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In questo nuovo articolo di Franco Gabbani le vicende storiche, incentrate tra la fine del '700 e l'inizio dell'800, travalicano i confini della Valdiserchio, come già accaduto in diverse occasioni, e d'Italia, espandendosi in Europa.E' la storia di un giovane costretto a seguire la carriera militare per problemi e ripicche amorose, con l'inevitabile nefasta conclusione, raccontata utilizzando le stesse parole dell'ussero, che ci danno uno spaccato di un'esistenza iniziata negli agi della famiglia gentilizia e terminata sui campi di battaglia 

Comune di Vecchiano
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Massimiliano Angori sindaco
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La ricerca è attiva in tutta Italia
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Migliarino Nodica Pisa e Vecchiano.
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. . . dalla parte della Palestina ? Perché il governo .....
Com’è noto il generoso 110% e i suoi fratelli, .....
Bravo Bruno da o di ovunque tu sia, sono con te. .....
. . . prima che siano passati almeno 30/ 40 anni chiederà .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Vivrò con la faccia che tu amavi
Coi miei giochi sempre nuovi
Col difetto di sognare
Lo so che ho imparato a dirti amore
Quando ormai ci era di andare
Dove .....
Se i limiti di velocità servono a tutelare la sicurezza, non capisco perchè le auto della Polizia Municipale si debbano nascondere per poi rilevare .....
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Vi porto con me, viaggiare con Daniela: Venezia

22/5/2023 - 8:00


Fine settimana in laguna.


Non capita tutti i giorni di andare a Venezia, ma quando vado è sempre per un evento.
Sono stata a fine marzo, la primavera era appena iniziata e già s’incontravano centinaia di turisti, che diventeranno presto migliaia, ma per i miei gusti il numero massimo è stato raggiunto in quel momento, non oso immaginare cosa diventerà in piena estate.


Un fine settimana con mia sorella Patrizia, tre giorni di immersione totale e di nuove scoperte della città lagunare, con una prima passeggiata da Castello fino ai Giardini della Marinaressa in attesa del tramonto. Qui vicino ci sono i Giardini della Biennale e se ci avviciniamo alla laguna si nota un’opera in bronzo lambita dalle acque, il Monumento alla Partigiana, raffigurante il corpo di una donna partigiana stesa a terra, che commemora le donne che parteciparono alla liberazione dal nazifascismo.


Camminare a Venezia, anche solo poche ore, equivale ad una scarpinata in montagna, almeno per me, la trovo bellissima ed estenuante allo stesso tempo. La prima sera siamo andate a dormire prestissimo e altrettanto presto siamo uscite l’indomani mattina, la città dormiva ancora, fatto salvo per poche sporadiche persone.
Venezia deserta, Venezia benedetta, Venezia…


Il silenzio di Piazza San Marco al mattino presto è un balsamo per l’anima. I miei occhi si spostavano e da un lato si posavano sull’acqua leggermente ondulata che lasciava dondolare le gondole ormeggiate lungo Riva degli Schiavoni, mentre dall’altro si perdevano verso quella che è una delle aree più visitate al mondo, dove di buon’ora riposa la Basilica avvolta da un alone di pace, e il Palazzo Ducale, capolavoro dell’arte gotica, se ne sta imponente a raccontare la sua storia. La piazza era in origine un grande orto attraversato dal rio Batario, trasformatasi nel tempo fino a raggiungere l’assetto odierno e ad essere conosciuta come “il salotto di Venezia”, elegante, sontuosa, ricca di opere d’arte, con il suo Campanile e la Torre dell’Orologio, e il Museo Correr che narra la civiltà, la storia e la maestria di questa incredibile città.


