È possibile dipingere il silenzio?Questa è la domanda che si poneva la nuova mostra di Gavia al Real Collegio di Lucca, cercando una risposta nelle immagini dipinte.
E la mostra ha rappresentato quello che l'artista stessa ama, uno spazio di incontro e di condivisione di un senso comune all’interno di una situazione pittorica, materiale e artistica ma anche in particolare il luogo dove possa emergere una realtà di emozioni che attingano dentro ogni nostra sensibilità intima e “silenziosa”.
Partito democratico
Primarie Pd, Schlein nuova segretaria
La candidata “outsider” in testa subito in Lombardia, Lazio, Toscana, Liguria e Sicilia: è una valanga. «Ha vinto la voglia di cambiamento»
di Emilia Patta
25 febbraio 2023
Vince Schlein con il 54% circa dei voti
La vincitrice: «È un mandato chiaro a cambiare davvero»
Addio agrodolce di Letta: su di me ironie, le primarie un successo
Dal voto dei circoli Bonaccini avanti: il ribaltone dei gazebo
Affluenza oltre le aspettative, ora Pd da ricostruire
Dieci anni fa il precedente del “rottamatore” Renzi
Schlein ha raccolto meglio la voglia di cambiamento degli elettori dem
Salario minimo, ambiente, lavoro. E un avvertimento: «Saremo un problema per il governo di Giorgia Meloni. Daremo un contributo a organizzare le opposizioni a difesa dei poveri, contro un governo che li colpisce, saremo a difesa della scuola pubblica nel momento in cui il governo tace davanti a una aggressione squadrista. Staremo a fare e barricate contro ogni taglio alla sanità». Elly Schlein improvvisa quasi un discorso è programmatico parlando a braccio al suo comitato elettorale dopo l’annuncio della sua vittoria alle primarie.
La premier Giorgia Meloni si congratula con la neosegretaria. «E complimenti al Pd per la mobilitazione dei suoi elettori nel congresso. Spero che l’elezione di una giovane donna alla guida di via del Nazareno possa aiutare la sinistra a guardare avanti e non indietro»
Bonaccini: tutti dobbiamo dare una mano per il rilancio
«Da domani tutti dobbiamo dare una mano per il rilancio del Pd, sentiamo la responsabilità di metterci a disposizione, dobbiamo dare una mano a Elly. Io l’ho sempre detto: se avessi vinto avrei chiesto ad Elly di darmi una mano, ha prevalso Elly e senza chiedere nulla per me sono pronto a dare una mano. Adesso Elly ha una grande responsabilità e tocca a lei indicare la strada, e farlo insieme a tutti coloro che saranno disponibili. È la prima volta che gli elettori danno un esito diverso, sono le regole che ci siamo scelti e le regole che ci scegliamo vanno sempre difese».
Vince Schlein con il 54% circa dei voti
L’ammissione della sconfitta da parte del governatore dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini, dato da tutti in pole nella corsa alla segreteria e vincitore del congresso nei circoli riservato agli iscritti con il 53% contro il 35% raccolto da Schlein, arriva verso le 23.30. Ma al comitato elettorale che Elly Schlein ha allestito nel quartiere Prenestino di Roma, al teatro Spazio Diamante, l'aria di ribaltone si comincia a respirare già dopo le 21. Piano piano, alla spicciolata, arrivano tutti i big che la hanno sostenuta: da un raggiante Nicola Zingaretti a Giuseppe Provenzano, da Francesco Boccia al leader di Articolo 1 Roberto Speranza che con la nuova segretaria riporta nel partito i bersaniani usciti nel 2017 in polemica con l'allora leader Matteo Renzi. E insieme ai big arrivavano i primi dati: vittoria in Lombardia, Lazio, Toscana, Piemonte, Sicilia...
La vincitrice: «È un mandato chiaro a cambiare davvero»
È una valanga. Fino al dato semi-definitivo rilasciato dal Nazareno nella notte: all’80% dei seggi scrutinati Schlein è al 53,8% contro il 46,2% dell’ex favorito.«Grazie a tutti, ce l'abbiamo fatta, insieme abbiamo fatto una piccola grande rivoluzione. Anche stavolta non ci hanno visto arrivare», dice con evidente emozione nel suo primo discorso da segretaria. La prima segretaria donna nella storia del Pd e del centrosinistra. «È un mandato chiaro a cambiare davvero. Ora ci rimettiamo in cammino con una linea chiara: contrasto alle diseguaglianze, alla precarietà e una politica che metta al centro davvero la lotta al cambiamento climatico e la difesa della scuola e della sanità pubbliche».
