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L'articolo di oggi non poteva non far riferimento alla festa del SS. Crocifisso che Pontasserchio si appresta a celebrare, il 28 aprile.Da quella ricorrenza è nata la Fiera del 28, che poi da diversi anni si è trasformata in Agrifiera, pronta ad essere inaugurata il 19 aprile per aprire i battenti sabato 20.La vicenda che viene narrata, con il riferimento al miracolo del SS. Crocifisso, riguarda la diatriba sorta tra parroci per il possesso di una campana alla fine del '700, originata dalla "dismissione" delle due vecchie chiese di Vecchializia. 

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Lei non è "abbastanzina informato" si informi chi .....
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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Di Gavia
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di Michelle Rose Reardon a cura di Giampiero Mazzini
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di Mollica's
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Di Siciliainprogress
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Colori u n altra rosa
Una altra primavera
Per ringraziarti amore
Compagna di una vita
Un fiore dal Cielo

Aspetto ogni sera
I l tuo ritorno a casa
Per .....
Oggi è venuto a mancare all’affetto di tutti coloro che lo conoscevano Renato Moncini, disegnatore della Nasa , pittore e artista per passione. .....
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Un comodo logo per tutti!

20/3/2023 - 22:16


Nel maggio del 1994 uscì un mio libro “Dai monti al lago” dove si proponeva una serie di parole in dialetto e desuete e in ordine alfabetico.
Alla lettera L parlai del “LOGO”:
Comune
Sinonimi: LICITE, COMODO, AGIAMENTO, LATRINA.

 
"Maestra, mi scappa, posso uscire?"
"Non si dice mi scappa, dì piuttosto se puoi andare al licite”.
E lo dovete capì, o duri di Napoli e di Milano, e anche quelli di Torino! Noi siamo i veri cultori della lingua italiana, e chi, sennò, si sognerebbe di trasportare un latinismo, e perciò vero italiano, nel suo dialetto?
Ma voi sapete assai di traduzioni!
"Posso?", diceva sempre la scolaresca dei piccoli romani al praeceptor e lui rispondeva: "licet", potete, e quindi licet ora, licet poi, il gabinetto divenne licite.
Poi qualcuno si vergognò di dire se poteva andare a fare i suoi bisogni, quelli piccini e quelli grossi, diceva Suor Maria, e altri si vergognarono di saperlo e di nominarlo anche.
In Africa, quando vanno di corpo, fanno un rumore con due sassi, che sono sempre nei gabinetti, perchè hanno paura che con i rifiuti se ne vadano anche gli spiriti benigni che sono dentro di loro e se non li sentono non lo sanno e sono tranquilli.
Ma loro sono primitivi, noi no, ma continuiamo anche noi a non voler pronunciare il nome del cesso e così abbiamo trovato il rimedio di chiamare quel luogo, lo stanzettino di legno o muratura che era messo ben lontano dalla casa, ma non per il puzzo.
"O 'ndove vai?"
"Vado in quel luogo (dove?), vado nel luogo (quale?), vado al logo (aahh!)"
Poi se in quel luogo ci si sta anche comodi, senza che nessuno, almeno in quei brevi momenti, ti disturbi, allora sei proprio in un agiamento.
"O 'ndove vai di 'orsa?"
 

"Vado al varerclosette, cara la mi' bellona!"

 "O cosa gliè?"
"É 'llogo in ongrese, cara la mi' gnorantona!"
"E te pe' caa' vai all'estero, caro 'r mi' squacquerone!"

 
Ritornando alla lettera C si trovava Cantero che si abbinava al precedente con una cantilena sciocca ma molto in voga fra i piccoli:
 Il cantero è il vaso da notte, quello di coccio prima, di lamiera smaltata bianca poi, che tutti avevano in camera e che la mattina presto, pena un ristagno di cattivi odori, dovevi correre a vuotare nel logo.
I ricchi avevano anche un copricantero di legno, tipo mobiletto, per nascondere le loro perdite notturne.
Te invece lo mettevi sotto il letto, ma un po' in dentro, sennò era facile che ci infilassi un piede quando scendevi a cercarlo per la bisogna.

 

Ecco tu' ma',
ecco tu' ma' col cantero
con le petezze al culo,
se ni si rompe er cantero
ni puzza tutto il culo.


In questi giorni ho ritrovato per caso un libretto scritto da Spartaco Compagnucci nell’aprile del 1988: “La Maremma è come il primo amore”, dove si raccontano storie vissute di maremmani ed una serie di poesie in un dialetto non molto lontano dal nostro.  Per rimanere in tema di “luoghi comodi” ecco quello che declama Spartaco.

   
ER PROGRESSO DEL LOCO COMMIDO


C'era ignoranza e ce stava er pudore
 pe' questo se chiamava cacatore.
 
Se stava bene, nun se stava scommido
allora fu chiamato loco commido.
 
Dopo venne lo scarico a catena
e 'sto sito fu chiamato la latrina.
 
Se gnède sempre avante cor progresso
e venne chiamato co' 'sto nome: cesso.
 
E poe venne la tazza a buco stretto,
sto posto fu chiamato gabinetto.
 
Pe' ste polemiche ce fu 'n convegno
e venne deciso de chiamano bagno.
 
Tutte `ste nome io nun so perché:
tanto cacatore adèra e cacatore adé.

 

Buona serata e buona digestione  a tutti e, caso mai, ripegate sulla "Dolce Euchessina"!
 

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23/3/2023 - 17:21

AUTORE:
Betty

Di qualscosa del genere ne ho un vago ricordo, ed era nella vecchia casetta dei nonni che si trovava a ridosso della fiancata di un monte in una piana vicino al fienile su una lingua di terra tra un canale e la parete rocciosa dove crescevano le piante dei noccioli. Nella casetta ormai disabitata la nonna ci allevava i conigli e a me piaceva tanto andarci perche' c'erano tanti luoghi da esplorare, adesso è crollata ed è stata completamente ricoperta di rovi e vegetazione tanto da essere diventata inaccessibile. Invece noi abitavamo all'interno di una ditta di marmi con tanto di segherie in un appartamentino un po' strano da come si poneva e per le scale c'era un pianerottolo da dove si accedeva a un gabinetto al chiuso ma con una specie di scalino che aveva un buco ricoperto con un tappo di marmo...nera, puzzolente e molto scomoda questa apertura metteva quasi paura..infatti quando riuscivi ad usarla perche' ti ci dovevi chinare sopra e stare in equilibrio...eri cresciuto, eri un bambino già grande! Quanta scomodità! L'unico vantaggio è che non si era costretti alla pulizia quotidiana, si risparmiava acqua e non servivano detersivi o anticalcarei!!!