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In questo nuovo articolo di Franco Gabbani le vicende storiche, incentrate tra la fine del '700 e l'inizio dell'800, travalicano i confini della Valdiserchio, come già accaduto in diverse occasioni, e d'Italia, espandendosi in Europa.E' la storia di un giovane costretto a seguire la carriera militare per problemi e ripicche amorose, con l'inevitabile nefasta conclusione, raccontata utilizzando le stesse parole dell'ussero, che ci danno uno spaccato di un'esistenza iniziata negli agi della famiglia gentilizia e terminata sui campi di battaglia 

Comune di Vecchiano
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Massimiliano Angori sindaco
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La ricerca è attiva in tutta Italia
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Migliarino Nodica Pisa e Vecchiano.
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. . . dalla parte della Palestina ? Perché il governo .....
Com’è noto il generoso 110% e i suoi fratelli, .....
Bravo Bruno da o di ovunque tu sia, sono con te. .....
. . . prima che siano passati almeno 30/ 40 anni chiederà .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Vivrò con la faccia che tu amavi
Coi miei giochi sempre nuovi
Col difetto di sognare
Lo so che ho imparato a dirti amore
Quando ormai ci era di andare
Dove .....
Se i limiti di velocità servono a tutelare la sicurezza, non capisco perchè le auto della Polizia Municipale si debbano nascondere per poi rilevare .....
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GIOVANNI GARGI
di Stefano Benedetti e Sandro Petri

4/6/2023 - 11:52

 

E' davvero con grandissimo piacere che pubblico il profilo di questa settimana, uscito come sempre dalla penna di Stefano Benedetti, ma con un valore in più.
Quello delle storie compiute, che nascono in quel passato che abbiamo preso come riferimento, ma che arriva fino ai giorni nostri, dando completezza alle vite e alle vicende dei personaggi che vengono ricordati. Ancora di più quando si racconta la storia di un emigrante, quale che ne sia il motivo all'origine.
Mi unisco perciò a quanto scrive Stefano, dedicando questo articolo all'amico Leo Gargi, che tanto affetto mette nel seguire quanto avviene oggi a Pontasserchio, pur se da 9465 km di distanza, con la speranza che un giorno ci possa separare solo la lunghezza di un abbraccio.


Sandro Petri  
 
 
ATTRAVERSO IL TEMPO (Capitolo ottavo)

 

GIOVANNI GARGI

di Stefano Benedetti

(Tempo di lettura 11 minuti)

 

Ha il cuore in gola questa giovane mamma, piove incessantemente da giorni in questo cupo autunno, lei sta rasentando il muro dell’Orto Botanico in via Galli Tassi con fare furtivo, agitato. Ha in braccio un bambino, avvolto in un fagotto bianco, lo ha partorito poche ore prima, ha ancora i dolori del parto addosso.
Evita di guardarlo, evita di porgli la guancia sulla fronte, non vuol soffrire di più. Eppure è disperata, arriva all’angolo di via S.Maria, gira verso Piazza del Duomo, è già passato il tramonto, si volta a guardare che per strada non ci sia nessuno.
C'è una suora col cappellone bianco che sta entrando nel grande portone, allora si sofferma, trattiene il respiro un attimo e attende che sparisca dalla strada, che si tolga di mezzo.
Ecco, è giunto il momento, attraversa la strada e veloce si avvicina alla grata, depone il bambino nella ruota di legno, chiude lo sportello senza voler pensare e gli da un leggera spinta in basso, come fosse un'ultima carezza disperata. Si volta affranta, si dirige verso la Torre, le lacrime e la pioggia le bagnano il volto e sparisce per sempre inghiottita dalla città in penombra. Non sapremo mai chi sia questa donna che ha deposto il figlio che non può tenere, dentro la Ruota.


