none_o


In questo nuovo articolo di Franco Gabbani viene trattato un argomento basilare per la società dell'epoca, la crescita culturale della popolazione e dei lavoratori, destinati nella stragrande maggioranza ad un completo analfabetismo, e, anzi, il progresso culturale, peraltro ancora a livelli infinitesimali, era totalmente avversato dalle classi governanti e abbienti, per le quali la popolazione delle campagne era destinata esclusivamente ai lavori agricoli, ed inoltre la cultura era vista come strumento rivoluzionario. 

. . . altrimenti in Italia tutto il potere centrale .....
Sei fuori tema. Ma sappiamo per chi parli. . .
. . . non so se sono in tema; ma però partito vuol .....
Quelle sono opinioni contrastanti, il sale della democrazia, .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
IMMAGINA San Giuliano Terme
none_a
di Umberto Mosso
none_a
di Riccardo Maini (vedi risposta al sig. Bertelli)
none_a
Comunicato congiunto FdI, Lega, FI.
none_a
“Interrogazione del consigliere provinciale Roberto Sbragia”
none_a
Ripafratta, 25 maggio
none_a
di Fabiano Corsini
none_a
Prato
none_a
Dal 17 al 19 Maggio ore 10.00 - 20.00
none_a
Forum Innovazione di Italia Economy" II EDIZIONE
none_a
Nei tuoi occhi languidi
profondi, lucenti
piccolo mio
inestimabile tesoro
vedo il futuro
il tuo
il presente
quello del tuo babbo
il passato
quello .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
di Claudia Fusani (a cura di Bruno Baglini, red VdS)
Il Campo Largo parte ma non decolla. Conte: "Non siamo la stampella". Guerini: "E’ il Il Pd che dà le carte"

13/11/2023 - 9:26

Il Campo Largo parte ma non decolla. Conte: "Non siamo la stampella". Guerini: "E’ il Il Pd che dà le carte"

E la Schlein non vuole più sentire parlare di primarie. Rischio scissioni e fratture in Sardegna dove Soru ha lasciato il Pd contro la candidatura dall’alto della grillina Todde.

E anche in Toscana. A Firenze una larga parte del Pd chiede la consultazione interna per la scelta del candidato sindaco

“Da questa piazza parte una fase nuova” aveva detto la segretaria del Pd Elly Schlein sabato sera lanciando il “campo largo” da piazza del Popolo sabato sera. Le stime del Nazareno dicono che in piazza c’erano 50 mila persone. Come si sa, la contabilità delle piazze è sempre un po’ ballerina. Il problema è che - e non la prima volta - il “campo largo”, cioè “l’alleanza contro il governo di destra”  non solo non è largo ma neppure prova ad allargarsi. Una dinamica già vista. E che si ripete. Funziona più o meno così: il giorno della manifestazione si parla di “campo largo”; vai a vedere chi c’è e trovi sempre gli stessi: Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli ed Elly Schlein. Per carità, ottimo e abbondante. Ma il campo, come si vede, è sempre lo stesso e decisamente a sinistra. Il Pd, ricordiamolo, doveva essere un soggetto politico con vocazione maggioritaria e che doveva comprendere culture diverse, comprese quelle cattolica, liberali, riformista e progressiste.  


“Largo” ma verso una parte sola  
Perchè poi con Calenda Schlein ci “prova”, abbocca, fa abboccare, ma in piazza il leader di Azione non ci va (“non serve andare in piazza per fare opposizione”) e il giorno dopo manda avanti i suoi fedelissimi come Lombardo e Costa a dire: “Noi mai con 5 Stelle e Pd”. Tattica? Nel senso che poi sarà un felice matrimonio? Doveva esserlo anche a luglio 2022, per le Politiche. E’ andata com’è andata. Con Italia Viva e Matteo Renzi non se ne parla neppure: solo il nome - dell’ex premier - fa venire l’orticaria, odio allo stato puro, da parte della segretaria e di quella parte - i Ds e la vecchia Ditta - che entrò nel Pd, fece una scissione nel febbraio 2017, fondò “Articolo Uno”,  a luglio scorso lo ha sciolto ed è tornata a casa. Ponendo un paletto: mai più Renzi. Con sui si evitano tassativamente confronti e dibattiti pubblici e/o in tv. Per carità, poi i “campi” si allargano con le persone e i voti più che i loro leader. E però, insomma, un ragionamento inclusivo, di unità, per far blocco e massa contro le destre che sanno benissimo fare blocco al di là dei programmi e delle intenzioni, sarebbe opportuno.    

