Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA sono la figlia della "Cocca".
Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.
Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è ancora comunità.
SPOT ESSELUNGA PESCA/ Nella bugia innocente di una bimba l’imprevisto di bene che tutti vorremmo
Pubblicazione: 28.09.2023 - Andrea Mobiglia
Divide il nuovo spot Esselunga, quello della bambina Emma e della sua pesca. Ed è una divisione opportuna, perché costringe a riflettere
Sta facendo molto discutere il nuovo spot di Esselunga, che descrive una famiglia di genitori separati con la loro figlia. Pur partendo dallo store, la storia, della durata di due minuti scarsi, si concentra sulla vita di questa famiglia, guardandola attraverso gli occhi della bambina, arrivando poi verso un finale agrodolce. Va detto innanzitutto che la pubblicità in questione è un grande successo di marketing, se si dà per assodato il detto di andreottiana memoria (a sua volta preso da Oscar Wilde): “Bene o male, l’importante è che se ne parli”.
Questa pubblicità ha portato con sé tanti commenti spregiativi e tanta indignazione. Eppure quello che descrive Esselunga non è altro che una parte della realtà familiare del mondo di oggi, una realtà fatta di famiglie che incontrano le più svariate difficoltà che la vita pone davanti e che, in alcuni casi, arrivano a separarsi. Forse quello che irrita non è tanto il vedere una pubblicità fuori dagli schemi, ma il sapere che quello schema descrive una possibilità per ciascuno. Perché il divorzio, così ci è stato insegnato negli ultimi 40 anni di accesi scontri politici su tutte le materie familiari e morali, è un diritto. Ma quello che nessuno ha portato nel dibattito è che è soprattutto una sofferenza, una ferita. Una ferita perché esso è il rompersi di un legame con un altro a cui si aveva affidato la propria felicità, il disgregarsi di un legame d’amore che, almeno per un istante, rispondendo alle esigenze più intime dell’animo umano, aveva avuto un inspiegabile sapore d’eternità.
Allora forse questo spot può aiutare ad andare oltre. Viene descritto un rapporto rotto, pieno di tristezza e del malinconico sapore di una vita felice che entrambi i genitori hanno negato a sé stessi e all’altro, per motivi che non ci è dato conoscere. A spaccare questo quadro di normale routine ci pensa Emma, la bambina che deve ovviamente alternarsi tra la compagnia della mamma e quella del papà. Una bambina che, tornando dallo store, vede una sua coetanea godersi la compagnia di entrambi i genitori, facendo trasparire tutta la sua nostalgia di qualcosa, o meglio qualcuno che le manca, nonostante la presenza della mamma, con la quale, come si vedrà poco dopo, riesce a divertirsi e a sentirsi amata. Eppure, quando arriva il papà a prenderla (perché “è arrivato il suo turno”) saluta la mamma e si scaraventa tra le braccia dell’uomo: in sostanza, la bambina rivolge il suo affetto ad entrambi.
“Cosa c’entrano i bambini?” si legge tra i tanti commenti, invitando a lasciarli fuori dalla questione. Purtroppo non è possibile farlo: “Non c’è separazione di coppia che non porti dolore nella vita di un figlio” (Alberto Pellai, commento Instagram). Emma è forse l’unico legame rimasto tra i genitori. Emma è una bambina e come tale si comporta: il suo desiderio è che i suoi genitori vadano d’accordo, per il banalissimo fatto che vuole bene a entrambi e li desidera, nonostante tutti i loro errori. Non tornano forse alla mente alcune parole, antiche e sempre nuove: “Se non diventerete come bambini”? (Mt 18,3)
“Questa pesca te la manda la mamma”. Una semplice, innocua bugia. Una frase che strappa il quotidiano momento del “cambio genitore”. Un imprevisto, innocente come un bambino. Eppure non è forse un imprevisto “la sola speranza”?
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dal web
Caterina Coppola
Ritorno su questi canali unicamente perché sono veramente sconcertata dal fatto che vi stiate accanendo da 4 giorni su uno spot dell’#Esselunga. Uno spot normalissimo che appena un lustro fa non avrebbe (giustamente) infastidito nessuno. Invece ora no: uno vede una bambina che dà una pesca al padre divorziato e partorisce strampalate teorie secondo le quali questo gesto e, in particolare, il contesto in cui è inserito dovrebbero urtare la sensibilità dello spettatore.La verità è che ormai non si può rappresentare più niente senza che qualcuno si senta offeso.Il politically correct vi ha mangiato il poco cervello che avevate.
Celso Movigo Dangera...
non ditelo a me !...io non sento nemmeno il bisogno di scusarmi con orsi e lupi (tanto che dico ancora "crepi il lupo"), non mi vergogno di quello che ha fatto Colombo (se ha fatto qualcosa) e non mi sento responsabile per i poveri pellerossa, per i Maya, gli Incas ed Atzechi ! Figuriamoci se mi sento in colpa per quello che hanno fatto i crociati (tanto più da ateo).Non provo sensi di colpa per la storia, nessuna storia, di nessun tempo.Il washing di qualsiasi tipo lo odio. Vivo il presente, senza pregiudizi (neppure positivi), senza razzismo e senza sentire il bisogno di cambiare nulla del passato, men che meno frasi, termini, colore dei protagonisti.Il racconto di una bambina che soffre (e tanti bambini ci sono passati, ci stanno passando e ci passeranno) e si inventa un piccolo gesto per raccontare a se stessa che può esistere ancora una possibilità non mi mette contro il divorzio, o contro chi lo affronta ! Non mi racconta la destra o la sinistra, mi racconta il dolore di quella bambina e basta, una storia tanto piccola quanto dolce.
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Iolanda Sasso
Hanno rotto le balle con questa pesca addirittura la tizia di sinistra ne ha fatto un trattato di psicologia sulla famiglia dei divorziati.