Non dico fosse la normalità, ma in quel periodo preciso della nostra storia, l’abbandono infantile era di certo una piaga sociale piuttosto frequente. Furono migliaia i piccoli in fasce ad essere abbandonati nella Ruota dei Trovatelli che si trovava in via Roma e lasciati alla cura delle Suore.
I motivi di questo gesto erano molteplici, in primis la grande povertà che attraversava il tempo al momento dell'Unità d’Italia ma anche la politica ne fu causa.
Anarchici e socialisti, dichiarati sovversivi e braccati o addirittura incarcerati, non potevano che fuggire o emigrare e se avevano figli dovevano in qualche modo disfarsene e questo può essere il motivo di questo abbandono, anche se il nostro piccolo, poi cresciuto, ci darà una diversa interessante versione.


Il giorno 22 novembre del 1861, come si ritrova scritto nel registro n.75 della Parrocchia del Duomo di Pisa, attualmente conservato presso l’Archivio Diocesano, il nostro piccolino fu battezzato dal Cappellano Sig. Giuseppe Mugnai con testimone la Commare Bona Gentili.Giovanni Gargi sarà il suo nome, il nome che gli fu dato, che gli fu donato per la vita. Cerchiamo adesso di vivere la sua avventura.
Un primo indizio flebile ce lo dà la presenza al battesimo del piccolo Giovanni, di questa Signora Bona, una ghezzanese già in avanti con gli anni, di famiglia allora per niente ricca, che ha già una serie di figli.
Questa donna non sarà presente ad altri battesimi di quel tempo in quel luogo e questo ci fa pensare che non sia una incaricata d’ufficio o con una qualche mansione ma che possa essa stessa aver avuto un interesse particolare a presenziare a questo rito specifico.
Una ipotesi non provata è che Giovanni possa essere stato figlio di un suo figlio, ma che la povertà non abbia loro dato la possibilità di allevarlo in casa e che la nonna, bene o male, se ne prenda iniziale cura o quanto meno si interessi della sua salute e del suo primo affidamento e sostentamento.

 

Immaginiamo che gli anni alla Qualconia, l'orfanotrofio, non siano stati dei migliori, ma conoscendo il carattere successivo del nostro Giovanni, lui avrà di sicuro lottato contro le vicissitudini che la vita gli aveva riservato per quegli anni.

Avrà studiato e anche con un certo profitto e impegno, visto anche dalla firma molto forbita e completa che rileviamo in alcuni suoi atti pubblici, una firma di uno che sa ben scrivere e leggere a differenza della stragrande maggioranza dei suoi coetanei.

Vogliamo anche pensare che gli sia stato impartito almeno un buon insegnamento alla letteratura e “allevato” al teatro, ovvero che in età scolare sia stato partecipe se non promotore di rappresentazioni teatrali all’interno dell’Istituto e questo certo, sarà la sua grande passione ma che sarebbe meglio dire missione, visto lo scorrere successivo dei suoi eventi.

Arriva per la prima volta da noi, ne abbiamo traccia con lo Stato delle Anime della Parrocchia di Pontasserchio del 1878, dove viene registrato (con il nome Attilio e non Giovanni) a carico della famiglia forse abitante in Vecchializia di Sbrana Paolo fu Tommaso e la moglia Fanti Annunziata, vecchianese di nascita.
Era prassi consolidata per quel tempo insegnare un lavoro ai ragazzi, in questo caso troviamo esplicita la qualifica, a lui è toccato imparare a fare il falegname.
La sua non fu una vera adozione da parte di questa famiglia, ma di fatto fu un affidamento, come si rileva dai verbali fatti dall'Amm.ne Comunale dei Bagni di San Giuliano, sulla buona “tenuta” del ragazzo da parte di questa coppia, che di sicuro riceveva un sussidio per il mantenimento.Pontasserchio, negli anni ‘80 dell’800, ha una precisa collocazione sociale.

 

Sono sorte infatti varie associazioni politiche di lavoratori molto attive sul territorio e nel contempo molto controllate dalla Questura e dalla Prefettura.
La collocazione era chiara, anarchici, repubblicani e socialisti, teniamo presente anche della visita di Giuseppe Mazzini al Ponte nel ‘71, quando di sicuro aveva amici e proseliti in Borgata.

