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L'articolo di oggi non poteva non far riferimento alla festa del SS. Crocifisso che Pontasserchio si appresta a celebrare, il 28 aprile.Da quella ricorrenza è nata la Fiera del 28, che poi da diversi anni si è trasformata in Agrifiera, pronta ad essere inaugurata il 19 aprile per aprire i battenti sabato 20.La vicenda che viene narrata, con il riferimento al miracolo del SS. Crocifisso, riguarda la diatriba sorta tra parroci per il possesso di una campana alla fine del '700, originata dalla "dismissione" delle due vecchie chiese di Vecchializia. 

. . . non discuto. Voi riformisti fate il vostro cammino .....
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. . . ipotetica, assurda e illogica. L'unica cosa .....
. . . leggo:
Bardi (c. d) 56% e rotti
Marrese ( c. .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Di Gavia
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di Michelle Rose Reardon a cura di Giampiero Mazzini
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di Mollica's
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Di Siciliainprogress
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C'è qualcosa, un tesoro
che tutti cercano.
Non è pietra preziosa
ne' scrigno d'oro:
si chiama semplicemente
LAVORO
Se poi al lavoro
si aggiunge .....
La Proloco di San Giuliano Terme, attenta alla promozione e alla valorizzazione dell'ambiente indice il concorso "il giardino e il terrazzo più bello" .....
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Il Serchio e la Barca.

6/9/2023 - 10:41



Ed eccoci al Serchio.


La barca traiettizia per traversarlo non c’è più da oltre un secolo e mezzo, ma è rimasta nel nome del rione che più ne è, ed era, alle sue sponde: “la Barca”

 

Il nuovo ponte. (1)
 
Cartolina viaggiata da Migliarino il 22 luglio 1949. Edita per conto Baroncini.
Il ponte è stato appena ricostruito dopo i bombardamenti americani che avevano avuto come primario obbiettivo la linea ferroviaria.
Le pietre non usano più, il cemento armato è più solido e veloce, le ringhiere in ferro sono più pratiche e ariose e Ugo ha costruito una bella casa. L’E.R.P. (ovvero il Piano Marshall) aveva reso possibile la ricostruzione in brevissimo tempo.

 

I ponti sul Serchio. (2)
 
Cartolina non  viaggiata. Lucida, anni ’60, edita per G. S. Pisa.
Sul ponte ora passano le auto, non più i barrocci, anche se: una sola non fa fila!
Intorno alla stazione sono sorte quelle strane “stanzette” fra l’Aurelia, la ferrovia e il Serchio. Erano le sedi dei vari spedizionieri che caricavano, sul grande scalo merci che era diventato Migliarino: pinoli dei Salviati, bietole spinaci e ortaggi dei coltivatori locali, nodichesi e vecchianesi.
La “piaggia” in primo piano a sinistra non c’è più, portata via, erosa, dalle piene del fiume.

 

Il Serchio. (3)
 
Bellissima cartolina del Serchio, ampio, calmo pulito.
Viaggiata da Pisa il 12 agosto 1908. Cartolina “Scarlatti” n°. 376.
Come abbiamo già notato sono vedute del paese fatte in sequenza, non molto distanti nel tempo per la qualità della stampa e per il momento della spedizione. 
La riva è un immenso canneto e si intravede con difficoltà una rientranza sotto l’alberone di fianco alla chiesa, dove era una stradetta che scendeva all’acqua: la pedata detta poi del Cinacchino, il futuro scalo dei renaioli.


Il Serchio, panorama. (4)
 
Cartolina non viaggiata, grigio chiaro, anno 1941 deducibile dalla scritta del nostro editore Baroncini Oreste che fa apporre XIX  (esplicito diciannovesimo era fascista).
Le rive hanno le canne tagliate per l’uso comune di supporto della vite, come si vede benissimo nella striscia di golena adibita a vigna, una barca staziona dove aveva il pontile “Mario di Pipetta” e al termine della riva (nella foto) si nota il dosso della pedata dei renaioli.
Palazzo delle poste in primo piano a sinistra e nucleo vecchio intorno alla chiesa, tutte case difficilmente attribuibili e riconoscibili oggi dati i numerosi crolli e rifacimenti post-bellici.
 
Panorama del Serchio e Palazzo poste. (5)
 
Cartolina viaggiata da Migliarino l’8 ottobre.  Colore grigio verde, edizione riservata Baroncini.
Sulle rovine di questo palazzo distrutto in tempo di guerra, le macerie, noi ragazzi giocavamo interi pomeriggi d’estate, a banditi, a rimpiattarello, a “dottori” con le bambine, a caccia di lucertole con lacci fatti di steli d’avena, senza domandarci mai il perché di quel mucchio di sassi. Ora le Poste Italiane vi hanno costruito il nuovo ufficio dopo la morte dell’ultimo grande “ufficiale postale” migliarinese, Giulio Catassi e poi del figlio Alberto che seguì il lavoro paterno in casa propria.
Nel palazzo della Radio, alle spalle di questo, una delle famiglie degli inquilini era quella Ambrogi il cui primogenito, Silvano, divenne un famoso scrittore, giornalista e drammaturgo. Dovuto ritornare a vivere a Roma per lavoro, lasciò in testamento di essere sepolto a Migliarino e sulla sua lapide far scrivere: Sono ritornato di qua dal Serchio, a indicare l’amore che portava per il nostro (suo) paese. Notissimo fra i suoi coetanei paesani, lo è diventato per tutti dopo l’uscita del suo più famoso romanzo: Le svedesi, un nostalgico scorcio di vita sul mare a Bocca di Serchio in attesa dell’arrivo, favoloso e favoleggiato, di un gruppo di ragazze nordiche.
 
