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Tornano, dopo la pausa estiva, i racconti storici di Franco Gabbani.
Un articolo, come per altri in precedenza, legato interamente  alle vicende personali di una persona dell'epoca, una donna che ha vissuto intensamente una vita, ragionevolmente lunga, che potremmo definire di ribellione al ruolo che ai tempi si riconosceva alle donne, in aperta opposizione ai vincoli, alle scelte e al giudizio che la società di allora le riservava. 

Fino ad adesso non mi sono espresso sulla "svolta" .....
Cani: quando è obbligatoria la museruola?
La museruola .....
Le “forti piogge che alterano la qualità dell’acqua .....
. . . gli Usa non sono il mio paese di riferimento, .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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di Emanuele Cerullo
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dal Wueb
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Quest'aria frescolina allieta,
desta
gìà da quando si traffica in cucina
con la moka, primiero pensiero
dopo la sveglia mattutina
Con queste .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
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Dall’Alcyone di Gabriele D’Annunzio

13/3/2023 - 21:41


Libro Terzo delle Laudi del Cielo del Mare della Terra e degli Eroi


Bocca di Serchio


Ieri era il 160° compleanno di Gabriele D’Annunzio e avrei voluto festeggiarlo con Voi, ma la foto che avevo in archivio non riuscivo a trovarla più (immaginatevi il perché). Solamente ora ho trovato il poco noto scritto del Vate, addirittura autografato.
La poesia dannunziana non è sempre facile a farla nostra, ma questa volta, complice lo stesso amore che noi abbiamo per il luogo descritto, vale la pena di cercarlo su internet.
Io riporto solamente la fine, ma vi è un altro amore che si manifesta in questa laude: la passione per i cavalli e cosa c’è di più bello che cavalcare in una pineta litoranea diversa da quelle di Bocca d’Arno o San Rossore,
Nella nostra ovviamente e il Vate si adatta a seguire la via diplomatica con questa lettera da consegnare al Duca Salviati.


(n.d.r.) il duca al quale deve farsi la richiesta è Antonino, unico figlio maschio del notissimo illuminato Scipione.


[…] Ecco l’erba, ecco il verde, ecco una canna.

Ecco un sentiere erboso.Guarda, al fondo,

guarda i monti Pisani corrucciati

sotto le vaste nuvole di nembo.

Non  odi gracidìo di corvi

là verso il mare? Scendono alla foce

del Serchio a branchi, e tesa v’è la rete,

dissemi il cacciatore di Vecchiano.

Il Serchio è presso? Volgiti all’indizio.

Ecco la sabbia tra i ginepri rari,

vergine d’orme come nei deserti.

Si nasconde la foce intra i canneti?

La scopriremo forse all’improvviso?

Ci parrà bella? No, non t’affrettare!

Lascia il cavallo al passo.È dolce l’ansia,

e viene a noi dal più remoto oblio,

vien dall’antica santità dell’acque.

Liberi siamo nella selva, ignudi

su i corsieri pieghevoli, in attesa

che il dio ci sveli una bellezza eterna.

Non t’affrettare, poi che il cuore è colmo.

Bocche delle fiumane venerande!

Lungo le pietre d’Ostia è più divino

il Tevere. Soave è nei miei modi

l’Arno. Il natale Aterno, imporporato

di vele, splende come sangue ostile.

E l’Erìdano vidi, e l’Achelòo,

e il gran Delta, e le foci senza nome

ove attardarsi volle invano il sogno

del pellegrino. Ma che questa, o Ardi,

sia la più bella mi conceda il dio;

perché non mai fu tanto armonioso

il mio petto, nè mai tanto fu degno

di rispecchiare una bellezza eterna.

ecco il nato dei monti.Oh, mistero!

La verde chiostra accoglie i vóti,

qual vestibolo di tempio silvano.

I pini alzan colonne d’ombra intorno

al sacro stagno liminare che ha

per suo letto un prato di smeraldi.

Nel silenzio l’imagine del cielo

si profonda: non ride né sorride,

ma dal profondo intentamente guarda.

Odi la melodia del Mar Tirreno?
Tra le voci dei più lontani mari,

nell’estrema vecchiezza, nell’orrore del gelo,

il sangue mio l’imiterà.

E la cerula e fulva Estate

sempre io m’avrò nel mio cuore.

Odi sommesso carme che ci accompagna

per l’esiguo istmo sembiante al giogo d’una lira.

Tutto è divina musica e strumento

docile all’infinito soffio.

Guarda per la sabbia le rotte canne, guarda

le radici divelte, ancor frementi di

labbra curve e di leggiere dita!

I musici fuggevoli con elle

modulavano il carme fluviale. […]


[…] Scendi dal tuo cavallo, Ardi Ecco il fiume,

ecco il nato dei monti. Oh meraviglia!

Ei porta in bocca l’adunata sabbia

fatta come la foglia dell’alloro.

T’offriamo questi giovini cavalli,

o Serchio, anche t’offriamo i nostri corpi

ov’è chiuso il calor meridiano.

Anelammo d’amore per trovarti!

Sgorgar parea che tu dovessi, o fiume,

dal nostro petto come un sùbito inno.

Dio tu sei, dio tu sei; noi siam mortali.

Ma fenderemo la tua forza pura.

La più gran gioia è sempre all’altra riva.
 

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