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L'articolo di oggi non poteva non far riferimento alla festa del SS. Crocifisso che Pontasserchio si appresta a celebrare, il 28 aprile.Da quella ricorrenza è nata la Fiera del 28, che poi da diversi anni si è trasformata in Agrifiera, pronta ad essere inaugurata il 19 aprile per aprire i battenti sabato 20.La vicenda che viene narrata, con il riferimento al miracolo del SS. Crocifisso, riguarda la diatriba sorta tra parroci per il possesso di una campana alla fine del '700, originata dalla "dismissione" delle due vecchie chiese di Vecchializia. 

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Lei non è "abbastanzina informato" si informi chi .....
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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Colori u n altra rosa
Una altra primavera
Per ringraziarti amore
Compagna di una vita
Un fiore dal Cielo

Aspetto ogni sera
I l tuo ritorno a casa
Per .....
Oggi è venuto a mancare all’affetto di tutti coloro che lo conoscevano Renato Moncini, disegnatore della Nasa , pittore e artista per passione. .....
di Stefano Ceccanti, Enrico Morando, Giorgio Tonini
È ora di alzare la voce: l’appello dei riformisti alternativi a Schlein

19/5/2023 - 9:18


È ora di alzare la voce: l’appello dei riformisti alternativi a Schlein

di Stefano Ceccanti, Enrico Morando, Giorgio Tonini
 
La Segretaria Schlein ha pieno diritto di tentare di realizzare la piattaforma politico-culturale e programmatica con cui ha vinto il Congresso del Pd. Noi, che abbiamo limpidamente avversato quella piattaforma, mettendo in evidenza il rischio di un regresso verso un antagonismo identitario incoerente con la natura stessa del Pd come partito a vocazione maggioritaria, abbiamo non solo il diritto, ma anche il dovere di far vivere (e di far percepire all’esterno del partito) una visione, una cultura politica e una proposta programmatica distinta e, per molti aspetti, alternativa a quella di Schlein.
Abbiamo questo diritto, perché la nostra cultura politica (espressione, al pari di quella di cui Schlein è portatrice, di quelle “grandi tradizioni che, consapevoli della loro inadeguatezza, da sole, a costituire un nuovo quadro politico di riferimento per la società italiana”, confluiscono nel Pd), è essenziale per comporre quella ideologia democratica che nel nostro tempo sta sprigionando – da Hong Kong all’Iran, dalla Cina all’Ucraina – la sua straordinaria forza emancipatrice. Così consentendo che “democratico”, da aggettivo qualificativo di altre ideologie, diventi un sostantivo sufficiente a se stesso, identificativo di un autonomo progetto di emancipazione. È questa la ragione per la quale continuiamo a ritenere che il termine “democratico”, proprio perché più comprensivo di “socialista”, non possa in alcun modo essere messo in discussione nella denominazione del nostro gruppo parlamentare ed andrebbe esteso anche al partito europeo.
Nel Manifesto dei valori del 2008 (l’unico nel quale continuiamo a riconoscerci pienamente), è l’impegno costituente delle diverse culture del riformismo italiano – fino ad allora disperse in più partiti e quasi sempre minoritarie- ciò che dà un fondamento di cultura politica – l’ideologia democratica in quanto tale – alla funzione che il Pd assegna a se stesso: costituire – per livello di radicamento sociale e di consenso elettorale, per la qualità e la legittimazione della sua leadership individuale e collettiva, per il suo europeismo visionario – il partito asse di una credibile alternativa di governo al destra-centro.
L’effettiva contendibilità di linea politica e leadership è l’indispensabile corollario di questo fondativo pluralismo interno, poiché garantisce al tempo stesso dell’ampiezza della rappresentanza e della capacità di decisione del partito. Per questo sono da evitare come la peste sia le scissioni ad opera di minoranze sconfitte in regolari Congressi, sia le sollecitazioni ad accomodarsi fuori rivolte da maggioranze inconsapevoli ed arroganti a chi non condivide la linea politica e le scelte del leader pro-tempore.
Rendere visibile ed efficace la presenza riformista nel Pd è soprattutto un dovere. Innanzitutto perché questa presenza è in grado di migliorare le performance del partito nella gestione dell’agenda politica, condizionando la Segretaria e la sua maggioranza sulle scelte fondamentali, grazie a concrete proposte di iniziativa politica.
Dopo il Congresso, la Segretaria ha sostanzialmente mantenuto una continuità sul rigoroso posizionamento euroatlantico rispetto all’aggressione russa in Ucraina. Al consolidamento di questa scelta – nel rapporto con il Governo Meloni e con i cittadini italiani – dobbiamo e vogliamo attivamente concorrere, perché la collocazione europea ed atlantica è la prima che definisce l’identità di un partito e la sua visione della funzione dell’Italia nel mondo.
Quando invece Schlein sembra tentata – in tema di riforme istituzionali – dal rifugiarsi nell’Aventino, con il fallace argomento che non si tratterebbe di questione prioritaria nell’agenda del Paese, tocca a noi riformisti un’aperta contestazione di una scelta che – contraddicendo una delle architravi della piattaforma del Pd e, prima ancora, dell’Ulivo del 1996 – finirebbe per trasferire gratuitamente alla destra un patrimonio di riformismo istituzionale costitutivo dell’identità stessa del Partito Democratico.