Guerini mette i puntini sulle “I”     
E infatti sabato, giorno della manifestazione, è stato di festa. La domenica, cioè ieri,  è stato quello dei distinguo. Delle sottrazioni più che delle addizioni. Dopo lungo pensare e pesando bene le parole, cosa che fa sempre e infatti è il politico che dichiara meno in assoluto, s’è fatto sentire Lorenzo Guerini, deputato, presidente del Copasir  e leader dei riformisti che stanno nel Pd. Guerini sabato era in piazza del Popolo e aveva detto “da questa piazza parte  l’alternativa per un futuro più giusto”. Poi, visto come era andato il dibattito domenica, ha detto stop. E ha avvisato: “No a competizioni per rubarci l’1%, l’avversario è la destra”. E ha attaccato la presunta autosufficienza del Pd. Quello di Guerini, intervistato dall’Adnkronos, è stato un vero e proprio bilancio ma soprattutto un voler rimettere le cose a posto dopo una giornata in cui Conte è tornato ad essere bi-fronte, della serie “col Pd, si, forse, comunque il Movimento siamo noi e non ci mescoliamo con nessuno”. Non esattamente lo spirito giusto per l’alleanza e il campo largo. 

“Lavoriamo a un’alleanza con tutti quelli che vogliono costruire un’alternativa alla destra, un'alleanza larga con le forze presenti in piazza sabato ma che guardi anche a quelle forze che ieri non c'erano: dobbiamo sollecitarle a fare un lavoro insieme oggi all’opposizione e poi in prospettiva”. Guerini chiama tutti, insomma, senza odi nè pregiudizi, solo in quanto parte di un fronte del No che in Parlamento comprende anche, e appunto, Radicali, Italia Viva, Azione. “Sabato - ha spiegato Guerini - c’è stata  una bella manifestazione che ha messo in campo un’ idea di alternativa al centrodestra, che vede il Pd come perno di una alleanza larga in grado di competere per il governo del paese”. Sono stati fissati “i punti su cui costruire il contrasto all’azione di questo governo, l’incapacità del governo nell’affrontare i nodi del paese, una legge di bilancio che non mette in campo alcuna idea di equità, non offre sostegno alle fasce più deboli”. Fin qui la parte destruens, distruttiva. Poi c’è stata quella “costruens”, costruttiva su lavoro e sanità. Poi il messaggio chiaro a Giuseppe Conte, leader dei 5 Stelle, e sulla sua affidabilità. “Serve collaborazione e non competizione per rubarci l’1% - ha chiarito, una volta di più, Guerini. “L’avversario è la destra, la competizione tra noi non serve. E’ chiaro invece che il Pd è il perno di questa alleanza perchè ha la storia e le caratteristiche per poterlo fare”.  
Conte: “Noi non siamo la stampella di nessuno” 
Guerini ha deciso di violare il tradizionale silenzio per rimettere al suo posto Conte che parlando ad un’assemblea Cinque stelle a Roma ha chiarito: “La piazza di ieri è stato un bel colpo d’occhio, da parte nostra confermiamo un dialogo in corso ma io rappresento una forza autonoma distinta e finché ci sarò io non permetterò a nessuno di pensare che il M5S possa fare da stampella o succursale a qualcuno”. Ora, il punto è che non solo Conte non vuole fare da stampella, più che legittimo specie fino alle Europee quando si voterà con il proporzionale, ma di sicuro riesce ad imporre i suoi candidati al Pd.  Quanto sta succedendo in Sardegna in vista delle regionali del 2024 è abbastanza clamoroso. Il centrosinistra sardo  rischia una spaccatura insanabile che potrebbe pregiudicare le elezioni. Dopo l’investitura ufficiale di Alessandra Todde (avvenuta giovedì scorso) da parte della coalizione di campo largo con Pd e M5s, l’ex governatore ed eurodeputato del Pd Renato Soru ha confermato la sua candidatura e ha annunciato il suo addio al partito guidato da Elly Schlein.   
Lo strappo in Sardegna 
Tutto è accaduto dopo una settimana di tensione sull’isola durante la quale alcuni partiti hanno disertato il tavolo del campo largo per abbracciare la “rivoluzione gentile” dello stesso Soru. “Sono stato tra le 40 persone che hanno fondato il Pd - ha detto Soru venerdì a Cagliari davanti ad una platea di circa 600 persone”. 

