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L'articolo di oggi non poteva non far riferimento alla festa del SS. Crocifisso che Pontasserchio si appresta a celebrare, il 28 aprile.Da quella ricorrenza è nata la Fiera del 28, che poi da diversi anni si è trasformata in Agrifiera, pronta ad essere inaugurata il 19 aprile per aprire i battenti sabato 20.La vicenda che viene narrata, con il riferimento al miracolo del SS. Crocifisso, riguarda la diatriba sorta tra parroci per il possesso di una campana alla fine del '700, originata dalla "dismissione" delle due vecchie chiese di Vecchializia. 

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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Colori u n altra rosa
Una altra primavera
Per ringraziarti amore
Compagna di una vita
Un fiore dal Cielo

Aspetto ogni sera
I l tuo ritorno a casa
Per .....
Oggi è venuto a mancare all’affetto di tutti coloro che lo conoscevano Renato Moncini, disegnatore della Nasa , pittore e artista per passione. .....
Ricordando la primavera del 2020

24/2/2023 - 6:34


Manca un mese all’equinozio di primavera, e il mio pensiero va a quella che è stata l’incredibile mezza stagione di tre anni fa.
Di questi tempi, sui tg di tutto il mondo, giravano immagini che annunciavano un lungo periodo di dolore e di paralisi. Non posseggo apparecchio televisivo da moltissimi anni, però ricordo che uno di quei giorni avevo una visita oculistica e nella sala d’attesa c’era un piccolo schermo fissato in alto sulla parete che trasmetteva notizie dal nord Italia, la zona era quella di Codogno, nel lodigiano, dove si stavano verificando casi di polmonite anomala che non si riusciva a guarire e parecchie persone morivano. Poco tempo prima c’era stato il caso della coppia di turisti cinesi ricoverati in un ospedale di Roma, dove hanno passato un lungo tempo tra cure ospedaliere e riabilitazione, prima di tornare in patria.
Sembrava di assistere ad un film, piano piano notizie concitate e confuse arrivavano da ogni parte del pianeta, questa pandemia si stava diffondendo a macchia d’olio, stava mietendo vittime, soprattutto persone anziane e fragili. Si parlava di mascherine, gel, guanti, della difficoltà di reperire questi dispositivi dopo soltanto pochi giorni.
L’8 marzo, giorno della festa della donna, cadeva di domenica. Era prevista una camminata, sopra i monti di Camaiore, sull’utilizzo delle piante selvatiche, decisi di andare a quella gita accompagnata da un amico, c’erano due uomini su un totale di 12 donne circa. Il Governo discuteva di chiusura dei confini, e forse quella domenica doveva già rientrare nel lungo periodo di confinamento, ma noi andammo lo stesso, la giornata soleggiata allietò quella che sarebbe poi stata l’ultima escursione dei mesi a venire. I sentieri erano costeggiati di margherite, di piccole piantine colorate che si allungavano sotto i primi raggi primaverili.
Il 9 marzo andai in ufficio, c’era il deserto, io avevo capito che era consigliato starsene a casa, non obbligati a farlo, ma un collega incontrato in corridoio mi disse di andare via, che da quel momento, e fino a nuovo ordine, avremmo dovuto lavorare da remoto. Da lì iniziarono gli aggiustamenti per lavorare da casa, con i primi momenti di difficoltà, le incomprensioni, lo stress perché non riuscivamo a capire quanto sarebbe durato, le preoccupazioni per quello che stava accadendo.
D’un tratto, in tutto il caos mentale e planetario, presi consapevolezza che la Terra stava impugnando la sua rivincita. La bella stagione arrivò in tutto il suo splendore e le giornate si susseguirono tra impegni lavorativi e pranzi al sole nel minuscolo giardino dietro casa, con i gatti che se ne stavano acciambellati all’ombra delle piante. Una delle prime sere dall’inizio del confinamento, aprii la finestra per chiudere le persiane e rimasi affascinata dal silenzio, mi affacciai e la strada, di solito trafficata e rumorosa, era avvolta in un’atmosfera di ineguagliabile quiete.
Passavano i giorni e le settimane, e nonostante le nuove abitudini e la paura imponessero di fare la fila al supermercato, di usare guanti in lattice e mascherine, di non allontanarsi da casa più di qualche metro, mi resi conto che quella era in assoluto la primavera più bella che avessi mai vissuto. Il cielo era limpido, non c’erano scie di aerei a scarabocchiare il blu, quella meravigliosa tela era integra, la solcavano soltanto gli uccelli che erano diventati i padroni di quell’immensità celeste. Si sentiva di nuovo il profumo degli alberi, dei fiori che sbocciavano, la natura sembrava rinascere e ridere di noi rinchiusi dentro le nostre pareti. Ricordo che nei giorni più caldi preparavo un bel posticino sul letto e mi sdraiavo a prendere il sole, i raggi caldi entravano e si appoggiavano sul mio corpo, e di nuovo i miei gatti godevano della mia presenza e delle belle giornate.
È stata una primavera lunga, quella mezza stagione “che non esiste più” si riaffacciò finalmente con slancio nelle nostre vite, deliziandoci e portandoci per mano verso l’estate. La casa era piena di aria e di sole, con i richiami della natura che provenivano dall’esterno, le finestre aperte da mattina a sera, e una delle cose che più mi fanno sorridere di quei giorni è il ricordo di una coppia di signori pensionati che abitano nel palazzo adiacente il mio giardino. Dovevano aver comprato un tavolo da ping pong, oppure lo avevano organizzato sul tavolo di sala, chissà, e tutti i giorni, puntualmente, si dedicavano a giocare e ridevano, lei esultava ad ogni punto segnato, e io sorridevo con loro, sono stati la mia compagnia per lunghe settimane.
Non è stato un bel periodo, sentivo la tristezza e il dispiacere nel cuore per le vittime e per le famiglie che non potevano accompagnare i loro cari in quell’ultimo viaggio, avevo notizie di conoscenti che si ammalavano, ma è stata una bella primavera, il ritorno di una stagione che sembrava definitivamente cancellata da ogni calendario. Lo stop forzato di auto, di attività varie, ha ridato respiro e forza a questa meravigliosa stagione per farsi ancora sentire, per farsi ancora vedere in tutta la sua bellezza di colori e di buoni profumi. Un ricordo dolce e gentile in una fase della nostra esistenza che sarà difficile dimenticare.

 

Daniela Falconetti

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