La fondazione del “Circolo Nathan” di chiaro stampo repubblicano è del 1883 (anno in cui fu non a caso inaugurata la Stazione dei Regi Carabinieri). Il “Fascio Operaio” di stampo socialista era già presente nell’81, successiva invece (1888) sarà La Società Lavoranti di Cima sempre al Ponte.
Va comunque ricordato anche il “Circolo Anarchico” che nel 1878 fu sciolto per atteggiamenti sovversivi e contrari all'ordine pubblico e i suoi adepti tutti segnalati e schedati.E’ abbastanza ovvio, per quello che sappiamo di lui, che il nostro Giovanni, trovatello, allevato dalle suore, appena arriva in paese abbia subito ricevuto il battesimo politico che non abbandonerà mai per la vita. Impara a stare tra la gente, tra i lavoratori, tra gli sfruttati e gli emarginati, impara ad aver coraggio di parlare e di dire la sua, senza aver paura di niente e di nessuno.
Sul fatto del teatro, della sua passione per la recitazione e per la rappresentazione di drammi, spettacoli, eventi da platea, ipotizziamo sia stata sviluppata già in questa epoca quando a Pontasserchio funzionava il vecchio teatro (le cui vestigia esistono tutt’ora) in Piazza del Mercato, molto prima che nel 1922, due generazioni dopo, sia installato l'attuale Teatro Rossini.

Nel frattempo conosce in paese una bella ragazza più giovane di lui, (era del ‘66), Ester Colombini di Limiti, figlia di Gustavo e Artemisia Loni, che di lì a poco diventerà sua moglie il 4 di aprile del 1886.

Nasce subito dopo poco, nel settembre dello stesso anno, il primo figlio Lanciotto, poi sarà la volta di Creonte (88), nel 1890 della sfortunata Ida che morirà a 15 mesi, Paolo nascerà invece nel ‘92.

 

Eccoci arrivati dunque alla vera svolta nella vita di Giovanni, i motivi della scelta ce li possiamo immaginare e come già sostenuto sono la povertà che a quel tempo era veramente forte e diffusa e, non secondo, il suo “pensiero” politico, che comunque in Italia era tenuto sotto controllo, per non dire additato ed emarginato e spinto all’esilio.
Giovanni sceglie di emigrare, dove, in Brasile a Sao Paulo, e porta con sé moglie e i figli Lanciotto e Paolo ma non Creonte che resterà per un altro periodo ancora in Italia con la famiglia limitese della madre.
Non sarà stato difficile aderire alle liste di emigrazione, pagare con grosso sacrificio il biglietto di sola andata da Genova verso i Mari del Sud, portare dietro quelle poche cose e quei pochi soldi in quelle valigie di pelle invecchiata e lasciare per sempre, insieme a migliaia a migliaia di figli la Madre Italia che non seppe, non volle trattenerli.

La terza classe nella stiva sotto la linea di galleggiamento di un bastimento a vapore porta via per sempre Giovanni e la sua famiglia e il mondo nuovo sarà pronto ad accoglierlo oltreoceano.

Ad accoglierlo come: con la durezza della vita dell’Emigrante, che diventerà epopea comune ai milioni di europei che si stabiliranno e costruiranno le nuove nazioni americane.

Trovare lavoro in una nazione nuova non sarà difficile, ovviamente il lavoro sarà umile, duro e mal pagato e di sicuro il nostro Giovanni farà fede e leva sulla già grande comunità italiana in Brasile che lo aiuterà ad inserirsi appieno nel nuovo contesto sociale. Farà il falegname.


Ma per non smentire le nostre intuizioni, nell'ottobre del 1893, lo troviamo già nel consiglio direttivo della “Filodrammatica Alessandro Manzoni” di San Paolo.

Su vari quotidiani del tempo quali Il Lavoro (O Trabalho) e il Correio Paulistano, troviamo menzionato il nostro Giovanni Gargi come organizzatore e interprete di rappresentazioni teatrali come “I due sergenti” e “il Fornaretto di Venezia” e nel 1898 sarà addirittura già direttore artistico del Club Filodrammatico di Bom Retiro.

La passione per il teatro verrà conservata alternandola con il duro lavoro, perché di teatro non si campa, non si mangia.

Ma si parla, si dice, si comunica a tutti, a chi ha voglia di ascoltare, a chi non sa leggere e scrivere, a chi vuole imparare senza saperlo, a chi vuole divertirsi senza impegnarsi, a chi vuole impegnarsi politicamente, come lui sempre nella sua vita farà.