Palazzo postelegrafonici. (6)
 
Cartolina viaggiata il 28 settembre 1942 da Migliarino. Formato ed edizione Baroncini Oreste, con annotazione XIX, ma di colore nocciola chiaro.
Il grande palazzo delle poste, con alle spalle l’altro caseggiato (tuttora esistente senza modifiche), erano stati costruiti dal Ministero delle poste e telegrafi per ospitare le famiglie di addetti (impiegati e operai) che lavoravano alla grande stazione trasmittente che si trovava a circa tre chilometri, vicino al paese di Nodica. Le Poste furono distrutte dai bombardamenti, come pure la stazione della “Radio” (così viene chiamata oggi la zona di Nodica dove sono visibili alcune tracce dei casamenti).
Quando Guglielmo Marconi scelse Coltano (zona semideserta fra Pisa e Livorno) per installarvi la sua stazione ricevente, risultato di studi e scoperte passate alla storia, aveva deciso che le onde corte, perché lavorassero al meglio, dovevano avere la ricezione e la trasmissione lontane l’una dall’altra. Ecco che fu fatta la scelta della pianura vecchianese per costruirvi il secondo impianto complementare per le trasmissioni, collegando i due centri con una linea interrata, per più di venti chilometri, di undici coppie di cavi coassiali.
Terminata la guerra, non avendo più ragione di un lavoro, molti dipendenti ritornarono nei luoghi di origine, altri si erano fatti una famiglia e rimasero a Migliarino occupando il casamento risparmiato dalle bombe che prese il nome di “Palazzo della radio”.
 
Serchio (lato mare). (7)
 
Cartolina viaggiata da Migliarino il 15 maggio 1933 Foto Giuseppe Petri. Grigio celeste.
Al Serchio il Barsotti aveva dedicato un altro bellissimo sonetto raccolto in un libretto: Rime solitarie, edito nel 1909, con poco riscontro qui da noi, ma con una traduzione ed edizione in tedesco.
 
Al Serchio
 
Ne le tue fresche, Serchio, acque correnti,
ombre fugaci a l’aura mattutina,
si specchiano le nubi iridescenti
che spinge il maestral da la marina.
 
Su le tue sponde d’ubertà fiorenti
Baciate da la lieve onda turchina,
verdeggiano i canneti sonnolenti
al sole d’oro che al meriggio inchina.
 
E quando lenta e pia cade la sera
Canta soavemente l’usignolo,
in vetta ai lauri de la tua riviera;
 
e canta a lungo i tuoi secreti amori
fermando nel silenzio il tardo volo,
a l’ombra amica, al profumar de’ fiori.
 
Il sonetto, dal quale sono state prese le strofe della cartolina, recita così:
 
E tu così perennemente vai        
cantando, Serchio, a le fiorenti sponde
e la scorrente melodia la sai       
tu solo, Serchio, e niuno ti risponde;
 
poiché niuno t’ascolta; io sol provai   
le mie note accoppiar co le gioconde
canzoni tue, ma non mi disse mai
la mia Musa, il segreto che si asconde
 
in seno a le sonanti acque turchine
che corron lietamente senza posa,
al mare grande che non à confine.
 
E il sol di maggio, nei tramonti, a sera
allor che tace ogni creata cosa,
ti reca i baci della primavera.

  
Serchio (lato monte). (8)
 
Cartolina lucida viaggiata da Migliarino il 4 gennaio 1959 Edizioni Masoni Elia  priv n. 6 Migliarino Pisano.
La macchia bianca sulla riva, a destra dell’ultimo gruppo di alberi dopo la chiesa, era la piaggetta del Cinacchino, scalo della rena.
I primi pioppi a sinistra sono quelli da dove si facevano i mitici “tuffi con la fune” e che Mario di Pipetta (è sua la barca in Serchio) taglierà per non avere più confusione di ragazzi nell’orto di golena.
Che bell’acqua, che bei tuffi, che bei tempi!
Sono gli anni d’oro dell’estrazione meccanizzata della rena.
Esaurite le “piagge” che offrivano sabbia senza il fastidio della barca, ora bisognava andare a cercarla nel “fondo”. Nacquero così dei chiattoni mobili che si posizionavano in luoghi adatti. Tiravano su dal fondo, con una serie di cucchiai fissati su un nastro, la sabbia che veniva scaricata in navicelli trainati poi al luogo di raccolta. Vicino a Migliarino vi era un silos quasi di fronte alla chiesa, sulla riva opposta, e lì convogliavano i barchetti carichi all’inverosimile come si vede nella foto.
Purtroppo, una decina di anni dopo questa foto, vi fu un incidente, un naufragio cioè, dove persero la vita due dei tre operai addetti al carico e trasporto.
La cosa sconvolse tutto il paese accorso sulle rive per cercar di capire il perché di quella stupida incredibile morte sotto i ponti.
Vi è un’altra cartolina simile, ma senza quel barcone che se ne va verso il monte. Edizioni Baroncini.

 

(continua)

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