Il nuovo articolo di Franco Gabbani non riguarda un personaggio o un evento in particolare, ma esamina un aspetto sociale e lavorativo che, presente da molti secoli, ebbe grande sviluppo nell'800 ( fino all'inizio del '900), ma che fortunatamente terminò relativamente presto, grazie agli sviluppi economici e scientifici.
Si tratta del baliatico, un'attività spesso vista benevolmente, ma che è stata definita "calamità occupazionale"
Di Marlo Puccetti
Senza ombra di dubbio l’evento di Lucca al Real Collegio è stato un successo ma per capirlo meglio facciamo un passo indietro andando con il pensiero alla mostra della Versiliana già riportata in evidenza sulla Voce del Serchio con una serie significativa di foto. Approfondiamone i contenuti.
In quella occasione La pittrice Gavia pontasserchiese di Limiti, quando ancora si chiamava Paola, cresciuta in Via dei Palli (ora obbligata dalla toponomastica Via Galvani) al Parco della Versiliana aveva allestisto una mostra di pittura “Infuturarsi”che aveva suscitato l’interesse di un pubblico eterogeneo attratto dalle pennellate di colore dei quadri esposti. Istintivamente per abitudine si cerca di dare un titolo ai quadri ma Gavia come aveva tenuto a dire più volte aveva lasciato piena libertà di interpretazione per non condizionarne la visione. E’ stata una sfida. Gavia si è chiesta cosa possa vedere e notare una persona che guarda una sua pittura e magari è in antitesi a quello che ha voluto esprimere. Il critico d’arte Lodovico Gieirut ha preso la parola dicendo che Gavia si è guadagnata questo spazio della Versiliana per la sua bravura, ricordando il successo dell’anno scorso e per l’amore che mette nei suoi quadri, perché Gavia dipinge con il cuore. Di questa artista cosa mi piace di più? si chiede il critico: è il colore.
Nell’intervento la storica Marilena Cheli Tomei. ha tenuto a precisare che la pittura è lo specchio di chi dipinge e che non ci sono dubbi sulla mano femminile perché l’artista riesce a raggiungere dei risultati con l’acquarello che danno vita al quadro. Richiama l’attenzione sulle labbra disegnate o su un altro dipinto dove ci sono delle lettere perché Gavia parla con i quadri ma le sue parole sono piume non pietre. La sua opera è una simbologia al femminile, In un quadro la luna è nella tradizione la parte femminile mentre nel mare c’è l’acqua che è la vita. Passeggiando tra i colori dove il “blu Gavia” prevale ti accorgi che un quadro ti sta guardando . Ti avvicini e negli occhi vedi la profondità dello sguardo di Gavia. “Il percorso che abbiamo fatto in questo meraviglioso spazio del laghetto delle ninfee riflette i colori di chi ci mette passione desiderio e sofferenza”. Queste parole ce le suggerisce il regista e scrittore Stefano Benedetti che ne ha esaltato i particolari nella brochure di presentazione.
Passando alla mostra di Lucca, superata la bellissima facciata della chiesa di San Frediano si arriva all’entrata del Real Collegio ed è la stessa Gavia ad accoglierci. In una splendido chiostro sono appesi con apparente casualità i quadri per un cammino da fare che lascia liberi nel pensiero e nella vista. Note musicali sono andate ad allietare il pomeriggio culturale. Questo grazie all’Istituto musicale Boccherini di Lucca che ha permesso di poter ascoltare all’Arpa la brava Sofia Paterni
Anche in questa occasione non è mancato il critico Geirut che ha detto:” Quando nella guerra si parla di eroi, si pensa al maschile, spesso la storia la scrivono gli uomini, si dimentica la donna come figura essenziale. È una mostra che ti fa pensare ed ecco le donne che si devono valorizzare come le crocerossine e le partigiane della seconda guerra mondiale” Lo stesso Geirut ha scritto nel 2017 un libro sulle donne di Viareggio e della Versilia per dare un segno sull’importanza femminile. In Gavia continua il critico ha notato una vitalità che esprime con oli, acquarelli, su carta e su legno. Ha voluto dare spazio alle donne di Lucca ma quelle del popolo, non famose ma importanti nei loro lavori. Le donne di Lucca sono protagoniste e hanno prodotto lavoro e come nota di cronaca hanno dato prestigio alla crescita di Viareggio. Amichevolmente Paola ti fa riflettere facendoci dono di queste opere; in Gavia c’è una versatilità che avverti nei quadri.
La storica Cheli Tomei esalta il ruolo della donna attraverso le microstorie che sono quelle dei dimenticati. Ha scritto un saggio sulla condizione femminile sulla donna evidenziando la Beatrice di Dante. Ha precisato che le donne che lavoravano erano sotto pagate (ndr spesso lo sono ancora). Ha continuato dicendo che Artemisia Gentileschi certamente famosa aveva dovuto subire le angherie dell’epoca in quanto donna. Paola ha voluto dare spazio alle donne cadute nell’oblio perché per loro non c’è mai stato il giusto spazio. Avere conosciuto Paola , è aver conosciuto la sua grazia e la sua femminilità aggressiva in senso positivo, perché è chiaro che nell’artista c’è la consapevolezza di un messaggio chiaro senza tentennamenti.
Gavia quando ha preso la parola ha spiegato subito che ha voluto dare volto alle donne senza volto, che hanno fatto la storia di Lucca. Donne che hanno lavorato alla Cucerini Cantoni, la manifattura Tabacchi, le tessitrici e le pittrici delle statuine della Garfagnana. Attraverso il loro lavoro è passata tutta l’emancipazione femminile. Ha evitato però di celebrare nomi noti. Una mostra poliedrica che ha comportato nuovi incontri e confronti. Questo incontro è stato molto partecipato con domande mirate e esprimendo anche interessanti opinioni. Paola e Gavia si sono incontrate. Paola che ha proposto un tema sociale sempre attuale e Gavia che lo ha dipinto. Questo vuol dire che il fine è stato raggiunto, quello di suscitare interesse intorno ad un argomento mai del tutto approfondito come l’emancipazione femminile e il ruolo cardine della donna. Alla fine Gavia ha ringraziato per la numerosa presenza anche i compaesani di Pontasserchio ed è stata gradita la presenza del presidente dell’Associazione culturale “La Voce del Serchio” Sandro Petri.