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Anche per il 2024 si terrà il concorso ideato da MdS Editore dedicato al territorio e all'ambiente, attraverso le espressioni letterarie ed artistiche delle sezioni Racconto, Poesia, Pittura.tpl_page_itolo di quest'anno sarà "Area Protetta".Per questa dodicesima edizione, oltre al consueto patrocinio dell'Ente Parco Regionale Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli, che metterà a disposizione la bella sala Gronchi per la cerimonia di premiazione, partner dell'iniziativa saranno la Sezione Soci Versilia-Valdiserchio di Unicoop Firenze e l'associazione La Voce del Serchio.

. . . non discuto. Voi riformisti fate il vostro cammino .....
. . . l'area di centro. Vero!
Succede quando alla .....
. . . ipotetica, assurda e illogica. L'unica cosa .....
. . . leggo:
Bardi (c. d) 56% e rotti
Marrese ( c. .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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masini.sindaco@virgilio.it
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IMMAGINA San Giuliano
I nostri candidati
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Sinistra Unita
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IMMAGINA San Giuliano Terme
I nostri candidati
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I nostri candidati
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Di Gavia
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di Michelle Rose Reardon a cura di Giampiero Mazzini
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di Mollica's
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Di Siciliainprogress
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C'è qualcosa, un tesoro
che tutti cercano.
Non è pietra preziosa
ne' scrigno d'oro:
si chiama semplicemente
LAVORO
Se poi al lavoro
si aggiunge .....
La Proloco di San Giuliano Terme, attenta alla promozione e alla valorizzazione dell'ambiente indice il concorso "il giardino e il terrazzo più bello" .....
di Andra Paganelli
I MIGLIORI AUGURI SONO QUELLI CON UN PO’ DI SANA REALTA’ PIUTTOSTO CHE DEMAGOGIA…

2/1/2024 - 15:59


I MIGLIORI AUGURI SONO QUELLI CON UN PO’ DI SANA REALTA’ PIUTTOSTO CHE DEMAGOGIA….


Seguendo la “tradizione” di fornire agli amici, e a coloro che mi seguono, periodici approfondimenti (roba comunque “terra terra”) su argomenti di vario genere, vorrei stavolta, dato che inizia l’anno nuovo, contribuire ad una maggiore consapevolezza da parte di tutti, parlando non di guerre ma di quanti debiti abbiamo, e quindi di ciò che ci aspetta. Si, proprio lui, il “debito pubblico”.


Questa strana cosa che, detto così, sembra una cosa lontana, molti italiani infatti non hanno ancora ben chiaro di cosa si tratta, ed alcuni pensano addirittura che i debiti dello Stato non abbiano niente a che vedere con loro. Pensano che lo Stato stesso sia una cosa “altra” e distante, quando non addirittura “nemica”, salvo pretendere poi servizi di ogni genere ritenendo di averne pieno diritto, una specie di pozzo di San Patrizio....


Nella mia esperienza di amministratore mi è capitato di incontrare anche persone poco competenti, ad una di queste venne fatto notare che una serie di spese ci avrebbe portato un bel “disavanzo”, e la risposta fu: “spendiamolo”… Spero ancora oggi che si trattasse di una "battuta".
Ma, battute a parte, mi spiace contraddire, non è così, i servizi e le prestazioni dello Stato ci sono, e ci saranno, finché lo Stato (inteso nel suo insieme di Stato e articolazioni territoriali) sarà in grado di garantirli.
Sono ancora molti quelli che non prendono neppure in considerazione l’idea che uno Stato possa fallire (tecnicamente si dice “default”), eppure è così, uno Stato può diventare “insolvente”, non riuscire più a garantire gli impegni, e quindi “fallire” (usiamo parole più comprensibili).


