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L'articolo di oggi non poteva non far riferimento alla festa del SS. Crocifisso che Pontasserchio si appresta a celebrare, il 28 aprile.Da quella ricorrenza è nata la Fiera del 28, che poi da diversi anni si è trasformata in Agrifiera, pronta ad essere inaugurata il 19 aprile per aprire i battenti sabato 20.La vicenda che viene narrata, con il riferimento al miracolo del SS. Crocifisso, riguarda la diatriba sorta tra parroci per il possesso di una campana alla fine del '700, originata dalla "dismissione" delle due vecchie chiese di Vecchializia. 

. . . non discuto. Voi riformisti fate il vostro cammino .....
. . . l'area di centro. Vero!
Succede quando alla .....
. . . ipotetica, assurda e illogica. L'unica cosa .....
. . . leggo:
Bardi (c. d) 56% e rotti
Marrese ( c. .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Di Gavia
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di Michelle Rose Reardon a cura di Giampiero Mazzini
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di Mollica's
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Di Siciliainprogress
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C'è qualcosa, un tesoro
che tutti cercano.
Non è pietra preziosa
ne' scrigno d'oro:
si chiama semplicemente
LAVORO
Se poi al lavoro
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Politica
Renzi e Calenda liquidano il Terzo Polo, serve un nuovo nome: “Partito della Nazione”, perché no?

11/3/2023 - 19:20

Renzi e Calenda liquidano il Terzo Polo, serve un nuovo nome: “Partito della Nazione”, perché no?

Non è una questione secondaria come chiamare il nuovo soggetto politico che nascerà dalla fusione di Italia Viva e Azione
di Peppe Papa


Il percorso per la fusione tra Italia Viva e Azione è ormai tracciato, sciolti gli ultimi dubbi, soprattutto di Matteo Renzi, si corre spediti verso la kermesse di ottobre che ne sancirà la nascita. Quel che manca ancora è il nome del nuovo partito, una questione che ai più può sembrare banale, ma che in realtà ha più di una ragione per non essere considerata di secondaria importanza.
C’è molta sostanza dietro una sigla, un mondo che si riconosce e si ritrova per mettere insieme le forze, un brand che sul piano della comunicazione sia riconoscibile e attrattivo, come vuole essere il progetto politico in itinere.

Deve poter dire che tra destra e sinistra in Italia c’è vita e la possibilità di costruire uno spazio per tutti quelli stufi del bi-populismo.

Liberale, democratico, riformista e del moderno progressismo, che abbia l’ambizione di contare nel Paese e in Europa. Sembra facile dargli un nome. E infatti si è accesa la discussione.
Assodato che Terzo Polo fa inorridire tutti, la proposta più gettonata è stata “Italia in Azione”, certo non un granché originale, ma rende l’idea del matrimonio tra i due partiti. Anche se però, un po’ troppo autoreferenziale.
Quando invece lo scopo è quello dell’inclusione come va ripetendo il leader di Iv e che trova d’accordo Carlo Calenda, l’altro contraente del patto, il quale ha liquidato la cosa parlando di “un working” e che “ci sono tante ipotesi, liberal democratici…vedremo”.
Renzi l’ha buttata sul ridere: “Troveremo un nome più sexy e affascinante di Terzo Polo, non sarà difficile, pure Guendalino è più sexy di Terzo Polo”.

Eppure il problema esiste, lo sanno entrambi. E, a quanto pare, non sembra ci siano molte opzioni. “Repubblicani“? No, fanno sapere da Iv, fa troppo destra. Non bisogna trascurare l’aggettivo “Popolari”, sottolinea l’ex ministra renziana, Elena Bonetti, ma sa di antico. “Liberal democratici”? Già esiste ed è quello di Lamberto Dini, non si può fare.

“Democrazia liberale”? Nemmeno, l’ha registrato un vegliardo che l’ha presentato alle ultime elezioni regionali nel Lazio. “Democrazia e libertà”? Troppo Margherita, non piace soprattutto a chi proviene da destra che già viveva con orrore la possibilità di avere a che fare con il Pd. E, “Riformisti“? Potrebbe essere un’idea, oppure “Partito d’Azione”, tanto per darsi una qualche memoria.
Chissà che alla fine, invece, non si ritorni alla vecchia idea del “Partito della Nazione” che piaceva sia a Renzi che a Calenda, lanciata un po’ così per fare colpo, ma che rendeva bene il senso della proposta e a chi si rivolgeva.

Non se n’è più parlato, poi guarda caso proprio stamattina, in un lungo comunicato stampa, l’ha nuovamente tirata fuori il capo azionista.

“Quello che serve – ha scritto nelle conclusioni – è mettere mano a processi complessi e incidere sui problemi profondi dell’Italia. Il paese va rimontato a partire dalla scuola, dalla cultura, dalla formazione e dalla sanità. Sono riforme necessarie. Per questo abbiamo bisogno di un grande Partito della Nazione che faccia proprio lo spirito repubblicano”.
Be’, potrebbe funzionare, perché no? Più inclusivo non si può. Abbastanza patriottico, liberale, moderato e riformista, capace di evocare una classe dirigente all’altezza del governo del paese a prescindere dalle singole personalità. Per la Nazione, appunto.



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