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In questo nuovo articolo di Franco Gabbani viene trattato un argomento basilare per la società dell'epoca, la crescita culturale della popolazione e dei lavoratori, destinati nella stragrande maggioranza ad un completo analfabetismo, e, anzi, il progresso culturale, peraltro ancora a livelli infinitesimali, era totalmente avversato dalle classi governanti e abbienti, per le quali la popolazione delle campagne era destinata esclusivamente ai lavori agricoli, ed inoltre la cultura era vista come strumento rivoluzionario. 

Sei fuori tema. Ma sappiamo per chi parli. . .
. . . non so se sono in tema; ma però partito vuol .....
Quelle sono opinioni contrastanti, il sale della democrazia, .....
. . . non siamo sui canali Mediaset del dopodesinare .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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San Giuliano Terme, 18 maggio
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di GIOVANNI SANTANIELLO - Intervista a Stefano Ceccanti (La Sapienza)
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Filettole- 21 Maggio ore 17,30
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Elezioni europee 2024
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Domenica 19 maggio alle 11 nei locali della Casa del Popolo di Campo
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Dal 17 al 19 Maggio ore 10.00 - 20.00
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Forum Innovazione di Italia Economy" II EDIZIONE
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Valdottavo, 17 maggio
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Pisa: quartiere delle Piagge
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Pisa, 16 maggio
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Credevo di riuscirci mare
Ma non ti potei solcare
Ma è vero giuro è vero
Pur cambiando la vela e mura
Se gira il vento dritta
Al cuore
Per amarti .....
La Proloco di San Giuliano Terme, attenta alla promozione e alla valorizzazione dell'ambiente indice il concorso "il giardino e il terrazzo più bello" .....
Di Paolo Natale
Attenti al sondaggio: incapacità o manipolazione?

6/7/2023 - 8:45


Attenti al sondaggio: incapacità o manipolazione?