Mia sorella la conosce molto bene, quindi mi sono lasciata trascinare per calli e campielli, e nonostante anch’io l’abbia visitata più volte, Venezia regala sempre piacevoli sorprese.
Volevo assolutamente andare alla Basilica di Santa Maria della Salute, mia sorella voleva portarmi alla Punta della Dogana e di nuovo l’ho seguita e, dopo una bella passeggiata quasi in solitaria, ci siamo ritrovate su quella punta triangolare di divisione tra il Canal Grande e il Canale della Giudecca da dove si possono vedere Palazzo Ducale e la Riva da una prospettiva nuova. Abbiamo scattato delle foto e siamo ripartite percorrendo il lato che guarda verso il Canale della Giudecca, entrando di nuovo nelle calli e in un’adorabile campiello che su un lato ospita un portico; una signora anziana in piedi sull’uscio di casa era intenta a parlare con un uomo più giovane che stava portando a spasso il cane, era domenica mattina e abbiamo incrociati poche persone. Dopo aver attraversato di nuovo il Ponte dell’Accademia ed esserci rifocillate un po’, siamo andate a pranzo da amici di Patrizia.


Nel pomeriggio abbiamo camminato a lungo attraversando ponti, andando alla scoperta delle zone più remote, fuori dai percorsi turistici, perché è lì che ci si imbatte nel  nucleo più genuino. Siamo arrivate poi nel quartiere ebraico, il ghetto di Venezia, che si trova nel sestiere di Cannaregio. L’etimologia della parola ghetto vede coinvolte quattro ipotesi, ma sembra che quella più affidabile sia in relazione alla parola italiana getto che significa “fonderia”. È interessante la storia  di quest’area e della comunità ebraica, online si trovano vari documentari che raccontano anche di come gli edifici del ghetto si siano espansi in verticale, fino a raggiungere gli otto piani, caso unico a Venezia.
Anche la seconda sera siamo andate a letto presto, stanche e soddisfatte, ma sarà stata l’adrenalina o l’odore di muffa della stanza, fatto è che non sono riuscita a dormire.


Ho espresso il desiderio di vedere il Ponte di Rialto deserto, per cui ci siamo preparate per uscire molto presto, la città si stava svegliando, chi accompagnava i bambini a scuola, chi andava a lavorare, i turisti a quell’ora dormono ancora ed ero felice di non condividere con loro quella nuova mattinata. Vedere il Ponte di Rialto in tutta la sua bellezza, poterne ammirare la sua architettura senza dover fare capolino tra la gente, ha tutto un altro sapore. Sul Canal Grande però le attività erano già in fermento, barche che andavano e venivano, sotto un cielo grigio e una pioggerellina che contribuiva  a rendere il momento molto prezioso.
Abbiamo poi deciso di vedere uno dei gioielli nascosti di Venezia, la Scala Contarini del Bovolo, famosa e imponente scala a chiocciola che caratterizza esternamente il Palazzo in stile tardo gotico da cui prende il nome. Non è stato facile trovarla, è effettivamente un tesoro ben nascosto che si trova nel sestiere di San Marco, vicino Campo Manin. La celebre scala è stata aggiunta successivamente alla costruzione del palazzo e, anche se al momento di arrivarci era chiusa al pubblico, ho letto che dalla sua cima si può godere di una bellissima vista panoramica sulla città. Me lo sono segnato per la prossima volta!


Venezia non delude mai, però a mio avviso va visitata al mattino presto, poco importa se i Palazzi, le Chiese e i Musei sono chiusi, c’è sempre tempo per tornarci, ma godere della città, dei suoi campi e campielli, delle sue calli e dei suoi innumerevoli ponti, questo lo si può fare solo e soprattutto fuori dalla ressa del turismo di massa.

 

Daniela Falconetti

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24/5/2023 - 6:57

AUTORE:
AUTRICE Adele

Grazie Daniela per il tuo raccontare Venezia, mi ha ricordato la mia gita fatta tanto tempo addietro. Ricordo Venezia i suoi tanti ponti, i suoi vicoli stretti, le piazzette improvvise, i canali e la gente che camminava senza motorini senza biciclette e senza auto. Una città incantevole nella sua piena diversità da tutte le altre città che ho visitato