Addio agrodolce di Letta: su di me ironie, le primarie un successo
All'ultimo momento dell'ultimo giorno da segretario Pd, da parte sua Enrico Letta si toglie i sassolini dalle scarpe. Senza alzare i toni, come nel suo stile, senza fare nomi - per non macchiare la giornata di festa ai gazebo - si libera di un grumo che gli stava sullo stomaco da qualche giorno, e anche di più. «Ci sono stati mesi in cui, anche io personalmente, sono stato oggetto di mille ironie, di mille critiche - dice uscendo dal suo seggio, al Testaccio a Roma - Io credo che il percorso del congresso sia stato un metodo giusto. Oggi chi viene eletto o eletta avrà una forte legittimazione. Esco di scena con questa giornata di democrazia e partecipazione».
Dal voto dei circoli Bonaccini avanti: il ribaltone dei gazebo
Il voto nei circoli che si sono svolti dal 3 al 19 febbraio aveva indicato chi fra i quattro candidati - oltre a Bonaccini, Schlein, Gianni Cuperlo e Paola De Micheli - dovesse andare al ballottaggio di domenica. In quella prima fase, Bonaccini ha raccolto il 52,9% (79.787 voti), Schlein il 34,9% (52.637 voti), Gianni Cuperlo l’8% (12.008 voti) e Paola De Micheli il 4,3% (6.475 voti). È il primo caso di ribaltamento del voto degli iscritti nella storia del Pd. Un partito spaccato tra iscritti ed elettori: un esito imprevisto e dagli effetti imprevedibili. Ma lo Statuto veltroniano vergato nell’ormai lontano 2007 è chiaro: vince chi risulta primo alle primarie aperte agli elettori.
Affluenza oltre le aspettative, ora Pd da ricostruire
I dati della giornata sono andati fin da subito oltre le aspettative: quasi 600 mila i votanti alle 13. Alla fine il Nazareno tira la riga: un milione di votanti. Non sono i 3,5 milioni del 2007 o l'1,6 milioni del 2019. Ma si tratta di un risultato comunque insperato alla vigilia, quando i due contendenti stentavano a sbilanciarsi e, messi alle strette, dicevano che già un milione di elettori sarebbe stato un successo. Evidentemente la larga partecipazione, oltre le aspettative della vigilia, ha favorito quella che tra i due candidati è stata percepita come la più adatta a portare avanti le istanze di cambiamento. Sia sul fronte del ricambio di classe dirigente, sia sul fronte della proposta politica.
Dieci anni fa il precedente del “rottamatore” Renzi
In molti vedono nell’ascesa di Schlein delle analogie con il suo “nemico” Matteo Renzi: anche lui dieci anni fa, da “rottamatore”, interpretò e incarnò la voglia di cambiamento di un elettorato ferito dalla non vittoria alle elezioni politiche del 2013. Ma a differenza di Renzi, che la scalata al partito e alla guida del centrosinistra dovette farla in due tempi (perse infatti le prime primarie per la premiership del centrosinistra contro Pier Luigi Bersani e vinse un anno dopo le primarie del Pd), Schlein c’è riuscita al primo tentativo.
Schlein ha raccolto meglio la voglia di cambiamento degli elettori dem
Al di là del posizionamento classico destra-sinistra e massimalisti-riformisti, la freschezza e la novità della trentottenne Schlein sembrano insomma aver convinto buona parte dell’elettorato più tradizionale del Pd e in più hanno evidentemente richiamato anche parte di chi dal Pd si era allontanato. Come lei stessa, per altro: nel 2013 giovanissima leader di Occupy Pd «contro i 101 che hanno voluto affossare Prodi e i tentativi di Bersani di un governo di cambiamento», poi uscita dal partito con la sinistra di Beppe Civati e rientrata formalmente solo a gennaio scorso, Schlein ha saputo parlare al più vasto mondo del centrosinistra oltre e attorno al Pd. A lei, ora, il compito di tenere unito il partito dando ai “riformisti” qualche ragione per sentirsi ancora a casa.
Intanto dal Terzo polo partono le sirene: «Penso che da domani nella politica italiana cambieranno molte cose. Si apre una stagione molto interessante per i riformisti», è il commento a caldo della renziana Maria Elena Boschi.