Proviamo a fare esempi semplici… uno Stato è un po’ come una famiglia numerosa che deve sostenere delle spese, le quali assicurano ai suoi membri una vita dignitosa. Se per la famiglia le principali sono la casa, l’alimentazione, il vestiario, i vari servizi per i quali arrivano le “bollette”, ed altri più voluttuari come ad esempio il cinema, la palestra, le vacanze ed altro, per lo Stato i servizi vanno dalle infrastrutture alla gestione del territorio (Energia, strade, fognature, ambiente), dai servizi come la scuola e la sanità, fino alla giustizia, alla sicurezza etc.
E come affronta e sostiene lo Stato queste spese? Semplice, con le “entrate”, ovvero con i soldi che introita. Quando le entrate (come ad esempio in una normale famiglia gli stipendi) sono sufficienti a garantire le spese tutto va bene, quando al contrario non lo sono i casi sono tre, o si riducono le spese o si aumentano le entrate, oppure ci si indebita.
E quest’ultimo è il caso che ci riguarda… come in una famiglia, quando i soldi degli stipendi od altro non bastano, si vuole mantenere un determinato tenore di vita, o non si vuole rinunciare ad alcune cose, si fanno dei debiti. Anche lo Stato può:
- diminuire le spese (ma in quel caso diminuiscono anche i servizi);
- aumentare le entrate (ma in quel caso aumentano anche le tasse, per inciso in Italia già molto alte);
- indebitarsi, ovvero chiedere soldi in prestito.
Se ogni anno le spese sono superiori alle entrate, e quindi ci si indebita, il debito dell’anno corrente si aggiunge a quello degli anni precedenti, aumentando così il debito complessivo, finché si arriva ad un punto in cui questo non è più sostenibile. Avrete sentito parlare di “manovra finanziaria a debito”, quando la manovra finanziaria, che coincide con le scelte del bilancio di previsione per l’anno successivo, è “a debito” vuol dire che non tutte le spese sono coperte dalle entrate, e quindi si è scelto che una parte di queste venga sostenuta facendo dei debiti.
Siamo quindi al punto, come si forma il debito? Semplice, a parte il caso di spese programmate, che si rivelano poi maggiori di quanto previsto (generando così un aumento imprevisto delle spese e quindi un incremento del debito), il debito si forma sostanzialmente chiedendo soldi in prestito (a Banche, Istituti e fondi, nel caso anche il MES), con l’impegno di restituire quanto ottenuto entro scadenze concordate, oltre agli interessi maturati, oppure emettendo titoli di Stato (BOT, CCT, ed altri), sempre con l’impegno di pagare gli interessi, e di restituire, nel caso, anche il capitale, a chi li ha acquistati, una forma più diffusa e diretta di chiedere credito.


Tornando al “Debito pubblico” quindi, lo possiamo definire tecnicamente così:
Il debito pubblico è il debito che lo Stato contrae nei confronti di altri soggetti nazionali o esteri, quali singoli individui, imprese, banche o Stati esteri ed altro, che hanno accordato e sottoscritto un credito allo Stato nell'acquisizione di obbligazioni o Titoli di Stato, destinati a coprire il fabbisogno monetario di cassa dello Stato stesso. Il “debito pubblico” complessivo è anche il deficit pubblico, rappresentato e riportato nel bilancio dello Stato, cumulato negli anni e sommato ai relativi interessi. Perché, come in ogni famiglia, se le spese di ogni anno superano le entrate i debiti si accumulano, finché diventano insostenibili, e a quel punto la situazione esplode.
Per fare un esempio, se una famiglia di 4 persone (genitori + figli), può contare su due buoni stipendi e la casa di proprietà, possiamo considerare la situazione più che normale, ma se invece graviamo la stessa famiglia di un mutuo da pagare di 2-300.000 euro con rate mensili, vediamo che la situazione cambia, e i margini per le scelte future si restringono di molto. Bene, l’Italia è come una famiglia molto indebitata, diciamo la più indebitata tra i Paesi europei.
Ovviamente il debito può avere varie caratteristiche: può essere a breve, medio e lungo termine, in dipendenza delle condizioni dei prestiti o delle scadenze dei titoli, ma qui si andrebbe troppo nel tecnico, il debito pubblico italiano è comunque composto per circa tre quarti da passività a medio e lungo termine, generalmente a tasso fisso (interessi), diciamo che la vita residua media del debito pubblico italiano è calcolata in 7-8 anni (considerando i tempi di scadenza dei vari titoli).
Quando poi il debito dello Stato è contratto con soggetti economici di stati esteri, si parla di debito estero, mentre quando è contratto con soggetti economici interni allo stesso Stato (gli acquirenti sono nel nostro caso gli stessi cittadini, aziende o banche italiane), si parla di debito interno. Normalmente queste tipologie sono tutte presenti, in misura variabile tra loro, ed anche ad intuito si comprende che è preferibile che prevalga il debito interno rispetto a quello estero, che espone maggiormente il Paese.
Infatti, in linea teorica, ma anche pratica, il debito interno è preferibile a quello estero, in quanto i capitali investiti/prestati, una volta restituiti, possono tornare più direttamente all'interno del sistema economico del paese, stimolando i consumi ovvero la domanda interna, e quindi la crescita economica stessa. In parole povere, se lo Stato restituisce a scadenza il valore di un milione di titoli, ad una società americana, che li aveva acquistati, quel milione (di liquidità) se ne tornerà in America, se invece la società è italiana resta in Italia ed è più probabile che venga rimesso in circolazione lì.