Se Schlein è timida nel rivendicare ai Governi del Pd o sostenuti dal Pd un primato nella riduzione strutturale del cuneo fiscale sul lavoro che Meloni attribuisce al mini-intervento del suo recente decreto (non strutturale e in larga misura “divorato” dalla mancata neutralizzazione del fiscal drag, in un contesto di elevata inflazione), tocca a noi riformisti – consapevoli che il campo della nostra responsabilità non ha i confini temporali né dell’ultimo né del prossimo Congresso – mettere in evidenza i risultati quali-quantitativi del nostro impegno, anche al fine di impegnare l’intero partito su di un versante su cui il nostro rendiconto non è altrettanto soddisfacente: se i salari italiani sono così bassi, gli interventi di riduzione del prelievo fiscale sugli stessi possono alleviare la pena, ma non possono rimuovere la causa, che si chiama produttività del lavoro e dei fattori che non cresce adeguatamente o non cresce affatto.
La produttività cresce se il sistema pubblico di istruzione si organizza attorno all’obiettivo di garantire formazione di qualità anche ai bambini meno fortunati per il livello di istruzione, di reddito e di patrimonio della famiglia in cui nascono. Ma ancora esitiamo a farci i protagonisti della costruzione di un penetrante sistema di valutazione, che favorisca l’introduzione di forti discriminazioni positive a favore di chi si impegna di più e ottiene migliori risultati nelle realtà sociali e territoriali più difficili. Senza valutare tutto e tutti il sistema scolastico non favorisce né la crescita economica, né il superamento della disuguaglianza delle opportunità.
La produttività cresce se cresce la partecipazione delle donne alle forze di lavoro. Ma nella definizione delle nostre proposte di riforma della tassazione non trova ancora posto l’idea di provare a forzare il cambiamento attraverso una secca riduzione del prelievo Irpef sul reddito da lavoro – dipendente e autonomo – delle donne, così da favorire un mutamento non solo delle convenienze economiche, ma anche degli atteggiamenti culturali verso il lavoro fuori casa.
La produttività cresce se la contrattazione tra le parti, superando le diffidenze e le resistenze di una parte del padronato e di una parte della sinistra sindacale e politica, si concentra -nel quadro costituito dal contratto nazionale sulla dimensione dell’impresa, del gruppo, della filiera, del distretto, del territorio, là dove la produttività si può davvero misurare. Una capillare diffusione del confronto/conflitto tra lavoratori e datori di lavoro a questo livello crea l’humus nel quale sviluppare forme nuove (almeno per l’Italia) di democrazia economica -dalla partecipazione agli utili fino all’azionariato dei lavoratori, dal Welfare aziendale alla presenza negli organismi di indirizzo. Introdurre queste innovazioni è oggi più facile di ieri, perché le necessarie riforme possono contare sulle ingentissime risorse finanziarie del programma Next Generation EU (il motore della politica fiscale espansiva che è mancato ai Governi dell’ultimo decennio), i cui massicci investimenti possono a loro volta sostenere più efficacemente la crescita grazie alle riforme che li accompagnano.
Ma il Governo Meloni rimanda le riforme (a partire da quelle più facili, come le gare per le concessioni balneari); irrita i partner europei non ratificando il nuovo MES; sembra incapace di incidere nel confronto sul nuovo Patto di stabilità, fino a ieri magistralmente impostato da Mario Draghi tra i capi di governo e da Paolo Gentiloni in Commissione. E diffonde pessimismo sul rispetto dei tempi in fatto di concreta realizzazione degli investimenti. Un imbarazzante insieme di irresolutezza (abbandonare le sciocchezze sostenute sul MES nel recentissimo passato è necessario, ma ha costi politici rilevanti), incompetenza e tentazioni di ricorrere allo scaricabarile che apre un’autostrada per un’opposizione che voglia ispirarsi alle effettive priorità del Paese e non ad una identità da testimoniare nel vuoto di iniziativa politica.
Certo, Schlein può ignorare queste sollecitazioni della minoranza riformista e proseguire sulla sua strada, insistendo sulle riforme istituzionali come diversivo e sulla priorità della redistribuzione rispetto alla crescita (nella pretesa che, alla fine, quest’ultima segua la prima, come l’intendenza napoleonica). Sarà un peccato, perché per questa via il Pd potrà forse recuperare qualche punto percentuale (alle Europee si vota col proporzionale) a danno del M5S, ma non riuscirà a ridurre la distanza rispetto a Meloni sul terreno che conta davvero: la credibilità della proposta di governo.
Il timore di non riuscire a modificare l’orientamento di Schlein non può tuttavia indurci al silenzio rassegnato della fase post-congressuale: c’è una larga parte dell’elettorato di centrosinistra che ha bisogno di un riferimento solido, e oggi non lo trova. I riformisti del Pd, con una visibile battaglia delle idee all’interno del partito, possono fornirglielo. È molto probabile che non si tratterà di una battaglia breve, accompagnata da risultati immediati. Anche per questo, è indispensabile che cominci subito, prima dell’estate, promuovendo un’occasione di confronto, aperto anche all’esterno del partito, per discutere, aggiornare e rilanciare un’ambiziosa agenda riformista.













