Tornano, dopo la pausa estiva, i racconti storici di Franco Gabbani.
Un articolo, come per altri in precedenza, legato interamente alle vicende personali di una persona dell'epoca, una donna che ha vissuto intensamente una vita, ragionevolmente lunga, che potremmo definire di ribellione al ruolo che ai tempi si riconosceva alle donne, in aperta opposizione ai vincoli, alle scelte e al giudizio che la società di allora le riservava.
Chi segue questa rubrica, che possiamo definire di articoli di fondo, sa che per il 2023 sono stati scelti due filoni di argomenti.
Uno storico-sociale, che prosegue l’opera di Franco Gabbani sulle vicende della famiglia Salviati nell’800, con le biografie realizzate da Stefano Benedetti su personaggi vissuti a Pontasserchio nel corso di 300 anni, e l’altro naturistico-ambientale che, attraverso le splendide fotografie di Simona Tedesco, raccontano la vita dei mondi naturali.
Le letture che registriamo sulla Voce del Serchio, sempre sopra i 1000 per articolo fino a molto di più, a cui vanno aggiunte le interazioni con la pagina Facebook dell’Associazione, varianti tra 300 e 600, ci dicono che l’iniziativa è stata gradita dai nostri lettori.
Questa settimana, in particolare, dedicata ai Mondi Naturali, ha raddoppiato gli appuntamenti.
Siamo infatti felici di aver presentato anche la mostra che Simona Tedesco e Francesco Paci hanno realizzato a Pruno di Stazzema, di cui potete trovare ampia documentazione nell’articolo in Cronache “Heroes, storie di eroi, boschi, torrenti”.
Una mostra straordinaria, di cui avete a disposizione il catalogo, e che stiamo cercando di portare a Migliarino.
Ma oggi è anche il giorno delle foto e delle riflessioni filosofiche a cui Simona ci ha abituato.
E sono molto lieto di poter aggiungere questo nuovo articolo di Mondi Naturali, in cui si parla del tempo passato a cercare di cogliere l’attimo che, attraverso una foto, riesca a raccontare una storia, un comportamento, una vita.
E sopattutto quanto sia importante e appagante immergersi in quello che dovrebbe essere l’ambiente in cui viviamo, ma che ostinatamente ignoriamo o distruggiamo.
Sandro Petri
MONDI NATURALI
E se la meta fosse il viaggio?
di Simona Tedesco
Fotografie di Francesco Paci e Simona Tedesco
Devo molto al tempo speso per la fotografia in natura anche se talvolta, la somma delle lunghe ore trascorse all’aperto, appare esagerata. Tempo, tanto tempo, trascorso sotto a un telo mimetico in quella lenta attesa che qualcosa accada.
Durante le giornate calde estive in cui tutto sembra fermarsi, si rallenta, ci si rilassa a poco a poco, complice il caldo.
Il terreno morbido di un argine ai bordi dello stagno sa essere accogliente e il cantare degli uccelli nel silenzio, può fare anche da ninna nanna dopo qualche ora. Abbassare la guardia in quei momenti sarebbe un errore.
Lasciarsi avvolgere dal torpore potrebbe voler dire perdere l’attimo: il passaggio del cavaliere d’Italia nella luce perfetta, la comparsa fugace del porciglione che spunta dal canneto o l’arrivo del furtivo beccaccino.
Gli animali non sempre avvisano con un verso o un rumore della loro entrata in scena e anche una distrazione, che sarebbe concessa e possibile, trasformerebbe l’uscita in un nulla di fatto.
Al tempo si aggiunge la fatica quando si va in montagna. Il peso dell’attrezzatura si fa sentire sulle spalle ad ogni passo.
Girovagare nei boschi non sempre offre opportunità di incontro, anche per chi sa guardare; anche per chi sa che la stagione è quella giusta, che il periodo o le condizioni meteorologiche sono ideali per trovare ciò che si sta cercando.
Eppure, nonostante le buone intenzioni, accade di tornare a casa con la scheda vuota oppure senza aver fatto lo scatto sognato o delusi se l’osservazione che tanto si desiderava non si è realizzata.
Gli episodi non si contano, uno su tutti la follia di partire prima dell’alba per raggiungere dopo centinaia di chilometri la sommità di una prateria appenninica sperando di aver scelto il giorno giusto per vedere il passaggio del piviere tortolino, un uccello migratore di alta quota che transita la penisola in alcuni periodi dell’anno.
Il viaggio è andato bene tre volte su quattro e il bilancio è positivo date le premesse, eppure quell’incontro mancato ancora si fa ricordare.
Ma forse il punto è proprio questo.
Ogni incontro mancato, ogni spedizione che si è rivelata lontana dalle aspettative è stata importante, nonostante la fatica e il sacrificio.
Recarsi in un determinato posto per poi attendere in silenzio o cercare senza trovare non è mai stata una perdita di tempo, anche se può sembrarlo.
Ogni uscita, ogni esplorazione ha contribuito a costruire l’esperienza e creato le condizioni affinchè la volta successiva potesse essere migliore. In Natura si impara anche dalle giornate che sembrano inutili.
Si impara perchè quando non si avvista nessun animale, allora si ascoltano i canti, si cercano le tracce e acuendo i sensi si riescono a vedere cose che sarebbero passate inosservate.
Questo racconto di Mondi Naturali nasce come una riflessione nei giorni in cui è stato pubblicato un lavoro fotografico condiviso con l’amico Francesco Paci, frutto di anni di escursioni dettate da curiosità e passione.
All’inizio non era in preventivo di farne un progetto: ogni missione è stata un’esperienza alla ricerca dei meccanismi che caratterizzano i delicati ecosistemi delle nostre montagne e ci ha entusiasmato anche se non era coronata dal successo.
Solo dopo qualche tempo entrambi abbiamo compreso che il punto di arrivo, la meta, fosse l’insieme di quelle esperienze che lentamente, volta dopo volta avevano creato un racconto di viaggio in un mondo naturale prezioso e da difendere.