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Di Gavia
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di Mario Lavia
Compagna è la ditta Schlein reimbarca Bersani e Speranza, ma parlava già come loro

12/6/2023 - 14:08

Compagna è la ditta Schlein reimbarca Bersani e Speranza, ma parlava già come loro

Il ritorno di Articolo Uno alimenterà inevitabilmente la tensione tra la sinistra dem e la “non corrente” dei riformisti. La segretaria condivide non solo il linguaggio degli ex fuorusciti, ma una visione politica che non scalfisce Giorgia Meloni. Anche quando dice cose 

Il Pd si “dittizza” ancora un po’ grazie all’annunciato «ricongiungimento familiare» (Elly Schlein dixit) con Articolo Uno, che conclude qui la sua corsa dopo sei anni. Ieri a Napoli l’ultimo atto e su Wikipedia già si parla della creatura bersaniana all’imperfetto, si torna a casa ora che il Pd sta cercando di «espungere» dal partito (espressione usata mesi fa da Roberto Speranza) i residui riformisti imparentati anche alla lontana con Matteo Renzi, il nemico del popolo, la bestia nera che fece deragliare il Partito dai suoi binari storici, «deviazionismo di destra» si chiamava una volta.

Operazione compiuta o quasi. Roberto Speranza, il segretario, ha spento la luce, anche se resta un’associazione (un classico della sinistra) dal nome immaginifico – «Compagno è il mondo» – per veicolare idee, mantenere una struttura (l’avessero fatto gli ex renziani!) e forse chiedere qualche finanziamento. Il bilancio politico – hanno detto a Napoli – è positivo. E non hanno torto.

In fondo, in un modo o nell’altro, malgrado il non imponente consenso nel Paese, Articolo Uno ha tenuto duro, ha espresso i suoi rappresentanti in tutte le elezioni, è stata presente nel dibattito. Speranza ha attraversato la bufera della pandemia, un’esperienza da non augurare a nessuno, e ce l’ha fatta, come da ultimo dimostra la piena assoluzione dalle accuse di omicidio e quant’altro: erano fesserie.

 Ma è giusto dare atto specialmente a una persona di aver “tenuto”: e questa persona è Pier Luigi Bersani (mentre l’altro big, Massimo D’Alema, un mito da queste parti, è finito nei guai) che torna in quel Pd di cui fu segretario dopo Walter Veltroni fino alla clamorosa «non-vittoria» del 2013) potendo rivendicare un merito: aver visto forse per primo la destra arrivare, la famosa «mucca nel corridoio».

 Che poi concretamente la sua creatura sia stata minoritaria è un altro discorso: è stato più un club custode delle vecchie movenze della Ditta che un vero soggetto politico. Detto questo, i nuovi ingressi, dal “militante” Bersani in giù, sono destinati ad avere un certo peso almeno a giudicare dal vistoso tappeto rosso che ieri Schlein ha srotolato sotto i piedi dei compagni ritrovati con un discorso nel quale, per esempio, non sono mai risuonate le parole Pnrr, azienda, produttività, ricchezza, ceto medio, riformismo.

 È proprio un altro linguaggio, quello della segretaria, identico a quello di Bersani, Speranza, Scotto, D’Attorre, e ovviamente non si tratta solo di linguaggio ma di visione politica, se così si può dire, che finora non fa nemmeno il solletico a Giorgia Meloni né riesce a configurare una proposta unitaria e popolare.

 

E se Scotto difende la «figura mite» di Paolo Ciani, il neo vicecapogruppo dei deputati contrario al sostegno militare alla Resistenza ucraina, ecco che Elly ribadisce il sì del suo partito all’invio delle armi però guardando alla pace, alla soluzione, alla missione del cardinal Zuppi, tutte cose per carità giustissime ma messe a lì come a voler indorare la pillola: il che è esattamente quello che i compagni di Articolo Uno vogliono sentir dire.

 

Poi la segretaria ieri ha visto il “nemico” Vincenzo De Luca, forse per siglare una tregua dopo aver ottenuto lo scalpo del figlio Piero non più vicecapogruppo dei deputati. Forse Elly si sta rendendo conto con bisogna andarci coi piedi di piombo. Ma per tornare ad Articolo Uno, c’ è da chiedersi in che misura l’arrivo di Bersani e i suoi sposterà ulteriormente l’asse politico del Pd a sinistra, anche perché i suddetti non sono esattamente un fulmine di guerra sul terreno pratico, ma certo è che la tensione interna tra sinistra e riformisti trarrà nuovo alimento.

 

Sempre ammesso che questi ultimi abbiano chiaro se aprire una questione politica, pur senza mettere in discussione la segretaria dopo così poco tempo di guida del Pd, oppure limitarsi – come pare più probabile – a una riorganizzazione tutta per linee interne della “non corrente” bonacciniana in grado al massimo di fare qualche occasionale controcanto al messaggio di Elly Schlein e da domani di Pier Luigi Bersani e i suoi seguaci 

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