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22/5/2023 - 23:59

AUTORE:
DISPETTO

E' peggio del buco. Rimesti nel già detto e dici sempre le stesse cose, oltre a darti un tono improprio.
La tua campagna elettorale quale sarebbe stata, convincere gli elettori di Lega o Forza Italia a votare Angori ? Certo, sotto l'ombrellone a Marina di Vecchiano.
Dimenticavo, il caro vecchio Emilio Spinesi governava Vecchiano insieme al Psi, chiedilo a G.Carlo Lunardi, lui si che faceva politica.
Ergo io posso disquisire di fisica quantistica....( qualcuno che ci crede si trova sempre ) good night...

22/5/2023 - 12:31

AUTORE:
BdB

Astruso:
oscuro, enigmatico, incomprensibile, sibillino, ermetico - astratto, complicato, difficile, inaccessibile, ostico - difficile, misterioso, inesplicabile recondito ...................................

Vedi, dopo averlo scritto per sincerarmi di non aver scritto una baggianata, sono andato si Wiki.

Per la cronaca il costituzionalista prof. Stefano Ceccanti ha ri/messo sulla sua rassegna stampa lo stesso articolo con le vostre critiche e le mie osservazioni e quindi essendo una rassegna stampa di livello nazionale è stata letta dai diretti interessati, da Claudia Fusani, Mario Lavia ed altri che scrivono su LibertàEguale e quindi ad oggi sulla VdS risulta essere in testa alle letture con 329 visite.
Migliarino/Vecchiano-Roma con il web ci vuole un attimo ad arrivare.
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di Stefano Ceccanti, Enrico Morando, Giorgio Tonini
È ora di alzare la voce: l’appello dei riformisti alternativi a Schlein (329).......................................................................
1°- Quello che poi in privato con l'amico Ceccanti ci siam detti, non interesserà minimamente ne a voi e a chi ci legge.
Le valutazioni pratico/politiche a lungo termine sono altra cosa (come quella delle scuse di Giorgio Napolitano sulla prima invasione sovietica, poi Lui e noi si è aperto gli occhi abbondantemente mentre altri "comunistichi d'antan" son rimasti a credere ai micci che volano e/o volicchiano.

2° "Lasinistra da sola" a livello nazionale non ha mai vinto e governato.
Il primo governo diretto da un comunista-Massimo D'Alema era sostenuto da Cossiga noto democristiano; così come il governo Letta dal "compagno" Silvio Berlusconi e poi ancora; i tre anni di governo Renzi furono sostenuti dal Nuovo Centro Destra (NCD) di Angelino Alfano come vice PdC, che mise il PdC Matteo Renzi sull'attenzione dicendogli: se continui a dire che tutti i benefici realizzati sul sociale, son fatti con politiche di sinistra, io in quattro balletti ti mando a casa.

Concludo dicendoti che a Vecchiano IPV (Insieme Per Vecchiano) nella prima legislatura Angori governava con il 46% contro il 43%, nella seconda ci fu un balzo non come paventavo io (al 63%) facendo campagna elettorale cercando soprattutto voti da chi votava per il centrodestra, ma il risultato finale fu del 65% con 870 voti in più nonostante ci fossero stati meno elettori causa covid ancora in corso.
Ergo i voti non sono mai acquisiti per sempre.
Nelle elezioni di livello nazionale la Lega e l'm5s vecchianesi son stati il primo partito.
Il PCI di Spinesi governava da solo con il 65% ora in coalizione è la "listesima"
Ergo2- io faccio politica e non "chiacchere" come dicono a Vecchiano.

piesse: Bonaccini fra noi iscritti PD vinse con il 52% sugli atri tre concorrenti Elly 37% Cuperlo 8% o giù di li ed gli spiccioli rimanenti alla prima che si candidò alla segreteria PD
bona.

