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Mauro Pallini-Scuola Etica Leonardo: la cultura della sostenibilità
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Il mare
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Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
di Emilia Patta
Pd, Elly Schlein proclamata segretaria
Il nuovo Pd
Schlein, Bonaccini e il mantra dell’unità. Almeno fino alle Europee del 2024

13/3/2023 - 19:14

Il nuovo Pd
Schlein, Bonaccini e il mantra dell’unità. Almeno fino alle Europee del 2024


La neosegretaria punta a una gestione unitaria del Pd per evitare fughe e guerre interne. Ma Parisi avverte: meglio il confronto schietto che un unanimismo di facciata con le valigie in mano

 L’applauso di tutti i vecchi capicorrente e dei vari capibastone del Pd mentre la neosegretaria Elly Schlein, nel suo discorso di insediamento nella cornice della Nuvola di Massimiliano Fuksas all’Eur, strigliava proprio loro («abbiamo un male da estirpare dentro di noi, non voglio mai più vedere stranezze o cose irregolari sui tesseramenti, capi bastone e cacicchi vari. Su questo non sono disposta a cedere di un millimetro») ha qualcosa di surreale.

E a più di un cronista parlamentare ha ricordato l’applauso scrosciante di tutto il Parlamento mentre il 22 aprile di ormai 10 anni fa il rieletto presidente Giorgio Napolitano strigliava i partiti, tutti, per non essere riusciti a fare quelle riforme costituzionali necessarie per garantire governabilità e stabilità.

L’applauso della Nuvola e il precedente di Napolitano

Il capitolo riforme costituzionali come è noto è ancora sul tavolo della politica italiana, tutto da scrivere o riscrivere. Ma quel che qui importa sottolineare è il senso di sollievo e di liberazione che portano a distanza di tempo quei due applausi scroscianti: dieci anni fa il gruppo dirigente del Pd era andato a sbattere proprio sull’elezione del Capo dello Stato bruciando uno ad uno nomi del calibro di Franco Marini e di Romano Prodi (i famosi 101) prima di affidarsi alla soluzione bipartisan del presidente uscente; domenica all’assemblea del Pd buona parte di quello stesso gruppo dirigente ha saputo e voluto ritrovarsi unito attorno alla fresca leadership della giovane ex movimentista Elly Schlein dopo mesi di guerre intestine, divisioni e scissioni evocate e forse anche progettate. La domanda di rito è: durerà?

I margini stretti di Schlein e la necessità dell’abbraccio con Bonaccini

La neosegretaria, proponendo il suo ex sfidante alle primarie Stefano Bonaccini come presidente del partito e facendolo eleggere dall’assemblea praticamente per acclamazione, ha voluto dare subito un segnale di inclusione e di unità. Né poteva fare altrimenti: le primarie aperte agli elettori le ha sì vinte a sorpresa lei con il 53% dei voti, ma il congresso tra gli iscritti ha incoronato Bonaccini con il 54% contro il 34%. Una diarchia di fatto, se non di diritto, che impone alla nuova classe dirigente la massima cautela se si vogliono evitare clamorose uscite a destra proprio mentre rientrano da sinistra i bersanian-dalemiani di Articolo 1.

Se il governatore dichiara la fine dell’opposizione interna

Da parte sua Bonaccini, da buon uomo di partito emiliano che gioca per la “ditta”, le sta dando una mano generosa. «Diamo tutti e tutte una mano al grande lavoro che ci aspetta, anche le vittorie arrivano se tanti lavorano per uno stesso obiettivo - sono le sue parole appena eletto presidente -. Ho accettato il ruolo di presidente con questo spirito, non mi sento minoranza né opposizione, il Pd è casa mia. Il successo di questo partito ci riguarda tutti, possiamo avere opinioni diverse e alcune le abbiamo, ma le faremo vivere nel confronto leale».

Verso una segreteria allargata: fino a quando?

È con questo spirito che nelle prossime ore si andrà verso una segreteria “allargata” ad esponenti della minoranza (si fanno i nomi di Alessandro Alfieri, portavoce della corrente Base riformista, e di Pina Picierno, vice di Bonaccini nella campagna congressuale). Ossia una gestione collegiale, senza un’opposizione interna formalizzata. Tutti a sostegno della neosegretaria, dunque, almeno fino alle europee del 2024 che dovrebbero negli auspici di tutti ristabilire il primato del Pd all’interno del centrosinistra e magari sfidare il partito di Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia, per il primato di primo partito d’Italia.

D’altra parte è stato così financo con Matteo Renzi, almeno fino all’ormai mitico 41% alle europee del 2014.

La vera sfida per Schlein inizierà dopo.

I rischi dell’unanimismo...

Ma la gestione unitaria conviene alla neo segretaria? E conviene alla minoranza? Non c’è dubbio che in un partito così diviso (o se si preferisce plurale) come il Pd l’unanimismo rischia di annacquare le differenze e dunque di stemperare la carica radicale e di sinistra che Schlein intende dare alla linea del partito, soprattutto sui temi sociali e del lavoro. Ed è un rischio anche per la minoranza, che infatti è divisa al suo interno sull’opportunità di entrare in segreteria. Per dire: tra poco ci saranno i congressi locali, mica si possono fare in modo “unitario”. Dalle politiche del lavoro a quelle fiscali, dalla concezione del partito ai blocchi sociali di riferimento, sono molti i temi su cui i riformisti del Pd la pensano in modo diverso dalla maggioranza che si è raccolta attorno a Schlein: solo rimarcando le differenze la minoranza di oggi - è la tesi di alcuni big di Base riformista - potrà diventare la maggioranza di domani.

... e il monito del professor Parisi

Per dirla con il professor Arturo Parisi, che le primarie italiane le ha inventate ormai quasi trent’anni fa, «ha vinto Elly Schlein, governi lei: chi ha opinioni diverse lo dica con rispetto piuttosto che tacere dietro un unanimismo di facciata, magari con le valigie in mano. Questa è la democrazia, questo un partito democratico».

Insomma, il rischio che vede Parisi nell’unanimismo di facciata è quello di essere «uniti finché dura e alla fine una bella scissione, come accaduto con Rutelli, D’Alema e Bersani e infine Renzi: tutte persone di primo piano che avrebbero potuto alimentare un confronto comunque fecondo».





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