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Di Gavia
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C'è qualcosa, un tesoro
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di Claudia Fusani
Le mani dello Stato sui conti correnti: si, no forse. E la Lega si mette contro la legge di bilancio

27/10/2023 - 10:34

Le mani dello Stato sui conti correnti: si, no forse. E la Lega si mette contro la legge di bilancio

Le misure, dalle pensioni alla tasse sulla casa e sugli affitti, penalizzano Salvini e le sue promesse. “Questa manovra così non va” ha detto. La smentita del Mef. La non smentita di palazzo Chigi. Mentre Meloni è a Bruxelles al vertice europeo

Sette di sera, corridoi di fianco all’aula della Camera. Il numero 2 della Lega Andrea Crippa, fedelissimo di Salvini, incrocia l’ex ministro dell’economia Giulio Tremonti ora in quota Fratelli d’Italia. “E’ chiaro che a noi non può andare bene il prelievo forzoso dai conti correnti. Come lei sa bene Professore…”. Tremonti lo guarda, annuisce e si prende Crippa sotto braccio. Lontano dalle orecchie dei cronisti. 

La Lega ha aperto ufficialmente il fuoco amico sulla legge di bilancio. Tutto prevedibile nel momento in cui Matteo Salvini è senza dubbio il più penalizzato dalla manovra firmata dall’amico e ministro Giancarlo Giorgetti. Dalle pensioni alla tassa sull’extragettito dei profitti delle banche passando per l’aumento delle tasse sulla casa, molto delle legge di bilancio scontenta il leader della Lega e ridicolizza parecchie sue promesse. Il malcontento rumoreggiava da giorni tra senatori e deputati leghisti. Il colmo è stato ieri mattina quando i giornali hanno titolato, quasi tutti in prima pagina, di un’altra novità del governo Meloni: via libera al prelievo forzoso da parte dell’Agenzia delle entrate nei conti correnti dei morosi col fisco. In pratica via libera allo Stato che nel momento in cui ciascuno di noi dovesse avere un debito con il fisco e non lo paga (o lo contesta) nei sessanta giorni previsti, invece di sollecitare va direttamente in banca, sui nostri conti e preleva la somma dovuta. Un modo piuttosto energico di combattere l’evasione fiscale. Un modo sicuro per fare cassa per un governo che letteralmente non sa dove andare a trovare i soldi per le coperture delle misure promesse. “Il mio amico Giancarlo… non lo invidio proprio, fa un mestiere ingrato” diceva con buona dose di sarcasmo ieri sera Matteo Salvini a margine di uno dei tanti eventi di giornata che lo ha portato a Napoli. 