Intanto anche il figlio Creonte ormai diciottenne lo raggiungerà in Brasile, si ricongiungerà, per la felicità di papà e mamma Ester, alla famiglia che nel frattempo avrà avuto, nata in Brasile, l’ultima figlia, Bianca.


I primi anni del 900 sono per lui un vero e proprio sfogo, un vero e proprio dedicarsi a quella che ci appare come una vera missione, in rappresentazione, in soccorso, in aiuto alla comunità nutritissima dell’Emigrante.Il Circolo “Andrea Maggi”, gestito dall’”anarquista” Giovanni Gargi è il fulcro di riunioni, rappresentazioni, commemorazioni tra cui “O Justiceiro" (il Giustiziere) dramma sulla storia di Gaetano Bresci, pratese che fu regicida nell’estate del 1900, oppure del dramma “La Morte Civil”, del 1905 interpretato proprio da Giovanni in prima persona.


Di sicuro in Italia non tutti si saranno dimenticati di lui, come i genitori adottivi e gli amici che aveva in paese, ma come anche la Questura, che attraverso l’Ambasciata Italiana in Brasile, continuerà a "schedarlo" e “tenerlo d’occhio” in quanto anarchico e pericoloso sovversivo.

Non possiamo certo dire che Giovanni abbia fatto fortuna, nel senso di ricchezza e di danaro, certamente resterà sempre un lavoratore e uno del popolo ma un certo successo quello sì, ovvero meglio che successo, una visibilità, una riconoscibilità, una affidabilità nel suo ambiente di italiano emigrante tra consimili.

In merito alla sua attività sociale di organizzatore, conserviamo ancora un cartellone risalente al 1902 del Circolo Educativo Libertario Germinal che ci da un chiaro esempio di come al tempo venivano imbastiti incontri sociali con i temi più disparati quali “La Miseria” o “Le Piaghe Sociali”, drammi teatrali abbinati a lotterie varie, a gastronomia, a danze ed a incontri sulle problematiche del proletariato o della donna.

Nel 1907 Giovanni risulta tra i soci Fondatori dell’Ospedale intitolato a Umberto I (ahimè assassinato dall’anarchico Bresci) di San Paolo, con la Società Italiana di Beneficenza; Giovanni non smentirà mai il suo impegno civile, mettendo in prima persona ogni sua capacità, anche economica, immaginiamo forse anche al di sopra delle sue possibilità.

Negli anni ‘10 sarà presente in molteplici organizzazioni e rappresentazioni teatrali, ma l’ultima traccia tangibile di sé la troviamo nel 1914 in un fatto di cronaca nera su un quotidiano di San Paolo.


Giovanni a 53 anni compiuti, insieme ai figli Creonte e Paolo si reca presso un’officina di un tal Vincenzo Della Volpe, suo datore di lavoro, a rivendicare dei salari non pagati e questi estratta una pistola sparerà 4 colpi a Giovanni che resterà ferito ad un braccio e che a sua volta avrà con la sua revolver ricambiato la cortesia al suo datore.

La tempra di combattente contro i soprusi, contro le avversità della vita, a chi cresciuto senza genitori, rimane una costante di forza e di ribellione a chi come lui, per tutta la vita è costretto a lottare per tenere testa ai suoi fantasmi dell'antico abbandono immaginiamo fino alla sua fine.

Una informativa della Questura di Pisa, già del 1940, intenzionata a cancellare (finalmente) dal Casellario Giudiziario il nostro Giovanni (che sarebbe stato quasi ottantenne) ci dice che gli eredi, interpellati in merito, dichiarano che il nostro era già morto nel novembre del 1920, ben venti anni prima; se ne va infatti dalla vita in sordina senza darci certezze sugli ultimi anni della sua vita, come se ne andò quel giorno da Genova sul bastimento e come se ne andò quel giorno dalla Qualconia per venire a vivere a Pontasserchio.
In una sua “dichiarazione” registrata forse di seconda o terza mano sempre dalla Questura, si trova una affermazione che ci intenerisce e ci rattrista al tempo stesso, il fatto che lui, da trovatello, “vanti” una nascita in una locale famiglia “nobile” e qui il legame con quanto non sapremo mai del suo venire a mondo per poi essere avvolto in quel tenero, triste fagotto di quel giorno di un lontano autunno a Pisa.

