Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA sono la figlia della "Cocca".
Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.
Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è ancora comunità.
Il ricordo di un pranzo di Natale di tanto tempo fa..fa..fa
Per tante famiglie cattoliche contadine della valle del Serchio, il pranzo di Natale intorno agli anni sessanta più o meno si svolgeva così…
Ogni anno le famiglie decidevano in quale casa si sarebbero riuniti tutti i parenti stretti per il pranzo Natalizio. Per tradizione questo rituale di convivialità era un momento importante di scambio stando assieme a raccontarsi le vicissitudini del lavoro e delle vite private. Si mettevano al corrente un po’ di tutti quegli avvenimenti trascorsi e ci si aggiornava sul da fare.
Tutto era studiato e organizzato dalle donne della famiglia che quell’anno ospitavano.
Se c’era bisogno all’occasione si univano due tavoli, si cercavano le seggiole affinché ogni persona si potesse sedere, le bambine e i bambini piccolini erano tenuti sulle ginocchia, insomma ci si arrangiava come si poteva perché lo scopo era stare con i familiari.
I posti assegnati erano semplicemente ragionati, gli uomini da un lato del tavolo cosicché le loro discussioni di lavoro e di politica potevano accendersi fino ad alzare la voce….
Mentre le donne si sistemavano dall’altro capo del tavolo affinché i loro discorsi potessero includere anche cose personali, familiari e le autorizzava ad aiutare la padrona di casa a servire i commensali.
Il menù natalizio era, più o meno, sempre il solito, una consuetudine che costruiva nel tempo la memoria della famiglia. Una ritualità da portare avanti per le nuove generazioni.
Nelle consuetudini era inclusa la presenza alla funzione religiosa che per le massaie di solito era quella delle ore 7.30 della mattina del 25 dicembre, mentre per gli altri familiari la messa era quella delle undici del giorno di Natale che scandiva il tempo per l’orario del pranzo, si aspettava che rientrassero dalla chiesa per cominciare.
Il giorno prima Natale si comprava il pane dal panaio, le donne della famiglia preparavano la pasta tirata (allungata con il mattarello) a mano per le tagliatelle e i tortellini.
Questa era sapientemente tagliata con un lungo coltello, e messa ad asciugare sopra dei teli di cotone di solito in salotto (che non veniva usato). Nel frattempo veniva messo sul fuoco un pentolone per il ragù fatto con soffritto di odori, carni scelte e concentrato di pomodoro fatto mesi prima con i pomodori dell’orto. Altre piccole preparazioni culinarie venivano anticipate proprio alla vigilia.
Il giorno di Natale in cucina il trambusto di ciottolami partiva dalle prime ore dell’alba; una grossa pentola che accoglieva l’acqua e gli odori per una bella gallina grassa e dei pezzi di carne di manzo a formare il per il lesso misto che veniva adagiata sulla stufa a legna, chiamata cucina economica. Il forno di questa stufa serviva sia per cuocere il pan di spagna usato dopo come base dolce della zuppa inglese, ché per la cottura degli arrosti. Le patate venivano pelate e messe in una vaschetta con dell’acqua per non farle diventare nere e attendevano pazientemente il loro turno per la cottura nel buon unto degli arrosti che intanto cuocevano.
Come gran finale delle portate principali si procedeva a preparare la pastella per le verdure e per i pezzi di coniglio e di pollo per la frittura mista. Si arrivava infine alle noci, ai fichi secchi, ai mandarini e alle arance e da ultimo sempre atteso specie da noi piccoli il dolce che di solito era la zuppa inglese; un dolce sconosciuto per tutto il resto dell’anno.
Tutti questi preparativi finivano per essere ultimati dalle donne al momento del pranzo.
Ma Il gran finale del pranzo era il caffè e una sfilata di nomi di liquori per l’ammazzacaffè!
Di solito si passavano dalle 5 alle 6 ore a tavola, lasciando tra una portata e l’altra il tempo tempo giusto perché lo stomaco potesse accogliere le abbondanti porzioni delle portate proposte successivamente.
Il Natale era una giornata pensata con l’intento di passare del tempo assieme intorno ad un tavolo in tutta tranquillità nella giornata che non chiedeva nessun lavoro per gli uomini, mentre per le donne era una giornata sfiancante, ma erano ripagate nel vedere la loro tribù insieme e di aver accontentato tutti i palati.
L’abbondanza del cibo che in questa festività era quasi sempre generoso consentiva di manifestare la compiacenza di tutte e di tutti. E anche se le discussioni animate avevano riscaldato un po’ gli animi nel momento dei saluti tutti erano sinceri nello scambiare abbracci e saluti e auguri propizi per il nuovo anno che sarebbe arrivato di lì a poco…
v MENU’ di Natale presentato oggi
v Tagliere di antipasti frugali, con affettati misti e crostini del contadino
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v Brodo della nonna fatto con carni bianche e rosse con tortellini fatti a mano
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v Tagliatelle all’uovo fatte in casa con ragù classico ricco e gustoso
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v Lasagne irresistibili e besciamella cremosa
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v Bollito buonissimo di carni miste con verdure in agrodolce
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v Coniglio saporito arrosto e patate al forno
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v Arista di maiale al forno abbracciata da rosmarino e foglie di alloro sfumato con vino bianco adagiata su lettuccio d’insalata
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v Pollo e coniglio impanati tuffati nell’uovo e fritti
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v Impastellatura di verdure miste (cavolo carciofi, cardi ecc..)
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v Frutta in guscio e fichi secchi
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v Frutta di stagione mandarini e arance pere
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v Cantuccini toscani e il vin Santo d’eccellenza
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v Dolce della Casa
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v Zuppa inglese deliziosa a porzione
v caffè
v ammazzacaffè alcolico
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v Vino dell’oste d’annata e acqua fresca di fonte
Bene questo era un vecchio pranzo di Natale, ma il vostro pranzo Natalizio ieri quale è stato? C’è molta differenza tra il vostro menù rispetto a quello di tanti anni fa?
Perché non lo scrivete nei commenti e ce lo fate sapere?
Paola Magli