di ovunque tu sia, sono con te. .....
. . . prima che siano passati almeno 30/ 40 anni chiederà .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Vivrò con la faccia che tu amavi
Coi miei giochi sempre nuovi
Col difetto di sognare
Lo so che ho imparato a dirti amore
Quando ormai ci era di andare
Dove .....
Se i limiti di velocità servono a tutelare la sicurezza, non capisco perchè le auto della Polizia Municipale si debbano nascondere per poi rilevare .....
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Le pietre coti.

1/2/2023 - 22:24



A prima vista è una pietra comune, grigia, a grana fine, ruvida, ma basta strofinarla su una lama metallica per conoscere il segreto che racchiude. Le pietre coti sono infatti rocce particolarmente indicate per abradere e affilare altri oggetti, soprattutto metallici, come lame di falci, falcetti, coltelli, forbici, ecc... Il loro impiego risale a tempi antichissimi e si perde nella notte dei tempi: nelle fonti storiche l’utilizzo delle “cos aquariae” (così venivano chiamate dai Romani) viene segnalato già da Plinio nella sua Naturalis Historia nel I secolo a.C.

Nel territorio della provincia di Bergamo le località di estrazione di pietre da affilatura e da mola furono numerose, e vennero sfruttate rocce appartenenti a diverse formazioni geologiche e di diversa età. Storicamente i siti più noti sono: Palazzago, Sarnico, Calolzio, Torre de’ Busi, S. Antonio d’Adda, Almenno San Bartolomeo, Pontida, Gavarno, Foresto Sparso, Adrara, Viadanica, Monte di Grone, Fiobbio-Abbazia Monte Prenda, ecc. La maggior parte delle coti in Bergamasca deriva da due distinti orizzonti stratigrafici: uno costituito da calcari di età Giurassica (formatosi cioè circa 180 milioni di anni fa, coti della bassa Val Seriana) e l’altro dalla Formazione dei Flysch Cretacici (depostisi tra 80 e 60 milioni di anni fa, coti di Palazzago).
Data la loro peculiare proprietà di utilizzo, dovuta all’eccezionale origine geologica, non comune fra le rocce che affiorano in altre aree del bacino padano, già in epoche lontane le pietre coti di provenienza orobica si diffusero ad ampio raggio anche al di fuori dell’area padana. L’economia agricola prevalente fino al secolo scorso favorì l’ampia diffusione e richiesta che ebbe questo tipo di materiali e ne fece uno dei prodotti tipici della nostra provincia. Numerose sono le testimonianze di impiego delle coti fin dal Medioevo: esse erano comunemente utilizzate e oggetto di commercio, destinate tanto al settore agricolo, quanto a quello metallurgico, come materiali per rifinire manufatti metallici; gli armaioli dell’alta Val Seriana ne facevano regolarmente uso. In seguito la diffusione aumentò sempre più, non solo in Europa (la Germania fino alla II guerra mondiale era uno dei maggiori importatori) ma anche nel resto del mondo, dalle Americhe all’Australia: le coti spesso seguivano i flussi migratori dei bergamaschi che emigravano verso nuove terre in cerca di fortuna, portando con sé le proprie tradizioni e consuetudini, fra le quali l’utilizzo delle coti. Mentre dunque per le altre pietre orobiche la tradizione d’uso risiede nel forte radicamento storico-culturale di utilizzo dovuto all’economicità dello sfruttamento delle risorse locali, nel caso delle Pietre Coti l’importanza storica e culturale trascende l’utilizzo locale, diventando più rilevante anche a livello sociale. Attorno all’attività di produzione delle coti si crearono un indotto e forme sociali-commerciali peculiari. Paesi interi vivevano su questa risorsa, Pradalunga ne è certamente l’esempio più eclatante: tutta la forza lavoro della comunità gravitava attorno alla produzione delle coti. Gli uomini si occupavano dell’estrazione e della lavorazione, le donne e i bambini della rifinitura e dell’imballaggio dei prodotti. Il sistema era talmente evoluto che già allora (XIX-XX sec) era previsto il lavoro “a domicilio” per le donne che dovevano dedicarsi alla cura dei famigliari e della casa.
Dal Rapporto Economico sulla provincia di Bergamo della CCIAA del 1924: "relativamente all’industria mineraria qui si distinguono le due qualità di coti: la primissima, di Pradalunga, Albino e Nembro (circa 900.000 pezzi all’anno) e la secondaria di Foresto Sparso, Grone e Palazzago (circa 1.200.000 pezzi all’anno). Le cave in totale erano 15 distribuite in 8 comuni".
Avevo trovato una cartolina postale dell’Amministrazione Duchi Salviati degli anni ’30 che ordinava ad una ditta di Bergamo una grande quantità di “pietre coti” per i suoi contadini, cartolina interessante ma sfortunatamente perduta o nascosta nella massa dei miei documenti.
Era una bella conclusione a questo scritto.


p.s alla pietra veniva quasi sempre abbinato un corno di bue con l’acqua necessaria allo sfregamento.
In Alto Adige al posto del corno veniva usato un artistico simile contenitore di abete con fregi e colori.

Fonte: collezione privata u.m.
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3/3/2023 - 19:53

AUTORE:
m.b.

Dalla cultura e dalle usanze dei nonni contadini di origine di Vecchiano in questa casa, prima di mio padre, ora mia, c'è una vecchissima Pietra Cote che uso per affilare coltelli e forbici. Sopra c'è inciso RAPORID. Non ho idea di quanto sia vecchia ma non è mai stata considerata né obsoleta né inutile.

2/2/2023 - 13:44

AUTORE:
Nativo Baldinacca ( ivi passeggiate a Lerici )

...oimmena però....unsene pole + iorospo.

2/2/2023 - 10:35

AUTORE:
Stu Dente

Conta Dino scarpe grosse e cervello fino. Un fenomeno in questo campo, ma per il resto.....oimmenne (lo dice sempre lui)

2/2/2023 - 0:21

AUTORE:
Conta Dino

...si prendeva un pezzo di canna, un nodo bastava, si divideva in quattro a mo di spicca, si legava stretta con un fil di ferro ed era anche più sicura per l'indice destro che era il più vicino al taglio della falce o della frullana e non c'è disgrazia che non porti fortuna; con un simil aggiustamento la lama si sarebbe fermata sempre alla legatura della canna.