Il mese scorso è stato presentato un nuovo libro pubblicato dall'Editore MdS, "Il coraggio tra i fiori di ortica", un'opera intensa e profonda cheracconta l'infanzia non solo nella sua dimensione più luminosa, ma anche nelle sue ombre, fatta di giochi e risate, ma anche nelle sue ombre, tra segreti, paure, abusi e battaglie quotidiane che i più piccoli affrontano con straordinaria forza.
Un libro che ci ha subito colpito e per il quale si preannunciava un sicuro interessamento e successo a livello nazionale.
Serpulide, verme tubicolare, policheto, nomi comuni dell’Hydroides elegans, scegliete quello che volete, tanto è lo stesso tubicino calcareo durissimo che troverete sulla chiglia della vostra barca quando la avrete messa a rovescio (sulla riva beninteso) oppure su pali sommersi messi a secco. Quei filamenti sono la “pelle” di piccolissimi invertebrati che costruiscono la loro casa-protezione in continuo, in tubi più o meno grandi a seconda della specie. I sub o gli amanti della vita marina conoscono il più appariscente della famiglia, lo“spirografo”, quel tubetto che fa uscire dal piccolo foro apicale una rosa di tentacoli multicolori per mangiare plancton e che ritrae velocemente ad ogni più piccolo movimento dell’osservatore.
Questi vermi locali (le loro case) sono già noti da moltissimo tempo ma nessuno non se ne è mai interessato: “sono gromi!” diceva mio padre!
Ho tirato in secco la barca ed ho ammirato la loro vita e il loro lavoro, niente di non preventivato tranne la presenza di un altro “ospite” che Bocca di Serchio conosce ma non ospita: la cozza!
Beh, direte voi, la cozzina è ina ina, ma sempre estranea nelle nostre acque.
Alla foce del fiume c’è “l’acquario di Noè”: sogliole, orate, ombrine, triglie, granchi blu, serra, saraghi e forse altri non pescati ma presenti, mancavano i “muscoli”, ora si può fare anche la pastasciutta!
Non lamentiamoci però, perché quando si puliscono le orate pescate, e si trona nello stomaco una fine sabbia bianca, pensiamo al loro cibo preferito che il Serchio offre loro alla foce: quei “gromi”, anzi meglio, il loro occupante!