 

Morirà il 23 ottobre del 1920 nel quartiere di Bom Retiro e come si rileva dal certificato di morte rinvenuto proprio recentemente, sarà una “congestion celebral” a portar via per sempre il nostro “Joao”.

Ma noi il “nobile” glielo concediamo eccome, nella sua lotta eterna tra questo e quel mondo, tra povertà e ricchezza, tra sopruso e rivendicazione, tra sudore della fronte e voglia di vivere, di esserci, di non mancare mai all’appuntamento dei conti che la vita gli riserva.

 

Perché questa storia è così importante per noi che scriviamo, perché l'onda lunga di Giovanni, di quel bonaccione, testardo, attore, organizzatore, anarchico, sindacalista, oratore, falegname, benefattore, marito e padre arriva fino a noi, oggi.

Leonardo, figlio di Edoardo, figlio di Creonte, figlio del nostro Giovanni, è un nostro amico, un amico arrivato a noi non tramite un bastimento dal Vecchio Tempo Che Fu, ma tramite “social”, tramite la magia chiaroscura di quest’altro Nuovo Mondo, arrivato da Facebook.

Leonardo, un amico che forse non toccheremo mai, che forse non abbracceremo mai, forse che non ci vedremo mai di persona, ma che, per una magia non so, del paese di Pontasserchio o di San Paolo, per un incantesimo degli uomini che rimangono sempre bambini e vogliono sempre raccontare storie e lottano strenuamente per sentirsele raccontare queste storie, magari la notte, al buio, sotto un soffitto bianco.

Oppure per una rappresentazione teatrale del Grande Teatro che è la vita, a volte bastarda e terribile, che ti abbandona e poi ti riprende, che ti affama e poi ti sfama, che una volta ti arricchisce e una volta ti butta via, ma che a volte è anche bella e divertente e vale la pena di viverla fino in fondo; Leonardo, Leo, che è esattamente, precisamente il nostro cuore di amico che batte.Il tutto con la regia postuma da grande commediografo di Giovanni Gargi.

 

Ecco la sua vita.

Un ringraziamento ormai abituale all’amico Gabriele Giachetti per la ricerca storica, archivistica e documentale.

Un ringraziamento speciale a Leo Gargi, pronipote di Giovanni che vive a San Paolo in Brasile.

 

Bibliografia essenziale:

-Forging and urban public theaters, audiences, and the City of Sao Paulo, 1854-1924

- Aiala Teresa Levy - Chicago Univ. 2016-O Anarquismo - Bruno Correa de Sá e Benevides - UniRio História, 2018

-Revista Estudios Libertarios -Agora-Filia em Questão - v1 n1 UniRio 2019

-O Teatro anarquista - Eduardo Germani Hipolide - Pontifícia Universidade Católica de São Paulo - PUC-SP -2012

-Do Provinciano ao Cosmopolita -Paula Freire Santoro - São Paulo 2004

-Società Italiana di Beneficenza - Ospedale Umberto I - San Paolo - Relazione 1907

-A contribuição italiana ao teatro brasileiro - Miroel Silveira - Ed. Guiron Mec -2002

 

Fonti archivistiche:

-Associaçao pro Memoria do Emigrante -San Paolo

-Archivio Parrocchiale di Pontasserchio

-Archivio Storico Comune di san Giuliano Terme

-Archivio Storico Comune di Pisa

-Archivio Storico Arcivescovile in Pisa

-Familysearch.org

-Archivi storici digitali vari

-Quotidiani Brasiliani

 

Album Fotografico:

1-Ruota dei Trovatelli - Via S. Maria - Pisa - Metà secolo scorso - dalla rete

2-Palazzo dei Trovatelli - Pisa - dalla rete

3-Registro Battesimi in Pisa -22/11/1861 Arc.S.C. Pisa

4-Estratto da Curia Arcivescovile in Pisa

5-Atto di Nascita Ester Colombini - 2/10/1866

6-7-8-9 Stato delle Anime -1878 - Parrocchia di Pontasserchio

10-11- Libro degli Esposti - 1880 - Bagni di San Giuliano

12- Censimento del 1881 - Estratto Famiglia Colombini in Limiti

13-14 Atto e Estratto di Matrimonio di Giovanni ed Ester - 4/4/1886

15- Atto di Nascita Lanciotto Gargi - 8/9/1886

16- Atto di Nascita di Creonte Gargi - 19/4/1888

17- Atto di Nascita di Ida Gargi - 4/4/1890

18- Atto di Morte di Ida Gargi - 6/7/1891

19- Atto di Nascita di Paolo Gargi - 16/5/1892

20-21- Documenti per Espatrio per Giovanni Gargi

22-23-24-25-26- Estratti da quotidiani di San Paolo dell’epoca

27- Manifesto del Circolo Germinal

28- Cronaca- Tiro di Revolver- Giornale dell’epoca - San Paolo

29-30- Atto di Morte di “Joao Galgi” a Bom Retiro

31- Firma autografa di Giovanni Gargi

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10/6/2023 - 17:52

AUTORE:
Bea

Cari amici che ricostruite con pazienza passione e dovizia di particolari la storia di alcuni personaggi, e non persone, del tempo andato...grazie dei frutti del lavoro appassionante che ci regalate...leggo, mi emoziono e penso a quanto sia preziosa la vita umana...anche la più umile, a come sia incredibilmente lunga e zeppa di eventi che si riallacciano nello spazio e nel tempo come una ragnatela...non perdendo mai di vista il "ragno" tessitore, ovviamente!

10/6/2023 - 13:47

AUTORE:
Leo Gargi

Marlo é uma pessoa maravilhosa.
Aquele evento foi inesquecível, guardarei para sempre em meu coração. Ali pudemos sentir todo o carinho de vocês, nossos irmãos Pontasserchiesi, lontani ma vicini di cuore.

https://youtu.be/RXTG6LNjYrw

10/6/2023 - 11:33

AUTORE:
Marlo Puccetti

Interessante e approfondito racconto che come al solito Stefano Benedetti ha saputo collocare nel tempo della storia con meticolosità ed arguzia
Quando Stefano dice "Leonardo, un amico che forse non toccheremo mai, che forse non abbracceremo mai, forse che non ci vedremo mai di persona".... avrei ricordato che l'allora Associazione culturale Pont'A Serchio, ora sciolta, dette l'opportunità di prendere tutti per la gola. La torta co' bischeri raggiunse per la prima volta il Brasile per arrivare a casa di Leo Gargi. La torta simbolo dei valori religiosi e pagani della vita di Pontasserchio aveva dato continuità ad una storia fatta di emigrazione speranza e nostalgia. Il contatto diretto, mediatico che ci fu sul ponte virtuale Pontasserchio- San Paolo fu entusiasmante. Si allargò anche su Singapore dove abitava un figlio di Leo. Io penso che anche questo frangente sia stato un motivo in più per rinnovare il nostro affetto all'amico Leo.

Marlo Puccetti

5/6/2023 - 0:12

AUTORE:
LEOnardo Gargi

Agradeço, de coração, a amizade de todos vocês, fratelli Pontasserchiese. Em especial aos amigos queridos, Gabrielle Giachetti, Stefano Benedetti e Sando Petri.
Grazie mille di cuore.

4/6/2023 - 12:43

AUTORE:
Autore

Mi permetto fuori testo una breve nota che non ho volutamente inserito nel testo in quanto è solo una mia congettura bella e buona.
Perché chiamarlo Gargi, perché assegnargli tale cognome. Assegnare ai Trovatelli un nome specifico è argomento di una possente bibliografia e nel nostro caso si usa un cognome già esistente, ma piuttosto raro in Toscana.
Siamo nel 61’, l’anno in cui termina la Spedizione dei Mille. Anno saliente per l’eroe dei Due Mondi, anno in cui la sua popolarità raggiunse il culmine in Italia.
Prendiamo semplicemente la prima sillaba del suo cognome e nome. GARibaldi GIuseppe.
Tutto qui.