Con Soru ci sono i tre partiti fuoriusciti la scorsa settimana dal “campo largo”: i Progressisti, +Europa e gli indipendentisti di Liberu. Soru e compagni hanno sempre chiesto che si svolgessero le primarie per la scelta del candidato, ma il campo largo le ha escluse sin da subito convergendo sul nome di Todde, frutto del patto Conte-Schlein. In questo modo, arrivando divisi alle urne, è abbastanza scontata la vittoria del candidato del centrodestra, l’uscente Solinas che in questi anni non ha brillato come avrebbe dovuto e potuto. Specie sulle crisi industriali sull’isola. 
Qualcosa di analogo rischia di accadere in Toscana che, oltre alle regionali, avrà una tornata di amministrative di peso con 183 comuni al voto e l’elezione per il sindaco di Firenze, Prato e Livorno. Tre comuni a guida Pd ma se Salvetti (Livorno) sarà ricandidato per il secondo mandato, Nardella (Firenze) e Biffoni (Prato) sono entrambi alla fine sel secondo mandato e dovranno cedere il passo ad altri. E qui è in corso un altro pasticcio.   
Il pasticcio toscano  
Nel centrosinistra è incertezza totale, sia sulle alleanze che sulla scelta del candidato. Matteo Renzi, visto l’empisse e il no a tutto del Pd di Schlein, si è detto pronto a correre da solo nella sua città, magari candidando la vice presidente della Regione Stefania Saccardi, e poi si vedrà nel ballottaggio.

  Il Pd non ha deciso neanche la strada da seguire per individuare il nome anche se crescono le pressioni per fare le primarie in assenza di un candidato forte condiviso. Dario Nardella, che gioca la sua personale partita per una candidatura europea, vorrebbe spingere la sua candidata, l’attuale assessore al welfare Sara Funaro. Il fatto è che anche a Firenze è in corso una battaglia per stoppare o promuovere le primarie: la parte legata alla segretaria è alla ricerca di voti per arrivare alla maggioranza qualificata necessaria a sventarle. L’idea di compromesso della segretaria Schlein è avviare "un percorso di costituzione formale della coalizione in vista delle amministrative 2024”. Il primo obiettivo è condividere contenuti e metodi di selezione del candidato sindaco, in parallelo prosegue anche il percorso di approfondimento programmatico.   
Ancora primarie negate  (come a SGT, ndr)
Tuttavia sono molti coloro che chiedono a gran voce le primarie. Soprattutto la componente che fa riferimento all'ex assessora all'Urbanistica Cecilia Del Re che ha in calendario il 15 novembre l'iniziativa Sarà Firenze. In un comunicato più di 50 fra consiglieri comunali, di quartiere e iscritti ai circoli tornano a reclamare una selezione aperta agli elettori, stigmatizzando la linea ufficiale: “La richiesta di primarie è sostenuta da tanti elettori del Pd, noi compresi- viene spiegato in una nota- le primarie sono una regola dello statuto del Pd, allargano la partecipazione e consentono un dibattito pubblico trasparente e democratico su temi e candidature, che elimina una discussione solo sui nomi e appannaggio di pochi”. Gli oltre 50 firmatari pro-Del Re ricordano che “l’assemblea cittadina non si è mai riunita per discutere della questione. Noi sosteniamo la richiesta di primarie perché non ci rassegniamo alle decisioni di pochi, ma, anche per l'unità del partito e il rispetto delle voci di tutti al suo interno, chiediamo che a scegliere il candidato sindaco siano tutti i fiorentini che si riconoscono nel Pd e nel centrosinistra”.
Una brutta aria, anche qui. Come in Sardegna. Ma in Toscana la posta in palio è molto più alta: le destre vogliono fare bene in questa tornata di giugno 2024 per poi puntare alla Regione, Ad un certo punto s’era fatto largo l’idea di Giani sindaco di Firenze. Ipotesi rientrata in fretta per non scoprire anzitempo la regione. Il centrodestra, per il sindaco di Firenze, continua a puntare sul direttore degli Uffizi, il tedesco  in scadenza di mandato Eike Schmidt. A lui l’idea non dispiace. 

 Ora, una cosa non è chiara: Elly Schlein deve tutto al meccanismo delle primarie visto che senza sarebbe diventato segretario Stefano Bonaccini.

Eppure, da quando è segretaria, è come se le primarie fossero il diavolo. Peggio: il nemico interno. 

+  INSERISCI IL TUO COMMENTO
Nome:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
EMail:

Minimo 0 - Massimo 50 caratteri
Titolo:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
Testo:

Minimo 5 - Massimo 10000 caratteri