Ancora una volta, come molto frequentemente mi è capitato nella mia ormai trentennale carriera di analista demoscopico, un sondaggio mal concepito e una altrettanto malandrina comunicazione di stampa fanno impallidire i pochi italiani che ancora ripongono qualche fiducia nel mondo demoscopico. Sia ben chiaro: non si tratta di non credere ai sondaggi, alla loro portata chiarificatrice del pensiero, delle opinioni, perfino degli strafalcioni in cui credono i cittadini interrogati. Questi ci raccontano pedissequamente lo stato dell’opinione pubblica, delle credenze dell’elettorato, le impressioni degli italiani.
Il vero nodo, il vero problema, nasce dal corto-circuito ormai inestricabile tra (molti) istituti di ricerca e (quasi tutte) le testate giornalistiche; un corto-circuito che permette di leggere e di veder commentate notizie che sembrano essere create appositamente per un preciso disegno politico. Scenetta che per certi versi rimangono memorabili.
Riassunto. Stamani, 30 giugno, salgo in auto, accendo la radio e mi capita di sentire la dichiarazione di Adolfo Urso (ministro delle imprese e del made in Italy) che, in pochi secondi, diviene nella mia testa il prototipo, il simbolo di come i comunicatori in generale e i politici in particolare “trattano” la materia demoscopica. Evidentemente in risposta a una domanda posta da Simone Spetia, di Radio24, prima che io accendessi la radio, Urso dichiara che anche gli italiani hanno gli stessi dubbi di Giorgia Meloni sul Mes, come testimoniano i risultati di un sondaggio odierno, il quale sottolinea come il 60% degli elettori si dichiara appunto “contrario” al Mes. Dunque, ribadisce Urso, gli italiani la pensano come il loro presidente. Ottimo!
Spetia interviene, dicendo che anch’egli ha letto un sondaggio pubblicato dalla Stampa sul Mes. Urso ribadisce che proprio a quello faceva riferimento. Allora Spetia gli ricorda che in realtà in quel sondaggio, al di là del titolo davvero improvvido, ai limiti della querela, vedremo tra breve perché, “Contrari al Mes 6 italiani su 10” (suppongo l’unica cosa letta da Urso, come capita ormai quasi sempre), si evince che effettivamente solo il 39% si dichiara favorevole al Mes, ma tra gli altri, il 27% è contrario e il 34% incapace di rispondere. Dunque, conclude Spetia, solo poco più di un quarto non gradisce il Mes, non il 60%.
Che fa Urso a questo punto? La cosa che fanno di norma tutti i politici quando emergono dati che non piacciono. Risponde così: “sì, ma che ci importa di un sondaggio, la politica non si fa con i dati dei sondaggi, ma con proposte serie che vanno anche, nel caso, contro le opinioni della maggioranza! E comunque i sondaggi ci dicono che questo governo piace agli italiani. Noi siamo compatti e coesi per sostenere il nostro paese contro tutti i disfattisti!” Spetia tenta timidamente di intervenire chiedendo infine se ai sondaggi si debba credere o meno, e quando, ma il ministro taglia corto, sottolineando i dati elettorali da un anno a questa parte, tutti favorevoli al centro-destra. Questo è quello che conta. Fine dalla trasmissione.
E questo è dunque il manuale da seguire: citare i sondaggi se sono favorevoli, deriderli se non lo sono, citare dati elettorali quando serve, ignorarli se sfavorevoli. Come è capitato a Fratelli d’Italia. Quando veleggiava tra il 4 e il 5%, lo scopo del partito era la coerenza alle proprie idee, non la ricerca tout court del consenso; quando invece si è vicini al 30%, perché – ci si chiede – viene data visibilità a partiti che non contano quasi nulla? Le logiche si ribaltano a piacimento.
Ma torniamo al sondaggio malandrino. Incuriosito, vado a verificare sul quotidiano torinese. E lì, effettivamente, capisco da cosa sia stato tratto in inganno lo stesso Urso. Campeggia il bel titolo più sopra ricordato. Un ulteriore simbolo di come NON deve essere divulgata un’indagine demoscopica, pieno di inesattezze, di carenza di notizie essenziali, di formulazione delle domande quanto meno discutibili, di commenti un po’ pretestuosi.
Andiamo con ordine. Intanto, il metodo utilizzato. Nelle stringate note, si legge, testualmente (e tralascio per carità il nome dell’Istituto): “Rilevazione scientifica-statistica basata su dichiarazioni anonime” (sic). Niente di più! Quanti casi? Quale metodo di rilevazione? E poi, cosa sarebbe una rilevazione scientifica-statistica? E meno male che viene ribadito come le dichiarazioni siano anonime, ci mancherebbe altro.
Veniamo alla formulazione delle domande. Quella sul Mes, recita così o, almeno, così viene riportata: ”È favorevole o contrario al Meccanismo Europeo di Stabilità (MES)?” Risposte: sì / no / non sa-non risponde. Suppongo una qualche semplificazione grafica, per problemi di spazio. Ma è lo spaccato delle risposte per elettorato che desta i maggiori sospetti del fatto che gli intervistati abbiano capito poco o nulla della domanda o, ancora di più, che non sappiano poi molto del Mes. Infatti, sono gli elettori di Forza Italia, accanto a Calenda e Renzi, quelli più favorevoli (vicino al 70%), mentre sono tiepidi quelli di Bonino e i più sfavorevoli sono quelli del Movimento 5 stelle.
Infine, tra altre perle di cui lascio l’approfondimento a chi vuole divertirsi un po’, riporto il commento dell’articolo ad un dato peraltro nemmeno pubblicato, che recita così: “occorre riconoscere che Giorgia Meloni rimane stabile al di sopra del 40% nel suo indice di fiducia, a conferma della sintonia con una buona parte del Paese”. Ora, da una coalizione che ha ricevuto oltre il 45% dei consensi, mi aspetterei che il suo apprezzamento riesca quanto meno a raggiungere quel traguardo elettorale, se non superarlo in un momento di chiara luna di miele e con una opposizione praticamente inesiste.

Ma chi si accontenta gode…


Paolo Natale
Milano, 10 luglio 1955 Sociologo. Professore 





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7/7/2023 - 0:10

AUTORE:
Maxinduin

...che ci sia un po' di confusione. Il Mes che più o meno tutti conosciamo è una sorta di prestito della EU ai paesi, in difficoltà economico/finanziarie, che dovessero farne richiesta.
Memorabile fu il caso della crisi greca.
Quello di cui si sta parlando oggi non è il fatto di chiederlo, e qui qualcuno ci gioca sporco, ma solo di ratificarlo dopo le modifiche cui la Commissione Europea lo ha sottoposto. È qui l'inghippo, nessun lo vuole prendere, ma il governo italiano si deve dare una mossa, siamo rimasti l'unico paese europeo che ancora non l'ha fatto suo.
Da qui a farne richiesta c'è un mondo di differenza, ma pare che nessuno in Italia voglia fare chiarezza...