L'analisi del nuovo articolo di Franco Gabbani si sposta questa volta nel mondo di un associazionismo antesignano, le confraternite, necessarie per togliere dall'isolamento e dal mutismo le popolazioni delle campagne, anche se basate esclusivamente sui pricipi della religione.
E d'altra parte, le confraternite, sia pur "laiche", erano sottoposte alla guida del parroco.Sono state comunque i primi strumenti non solo di carità per i più bisognosi, ma soprattutto le prime esperienze di protezione sociale verso contadini ed operai.
L'umiliazione di Roma all'Expo
La capitale è arrivata terza nella competizione con Riad e Busan. Ad annientare ogni possibilità è stata una classe dirigente simile alla sua monnezza
Saranno anche stati i soldi di Riyad, come diranno in tanti oggi per giustificarsi, ma l’umiliazione subita da Roma votata soltanto da diciassette paesi per l’assegnazione del Expo 2030 certifica la crisi della capitale più lurida e disfunzionale dell’occidente, nonché la nullità assoluta di chi la amministra. Nemmeno gli europei ci hanno votati. E come dargli torto? Persino sul sito internet Exporoma2030roma.org le ragioni per la quali votare Roma erano riassunte così dagli uomini che avrebbero dovuto rappresentare di fronte al mondo la capitale d’Italia, la città dei Papi e dei Cesari:
1) l’Expo dovrebbe andare a Roma perché a Roma si tiene il giubileo del 2025,
2) Expo dovrebbe andare a Roma “per dare più valore al centro-sud”,
3) l’Expo dovrebbe andare a Roma perché a Roma non si è mai tenuto l’Expo. Come direbbero a Roma: me cojoni. Nemmeno per l’organizzazione di una sagra della ricotta. Ci sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere. Ed era grottesco, perché posticcio, già quel video di presentazione della candidatura che mostrava degli anziani giocare a scacchi di fronte al Colosseo, su una piazza linda e illuminata dal sole, mentre da mesi fanno il giro del mondo i video virali che mostrano dei ratti ben pasciuti (altro che anziani che giocano a scacchi) mentre divorano spazzatura proprio su quella piazza a un passo dal Colosseo.
E il fatto è che a Roma l’unica cosa ordinata è proprio la monnezza, perché sta ordinatamente sparsa lungo tutti i marciapiedi.
Salvatore Merlo
Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi erasmiana a Nottingham. Un tirocinio in epoca universitaria al Corriere del Mezzogiorno (redazione di Bari), ho collaborato con Radiotre, Panorama e Raiuno. Lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.