Nel pieno del Consiglio europeo  
La Lega che dice stop alla legge di bilancio è un grosso problema per Giorgia Meloni che, impegnata a Bruxelles in un delicato vertice europeo, sperava di poter stare concentrata almeno in questi due giorni sui delicatissimi dossier relativi ai conflitti (Ucraina, Medioriente e anche Balcani) e all’immigrazione. Nulla da fare, invece. Alle cinque del pomeriggio è stato il Mef a far uscire una nota per cui “le indiscrezioni giornalistiche sulla legge di bilancio pubblicate in questi giorni su diversi temi (ad esempi pensioni, tasse, presunti prelievi da conti correnti ed altro)sono frutto di bozze non definitive, non diffuse dal Mef e dunque non attendibili”. Non basta. Troppo debole. Troppo poco chiaro. “Ma dove siamo - incalza il senatore Renzi, leader di Italia Viva nell’aula del Senato durante il questione time con il ministro Giorgetti - la legge di bilancio è stata approvata due settimane fa, non abbiamo ancora un testo definitivo eppure girano bozze molto circostanziate su tasse sulla casa, aumento Iva, prelievi forzosi. Dove sta la verità? Forse Meloni deve indire un nuovo consiglio dei ministri?”.  
Il chiarimento della premier  
 Il caos nella maggioranza è tale che la stessa premier, pur impegnata a Bruxelles, ha dovuto interrompere la riunione e mettere la testa su quello che stava succedendo in Italia. Su Salvini che stava minacciando di tutto e di più. E così alle 20 e 20 palazzo Chigi ha dovuto a sua volta diffondere una nota che prova a fare chiarezza.  diceva le stesse cose del Mef: “La notizia del prelievo forzoso dai conti correnti degli italiani per recuperare le imposte nonm pagate è totalmnete priva di fodnamento”. Ma la faccenda è troppo seria per liquidarla con un “non è vero”. Anche perché è vero. Spiega infatti palazzo Chigi: “La legge di bilancio, in coerenza con quanto previsto dalla delega fiscale, si limita a prevedere la possibilità di utilizzo di strumenti informatici per efficientare strumenti già esistenti utilizzati per il recupero d’importi relativi a cartelle esattoriali per le quali il contribuente non ha presentato ricorso e non ha ottenuto una sospensione giudiziale”. Dunque un prelievo forzoso esiste nel senso che lo Stato, una volta verificato che la somma contestata e da esigere è corretta e fondata, può prendersela da solo trascorsi i sessanta giorni e se non viene fatta la contestazione. Si aiuta così la lotta all’evasione fiscale. E si rendono efficaci molte contestazioni destinate invece a restare solo sulla carta. 
Dunque il Mef smentisce le bozze della manovra (peraltro documenti distribuiti alle segreterie dei vari ministri) ma palazzo Chigi e la stessa premier sono costretti a precisare. Ma non a smentire. 
Il question time  
Il nervosismo monta in mattinata con la lettura dei giornali. Più d’uno dà questa notizia in prima pagina. Ma da dove è saltata fuori? La verità è che il testo della manovra, pur approvata il 16 ottobre (“nei tempi previsti, puntualissimi” osservò polemico Giorgetti), non è ancora stato depositato al Senato, l’unica camera che avrà l’onore di discuterla ed approvarla.  “Arriverà domani, al massimo sabato” ha rassicurato Luca Ciriani, ministro per i Rapporti col Parlamento. Al questioni time al Senato ieri pomeriggio il   titolare dell'Economia Giancarlo Giorgetti lamenta la “miriade di commenti su bozze più o meno autorizzate, anzi sicuramente non autorizzate”. “Discuteremo delle proposte del governo quando verranno codificate opportunamente” assicura rispondendo al question time proprio su una delle indiscrezioni di questi giorni, sulle modifiche alla norma sul rientro dei cervelli (lo sgravio fiscale passa dal 90 al 50%, quasi dimezzato, a detta di molti non più conveniente).  
Il ministro ripete da giorni il suo mantra: “responsabilità e serietà” sono le caratteristiche di tutta la manovra; il governo è “consapevole delle difficoltà e dei bisogni concreti a cui non sarà possibile dare seguito perché è necessario scegliere”; il momento che stiamo attraversando è “particolarmente delicato” e il primo dovere è “assicurare la massima efficienza nella gestione delle risorse”. Ma col passare dei giorni, via via che escono bozze e dettagli, il malumore nella Lega è andato crescendo. E non è solo un problema di Salvini ieri sbeffeggiato ripetutamente al Senato perchè non solo non abolisce la Fornero ma la applica in modo ancora più severo. E perchè il Ponte sullo Stretto, “figuriamoci se c’è. Anzi sarebbe grave ci fosse”. I leghisti del nord si chiedono che fine abbia fatto la legge sull’Autonomia e, soprattutto, che fine hanno fatto i soldi per i Lep senza i quali l’Autonomia è lettera morta.   
Manine & modifiche  
La norma relativa al prelievo fiscale risulta modificata anche nell’ultima bozza circolata. La procedura forzosa è interdetta per i debiti complessivamente inferiori ai mille euro. Ritoccate anche le norme sulle pensioni: è stato cancellato il comma che anticipava al 2024 lo stop all’adeguamnto della speranza di vita per l’anticipo dell’assegno e il ritocco dell'importo minimo da maturare per andare in pensione 3 anni prima, per chi ha almeno 20 anni di contributi versati dopo il 1996. La norma attuale fissa la soglia al 2,8, la precedente bozza al 3,3: ora si ferma a 3volte, ridotto a 2,8 volte per le donne con un figlio e a 2,6 volte con due o più figli. Passa da 400 a 200 milioni lo stanziamento per il bonus sociale elettrico nel primo trimestre 2024 e arriva una stretta sul tax credit al 40% per il cinema, da cui potranno essere escluse le case cinematografiche non indipendenti o non europee. Il fondo per l’audiovisivo viene tagliato di 50 milioni di euro. Ancora, viene inserito un tetto massimo di 50mila euro al valore complessivo dei titoli di Stato non conteggiati nella determinazione dell’Isee, da cui sono esclusi pure i prodotti finanziari di raccolta del risparmio con obbligo di rimborso assistito dalla garanzia dello Stato. Finalmente è comparso anche il Ponte sullo Stretto di Messina (nelle prime bozze non c’era) per cui si autorizza una spesa complessiva di 11,63 miliardi di euro dal 2024 al 2030. 
A caccia di soldi  
Il problema è che la Ragioneria è senza soldi e sta raschiando il fondo del barile. Sono venuti meno, ad esempio, i circa due miliardi e mezzo che dovevano  arrivare grazie alla tassa sull’extraprofitto delle banche. Ecco allora che all'ipotesi di inasprire il prelievo sugli extraprofitti per finanziare un allentamento dei requisiti per il pensionamento, si aggiunge quella di introdurre un nuovo condono, una “pace fiscale” per reperire le risorse.  
Al momento le uniche cose certe della manovra sono i 14 miliardi in più nelle buste paga di 14 milioni di lavoratori e i soldi per rinnovare i contratti del pubblico impiego scaduti da tre, quattro anni.  



27 ottobre 2023

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