Il mese scorso è stato presentato un nuovo libro pubblicato dall'Editore MdS, "Il coraggio tra i fiori di ortica", un'opera intensa e profonda cheracconta l'infanzia non solo nella sua dimensione più luminosa, ma anche nelle sue ombre, fatta di giochi e risate, ma anche nelle sue ombre, tra segreti, paure, abusi e battaglie quotidiane che i più piccoli affrontano con straordinaria forza.
Un libro che ci ha subito colpito e per il quale si preannunciava un sicuro interessamento e successo a livello nazionale.
L'età dell'oro è un tempo mitico in cui regnavano felicità, tranquillità e abbondanza. Fu ideata per la prima volta dal poeta greco Esiodo che la descriveva ne Le Opere e i giorni come il periodo di "un'aurea stirpe di uomini mortali" dai quali discesero gli dei che vivono sull'Olimpo. Gli uomini vivevano in pace, liberi da ogni fatica e al riparo da ogni pericolo, nutriti dalla generosa terra che procurava loro ciò di cui avevano bisogno.
L'età dell'oro è ricorrente in varie tradizioni antiche, come quella greca, corrispondente nell'induismo al satya yuga. L'espressione italiana ricalca il latino aurea aetas.
Come vedete l’oro non era il metallo, ma la civiltà e la prosperità e la felicità della nazione.
Ora ogni paese ha la sua riserva aurea, ben nascosta ed intoccabile e allora, come disse Bertrand Russell:
“Tra tutte le attività ritenute utili, la più assurda è lo sfruttamento delle miniere d'oro. L'oro si estrae in Sudafrica e lo si manda, con infinite precauzioni perché non sia rubato o non vada perduto, a Londra o a Parigi o a New York, dove sparisce di nuovo sottoterra nelle casseforti delle banche. Tanto valeva che fosse rimasto sottoterra nel Sudafrica.”
(Elogio dell'ozio, 1935)
Nel nostro Parco non importa scavarlo, cresce in superfice e ci regala un’Età dell’oro per chi si accontenta, per altri nelle quattro ere successive: dell'argento, del bronzo, degli eroi e del ferro e per altri ancora della “carta igienica” o pannoloni.
Sono malinconico stasera.