none_o

La Pro Loco Ripafratta “Salviamo La Rocca” organizza per sabato 18 maggio una conferenza dal titolo “Crocevia di cammini - Il confine pisano-lucchese tra itinerari e cammini, beni storici, turismo sostenibile e volontariato culturale”. L’evento si terrà a Villa Roncioni, nel borgo di Pugnano, comune di San Giuliano Terme, alle ore 10

Sei fuori tema. Ma sappiamo per chi parli. . .
. . . non so se sono in tema; ma però partito vuol .....
Quelle sono opinioni contrastanti, il sale della democrazia, .....
. . . non siamo sui canali Mediaset del dopodesinare .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
di GIOVANNI SANTANIELLO - Intervista a Stefano Ceccanti (La Sapienza)
none_a
Filettole- 21 Maggio ore 17,30
none_a
Elezioni europee 2024
none_a
Domenica 19 maggio alle 11 nei locali della Casa del Popolo di Campo
none_a
di Mario Lavia
none_a
Dal 17 al 19 Maggio ore 10.00 - 20.00
none_a
Forum Innovazione di Italia Economy" II EDIZIONE
none_a
Valdottavo, 17 maggio
none_a
Pisa: quartiere delle Piagge
none_a
Pisa, 16 maggio
none_a
Credevo di riuscirci mare
Ma non ti potei solcare
Ma è vero giuro è vero
Pur cambiando la vela e mura
Se gira il vento dritta
Al cuore
Per amarti .....
La Proloco di San Giuliano Terme, attenta alla promozione e alla valorizzazione dell'ambiente indice il concorso "il giardino e il terrazzo più bello" .....
di Alessandro Ferri
L’eredità di Draghi. L’Italia è a un passo dall’indipendenza energetica dalla Russia

5/2/2023 - 19:47

L’eredità di DraghiL’Italia è a un passo dall’indipendenza energetica dalla Russia

L’ex ministro per la Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, spiega a Linkiesta la strategia che ha permesso il disallineamento dal gas di Mosca. L’obiettivo di zero acquisti entro il 2024 è raggiungibile grazie agli «accordi ombrello»

Siamo a un passo dalla fine della dipendenza italiana dal gas russo. Una condizione che è diventata necessaria dopo l’invasione dell’Ucraina e che, in meno di un anno, ha visto prima il governo Draghi e poi quello Meloni impegnati in viaggi all’estero, incontri, accordi, tutti con un unico obiettivo: smettere di importare da Mosca. Quanto misura però, numericamente, questo passo?

Secondo le ultime rilevazioni, quelle di gennaio 2023, solo il 6,9 per cento del gas importato dall’Italia è di provenienza russa. Ma non è il dato più basso tout court. A ottobre 2022 infatti, ne è arrivato solo lo 0,6 per cento. Questi sono segni evidenti del fatto che la premier, e in particolare il ministro Pichetto Fratin, stanno lavorando in piena continuità con il piano ideato da Mario Draghi e dall’allora ministro per la Transizione Ecologica, Roberto Cingolani.

A febbraio 2022 infatti, l’esecutivo dovette correre ai ripari rapidamente, per evitare che, continuando ad acquistare gas russo, l’Italia potesse finanziare l’avversario dell’esercito che stava e sta tuttora supportando, fornendo armi e mezzi militari (ossia quello ucraino). Al momento dello scoppio della crisi, la priorità numero uno è stata quella di trovare altrove i circa ventinove miliardi di metri cubi di gas per sostituire quelli che di solito, mediamente, l’Italia prendeva dalla Russia, provando contemporaneamente a spingere sulle rinnovabili.

Come fare però? Innanzitutto, si è dovuto mettere di nuovo a piena potenza le centrali a carbone preesistenti sul territorio italiano (sono sette: Portovenere, Porto Torres, Civitavecchia, La Spezia, Fusina, Monfalcone e Brindisi), stabilendo però che questo regime non potesse durare per più di 18-24 mesi.