22/5/2023 - 12:08

AUTORE:
Dispetto

E perché ? Per lesa maestà ai tre tenores ? Hanno fatto un guazzabuglio di fare, faremo, bisogna ecc.ecc. che sfido chiunque, elettore o iscritto, del PD, a dire se ha ricavato qualcosa da questo scritto. È il classico manifesto di intenti che chi perde, sia un' elezione o un congresso, di solito fa'per ricordare a tutti che esiste ancora. E poi è perfettamente inutile rivangare quello che è successo per il , presunto, congresso del PD. Vi siete dati le regole delle primarie e ora accettatele. Se avesse vinto Bonaccini non avreste fatto un fiato.
E ora passiamo alla presunta argomentazione: a occhio sei o sei stato iscritto a 4 partiti, diversi fra loro, altro che stesso partito. Cos'hanno da spartire il PCI il PDS e i Ds con il PD è tutto da scoprire. Magari un giorno ce lo spieghi. Ti ricordo che Napolitano, su Rinascita, si disse d'accordo con l'invasione dell'Ungheria da parte dell'Unione Sovietica nel "56.
Il bacino di voti del PD, sempre che lo voglia, è da ricercare a sinistra, di certo non fra i dismessi di forza Italia o roba del genere. Un'ultima cosa : se noi abbiamo parlato, come scrivi, in maniera becera e offensiva dei tre " professori", spiega perché quando ti riferisci a gente in cui non ti riconosci tipo Conte, Landini, la stessa Schlein, che tra l'altro è la segretaria del tuo partito, o altri politici di tuo scarso gradimento, fai come noi ? Presunta superiorità intellettuale ? Argomenta, argomenta...

20/5/2023 - 9:19

AUTORE:
Iscritto allo stesso partito dal '69 dal PCI al PD

...ai due interventi astrusi.
Negli anni '70 vennero, anzi venivamo chiamati miglioristi ed ora se gli va bene renziani (come fosse un delitto o peggio disfattisti), nonostante siano stati e sono il motore della politica progressista a dispetto dei vari Civati, D'Attorre, Bersani, Elly Schlein che se ne andarono per far perdere il loro segretario PD.
I miglioristi con Chiaromonte, Penati, Amendola ed altri poi videro uno di loro, il migliorista Giorgio Napolitano essere eletto PdR per due volte.
Poi ancora Valter Veltroni e Matteo Renzi segretari del loro partito e come avete visto poi furono silurati dai "comunistichi" nonostante il 34% di Veltroni ed il 41% di Renzi segretario PD per due volte PdC per 1008 giorni.
Per il bene del loro partito i filosofi Morando e Tonini così pure il prof. Ceccanti hanno dato un avvertimento al loro segretario Elly Schlein che se vuol rimanere a capo del loro/mio partito NON deve scivolare ulteriormente verso il grillismo ormai decrepito che si regge su contraddizioni antistoriche; aiutare i ricchi con il 110%, i giovani che preferiscono il divano al lavoro e lasciare il popolo ucraino alle sevizie di una guerra di aggressione.
Ormai è andata così per una coglionata organizzativa delle primarie PD dove gli iscritti dettero il 52% a Bonaccini ed il 37% alla vice in regione ed eletta segretaria PD dai passanti e quale occasione migliore ebbero gli odiatori seriali di chi aveva rottamato le cariatidi comunistiche, i leghisti ad un passo dai pieni poteri e i cinquini del Conte tre a casa per Draghi?
Con Bonaccini Stefano seg. PD si sarebbe andati ad un accordo con Renzi e non ad un abbraccio con Conte/Landini.

Mai dire mai perchè il tempo è galantuomo ed i galantuomini purtroppo per voi odiatori seriali del bello e del buono esistono ancora e parlare in maniera offensiva e becera dei tre liberaldemocratici che militano nel Partito Democratico onorando la politica, a voi non vi fa onore per niente!

Bruno della Baldinacca, alias Bruno Baglini

20/5/2023 - 0:06

AUTORE:
Edo

Se questi pensano come scrivono non sono la soluzione ma la causa della perdita di consenso del partito. Non so chi riesce a seguirli nei loro ragionamenti
(....)

19/5/2023 - 19:59

AUTORE:
Lettore di LibertàEguale e del Riformista

...che la mamma ha fatto gli gnocchi!
...oddio, ti contenti di poco (vedi gli ingredienti per comporre uno o più gnocchi) e poi mi dici se ne vale la pena ridere.
La politica è una cosa seria e il tempo è galantuomo!
Vedi
https://fb.watch/kDsRGLFX3S/

19/5/2023 - 19:39

AUTORE:
DISPETTO

certo gliele hanno cantate chiare alla Elly eh ? oddio chiare...una specie di supercazzola alla conte Mascetti....
Prima dell' estate vi aspetto...