Nella prestigiosa Sala Gronchi del Parco Naturale di Migliarino, San Rossore e Massaciuccoli, il 20 ottobre alle ore 16, avrà luogo la cerimonia di premiazione della dodicesima edizione del concorso artistico-letterario "Area Protetta", organizzato da MdS Editore, Associazione La Voce del Serchio e Unicoop Firenze Sezione Soci Valdiserchio-Versilia.
Sette ottobre addio Il rischioso equilibrismo della sinistra seria su Hamas e Israele Elly Schlein cerca di barcamenarsi tra la linea occidentale e le piazze arcobaleno, scontentando tutti.
Ma la politica è decidere, non inseguire tutti i consensiSette ottobre addio? Il dubbio viene, anzi, qualcosa in più. L’aria è cambiata e dunque a quelle lancinanti immagini di ragazzi che dopo una notte di balli e canti corrono per sfuggire ai tagliagole, addio alla più veloce solidarietà della storia già ingoiata dal pozzo della memoria, sette ottobre addio, addio al Sabato nero come lo ha chiamato Maurizio Molinari nel suo magnifico longform su Repubblica.
L’inevitabile reazione israeliana al pogrom del sette ottobre è violentissima, criticata, incerta nei suoi esiti tanti da far pendere una già periclitante opinione pubblica verso la più tosta ostilità verso Gerusalemme, e non parliamo qui dei giovanetti estremisti che strappano le bandiere con la Stella di Davide ma di gente comune che disseppellisce un’antica ascia antisionista o antisemita; e della sinistra italiana che nelle ore successive al pogrom si era schierata dalla sola parte verso cui la ragione poteva spingere a schierarsi, cioè Israele. Piano piano, con il passare dei giorni, il Partito democratico, cioè l’unico partito della sinistra italiana – i gruppettari non contando – nella sua intima confusione mentale ormai consustanziale al proprio essere sta passando alla posizione del «pacifismo imbelle», come lo chiamava Emmanuel Mounier, che chiede la pace a pochi giorni dalla dichiarazione di guerra di Hamas e «soluzioni politiche» che non paiono esattamente dietro l’angolo. Israele è in battaglia, i palestinesi “buoni” non hanno la forza di porsi come attori sulla scena, mentre intanto la violenza cieca di Hamas minaccia, con Israele, i valori dell’Occidente, si pende verso la dimenticata e ora ritrovata causa palestinese e Israele viene condannata per il mix di assedio e bombe e così Elly Schlein ha denunciato l’astensione italiana alle Nazioni Unite motivata dalla inaccettabile assenza di una esplicita condanna di Hamas (anche la Germania si è astenuta, la Francia di un Macron poco stabile ha votato a favore insieme alla Spagna da sempre filo-araba, la Polonia contro: ciao ciao Europa).
Lei, finora attenta nel tenere il timone, giorno dopo giorno pare riscoprire il pacifismo della vicinissima sua gioventù anche se si tiene lontana da tutte le piazze, sia da quella filo-israeliana indetta dal Foglio sia da quella arcobaleno dell’altro giorno.Ieri sera la segretaria da Fabio Fazio ha difeso Israele e condannato il governo di Netanyahu.
Equilibrismi causati dalla complessità ma sempre equilibrismi. Ora va di moda andare alle manifestazioni a titolo personale, inedita pratica nella storia della sinistra mondiale, però in un certo senso obbligata perché il Nazareno non ce la fa a tenere una linea per più di quindici giorni, quando va bene.
Non è che il Pd sposti l’opinione pubblica, non ne ha la forza né l’autorevolezza per farlo, piuttosto è quella opinione pubblica che si forma all’incrocio di social e bar a orientare il Pd – sul quale inoltre incide alla grande il posizionamento strumentale di Giuseppe Conte – e sta esattamente qui la genesi del populismo di questa sinistra, seguire il popolo e non orientarlo, aggiungendo a tutto questo, a proposito di Conte, un infantile rincorrersi a chi arriva primo a dire le cose che il popolo vuol sentirsi dire, il che aggiunge un tocco di pena per come è ridotta la politica al giorno d’oggi.
Quanto al mitico dibattito interno che si pratica mediante apposite chat – aridatece il Comitato centrale di tre giorni – la sofferenza nel partito è soffocata o dal solito riflesso burocratico-unanimistico o dal conformismo finalizzato a conquistare un posto in lista: si osservino certi sindaci un tempo caldi riformisti ora a caccia di un seggio a Bruxelles come si schierano, tempo tre secondi, con Elly.
Così che alla fine il Pd rischia di prendere schiaffi da tutti, proprio come Arlecchino, cioè dai filo-israeliani delusi dal dietrofront pacifista e dagli anti-israeliani scettici sul medesimo dietrofront.La fermezza questa sconosciuta è evidentemente roba da Prima Repubblica per questi che giocano a dadi con la storia finendo come quei barbieri che danno ragione ad ogni cliente, e dunque si schierano, poi non si schierano, poi si ri-schierano contro quelli con i quali si erano schierati prima, il tutto dentro un caleidoscopio politico che ricorda l’ultima scena di Otto e mezzo, ma qui non siamo al cinema.Certo bisogna far sponda all’inquietudine del Paese stanco di guerre, agli intellettuali che dietro un Martini riscoprono Arafat, ma polemiche a parte non è che non esistano enormi questioni morali e problemi politici che sembrano irrisolvibili. Però un partito deve scegliere da che parte stare.
Marcel Proust, che certo non era un rivoluzionario ma aveva una tipica sensibilità ebrea, scrisse al pittore Jacques-Émile Blanche tanti anni dopo l’Affaire Dreyfus: «Caro amico, perché non vi siete schierato?
Bisognava contarsi!». Ecco, appunto, altro che titolo personale.
Vedi anche
ù