none_o


L'articolo di oggi non poteva non far riferimento alla festa del SS. Crocifisso che Pontasserchio si appresta a celebrare, il 28 aprile.Da quella ricorrenza è nata la Fiera del 28, che poi da diversi anni si è trasformata in Agrifiera, pronta ad essere inaugurata il 19 aprile per aprire i battenti sabato 20.La vicenda che viene narrata, con il riferimento al miracolo del SS. Crocifisso, riguarda la diatriba sorta tra parroci per il possesso di una campana alla fine del '700, originata dalla "dismissione" delle due vecchie chiese di Vecchializia. 

. . . non discuto. Voi riformisti fate il vostro cammino .....
. . . l'area di centro. Vero!
Succede quando alla .....
. . . ipotetica, assurda e illogica. L'unica cosa .....
. . . leggo:
Bardi (c. d) 56% e rotti
Marrese ( c. .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
di Lara Ceccarelli
none_a
Sinistra italiana - Provincia di Pisa
none_a
di Roberto Sbragia – Consigliere Provinciale Forza Italia Pisa
none_a
di Filippo Pancrazi
none_a
PD SGT
none_a
Di Gavia
none_a
di Michelle Rose Reardon a cura di Giampiero Mazzini
none_a
di Mollica's
none_a
Di Siciliainprogress
none_a
C'è qualcosa, un tesoro
che tutti cercano.
Non è pietra preziosa
ne' scrigno d'oro:
si chiama semplicemente
LAVORO
Se poi al lavoro
si aggiunge .....
La Proloco di San Giuliano Terme, attenta alla promozione e alla valorizzazione dell'ambiente indice il concorso "il giardino e il terrazzo più bello" .....
di Elena Bonetti
In politica creare consenso è cruciale. Ma qual è la base su cui oggi la politica sta costruendo il consenso?

25/6/2023 - 10:57

In politica creare consenso è cruciale. Ma qual è la base su cui oggi la politica sta costruendo il consenso?

 

Sostanzialmente dividere per parti il Paese e fare competere una parte contro l'altra, perdendo in questo modo la profonda etimologia, non solo lessicale ma anche culturale e identitaria, del processo di costruzione del consenso. Perché se la parola consenso significa “sentire insieme” non può essere divisione. La politica che crea consenso dividendo e cercando lo scontro abdica al dovere più grande che ha: la costruzione di legami solidi di comunità.

Questo credo sia il punto chiave del perché l'esperienza del bipolarismo nel nostro Paese sia fallimentare. Anche i cattolici impegnati in politica che non hanno teso a comporre e ricomporre la nostra società hanno di fatto abdicato alla vocazione di ricercare la convergenza che non nega le diversità ma le mette in comunione. Il rischio grave di proseguire su questa direzione è quello di abbandonarci alla deriva di una politica disincarnata che vuole adattare la realtà a schemi preconfezionati e per questo divide l'esperienza umana in parti e ideologie. Esattamente al contrario, la politica che nasce nella concretezza e tende all’universale ha il coraggio di partire dalla realtà, di accettarne le contraddizioni e, in questa complessità, trovare quell'elemento unificante che è l’esperienza stessa della nostra vita di donne e uomini e farle corrispondere garanzia di dignità.
Il bipolarismo ha prodotto la divisione di ciò che non può essere diviso, cioè l’etica e la responsabilità sociale.
Dobbiamo quindi tornare, come diceva Aldo Moro, a “governare per l'uomo”, a far nascere come popolari un partito non solo del popolo ma “nel” popolo, animato dal popolo, che apra strade concrete al moto della storia, orientata alla felicità e alla salvezza.
E perché questa risposta credo fosse e debba essere il riformismo? Perché essere riformisti impone alla politica un agire generativo: riconoscere che la realtà delle persone da servire ha il primato sulle idee. Avendo il coraggio di “fare nuove” le cose e orientando alla ricerca del possibile bene comune il proprio agire.
Questa credo sia la sfida più grande che abbiamo, e la domanda di fondo è: come viverla? Io penso che la storia non la facciamo dividendoci e affermando ciascuno per la propria parte un’appartenenza identitaria, ma nel costruire connessioni e relazioni che ci facciano procedere solidarmente come popolo.
Alle elezioni la proposta del Terzo Polo ha convinto perché abbiamo iniziato un processo che si è aperto all’integrazione. Non si può fare il centro restando fermi a guardia di noi stessi e del nostro percorso di parte. Non si può fare se non abbiamo il coraggio, la visione, la speranza di dare vita a un progetto che sia più grande di noi, a cui dedicare ciò che siamo e vogliamo essere. Un grande progetto muore nei confini angusti dell’egoismo. E il progetto più grande è quello di ricostruire un dialogo diffuso nel Paese, di riunire ciò che è stato diviso. Noi adesso dobbiamo aprire una strada nuova. Smettere di commentare, da spettatori, cosa manca a sinistra e a destra e iniziare a costruire quello che possiamo generare dal centro. Perché o il riformismo è generativo - e allora sa unire e far fare a tutti un passo avanti - o semplicemente non è.

Ne ho parlato ieri a Padova in un bellissimo incontro su “Civismo, popolarismo, sussidiarietà - Le risorse socioculturali della rigenerazione politica liberaldemocratica” organizzato da Il giornale di Padova a cui mi hanno invitato Mariastella Gelmini e Giovanni Faverin.










+  INSERISCI IL TUO COMMENTO
Nome:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
EMail:

Minimo 0 - Massimo 50 caratteri
Titolo:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
Testo:

Minimo 5 - Massimo 10000 caratteri