Come secondo atto poi, si è dovuto diversificare. «Abbiamo pensato di andare a parlare con i Paesi produttori in Africa – dice a Linkiesta l’allora ministro Cingolani –, perché, evidentemente, acquistare gas da più nazioni ci permette di essere meno dipendenti dai cambiamenti geopolitici. È davvero impensabile che d’un tratto tutti gli Stati da cui compriamo gas interrompano la partnership».
Per questo, in alcuni casi con la mediazione dell’Eni (come in Algeria, dove l’azienda aveva già un accordo con la locale Sonatrach, o in Libia, dove Giorgia Meloni la settimana scorsa ha chiuso il più grande accordo per fornitura di gas degli ultimi vent’anni), in altri addirittura con l’intervento del Presidente della Repubblica Segio Mattarella (che è andato in visita ufficiale in Mozambico e nella stessa Algeria), l’Italia ha iniziato un percorso di smarcamento da Mosca che sta portando grandi risultati.

A oggi, infatti, l’obiettivo dell’arrivo a zero acquisti dalla Russia entro il 2024 appare raggiungibile, grazie ai cosiddetti «accordi ombrello». Le delegazioni arrivate in Africa hanno sottoposto un accordo specifico: da una parte l’acquisto di gas, dall’altro una collaborazione ufficiale su ricerca, istruzione e sviluppo di tecnologie per le rinnovabili in loco. Questo ha fatto sì che i compromessi fossero molto più solidi.
Non solo: al di là del gas aeriforme, che passa per le condutture che attraversano e connettono l’Italia più degli altri Paesi europei, sono stati formalizzati contratti per la fornitura di Gnl (gas naturale liquefatto).

«Lo abbiamo fatto – prosegue Cingolani – perché le infrastrutture che abbiamo possono trasportare un certo quantitativo di gas. Non è un numero infinito. Il Gnl che arriva da Mozambico, Congo e Angola alimenta i tre rigassificatori che abbiamo e che di solito lavoravano al 65 per cento della capacità, mentre ora vanno al cento per cento. Inoltre, abbiamo fatto in modo di installare altri due rigassificatori galleggianti, che entro due o tre mesi entreranno in funzione. Il loro grande vantaggio è che a fine crisi verranno smontati e rivenduti ai paesi che ne hanno bisogno».
Alla prova dei fatti, l’inverno è passato più o meno indenne, nonostante mancasse gran parte del gas russo. Certo, non ci sono state crisi dovute alle temperature, perché è stato uno degli inverni più caldi di sempre, ma comunque l’Italia non è mai stata in sofferenza.

Un’altra misura necessaria, che ha visto una contrapposizione tra i paesi “frugali” e quelli meridionali dell’Ue, è stata quella sul tetto al prezzo del gas al Ttf, il mercato virtuale per il gas con sede nei Paesi Bassi. Dati alla mano, da quando è stato posto un limite, i consumatori ne hanno giovato.
Arera, l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente ha evidenziato come a gennaio il prezzo delle bollette sia sceso del 34,2 per cento. Se a fine agosto un megawattora di gas costava circa trecento euro, dopo l’introduzione del tetto a fine dicembre ne costa intorno ai sessanta. Un cambio di rotta sostanziale che fa il bene dell’Italia e degli Stati che non avevano il potere economico di altri partner europei.
Dunque, una volta archiviata la dipendenza dalla Russia, ci saranno altre priorità, che riguardano più la distribuzione che l’approvvigionamento. L’Italia dovrà mettere mano ai dossier infrastrutturali, primo su tutti quello riguardo Sulmona. Sì, perché la conduttura che attraversa da Sud a Nord il paese, subisce un restringimento di circa quattrocento chilometri, da Sulmona, in Abruzzo, fino all’Emilia Romagna.
Ovviamente un restringimento causa un minore afflusso di gas e genera problemi a lungo termine. Aggirato questo ostacolo si marcerebbe a pienissimo regime. «Io sono convinto – conclude Cingolani – che i russi siano più incavolati di noi. Non penso che tutti siano contenti di vedere il peggioramento della loro condizione di vita a causa di una guerra che logora anche loro e che gli sta costando tantissimo. Però noi dobbiamo pensare all’Italia. Il gas, l’energia, è poco ideologizzabile, non è che si presta a grandi speculazioni: sono numeri.

Tutto sommato è stato fatto un buon lavoro. Stiamo andando avanti, mi sembra molto bene».





+  INSERISCI IL TUO COMMENTO
Nome:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
EMail:

Minimo 0 - Massimo 50 caratteri
Titolo:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
Testo:

Minimo 5 - Massimo 10000 caratteri