Comunque, per fornire qualche numero, attualmente il debito pubblico italiano, accumulato dal dopoguerra in poi, è il più alto in Europa, e ammonta complessivamente a circa 2.800 miliardi di Euro (che fanno più o meno 48.000 euro per ogni cittadino, giovane o anziano che sia), ed è grande una volta e mezzo il PIL, cioè il 147% (La Francia, più simile a noi è al 112%, la Germania al 66%, il Regno unito al 97%). Circa il 46% del debito è detenuto dalla Banca d'Italia o da istituzioni finanziarie italiane, il 10% è posseduto da altri residenti italiani, il restante 44% è allocato all'estero, ed è in lenta ma constante crescita, questo significa due cose che l’Italia ispira all’estero ancora fiducia, ma nel contempo si espone gradualmente sempre più.


Ma facciamo un passo indietro per essere più chiari, perché è comparsa un’altra parola: “PIL” (Prodotto interno Lordo). Il PIL è sostanzialmente la ricchezza che un Paese produce in un anno, come dire, nel caso della famiglia, la somma dei due stipendi di tutto l’anno. Ci sono almeno tre modi per calcolarlo ma passiamo oltre, il debito viene rapportato al PIL per ovvi motivi, perché è il PIL (la ricchezza che una famiglia produce), che consente di far fronte al pagamento dei debiti. Più aumentano i debiti, più aumentano le difficoltà nel fronteggiarli (fino ad un punto di rottura), più aumenta il PIL (e quindi le entrate fiscali) più si concretizza la speranza di poterli onorare.
Nel caso della nostra famiglia i debiti al 147% del PIL, significa che i debiti accumulati corrispondono ad una volta e mezzo le retribuzioni di un intero anno, oppure, da un altro punto di vista, che la famiglia per pagare i debiti contratti dovrebbe lavorare gratis per un anno e mezzo (e nel frattempo di che vivere?), ma questo è un altro discorso.


Ma quanto ci costa il Debito pubblico? Anche in questo caso la risposta sarebbe semplice, basterebbe dire “tanto”, ma è bene spiegare almeno un po’… Sempre che non si debba restituire l’intero capitale ottenuto in prestito (il che accrescerebbe il problema in modo esponenziale), ci costa gli interessi dovuti ogni anno a scadenza, ovvero, sempre per dare un’idea, ipotizzando “spannometricamente” un tasso di interesse medio-basso, tra il 3 e il 4%, lo Stato italiano deve pagare mediamente ogni anno oltre 100 miliardi di interessi, l’equivalente di 2-3 manovre finanziarie.
Pensiamo a quanto potrebbero essere più robuste e incisive le stesse manovre, garantendo più risorse ai vari servizi (Sanità, scuola, ricerca etc.) potendo contare ogni anno su 100 miliardi in più. Da precisare che stiamo parlando solo di interessi, dando per scontato che nelle aste dei titoli (i titoli si piazzano così) il nostro paese riesca a piazzarli o riconfermarli tutti, in questo diventa importante la fiducia, perché se un Paese comincia a perderla, gli investitori non si accontentano più degli interessi ma chiedono di rientrare dell’intero capitale, per la paura di perderlo, ed allora sarebbero dolori… sarebbe veramente il fallimento, pardon il “Default”.


La presenza infatti di un elevato debito, nei conti pubblici, impone da parte dello Stato (e/o degli enti più in generale) la garanzia della copertura finanziaria nei tempi e modalità stabilite, compresi appunto gli interessi, che vanno a costituire di fatto una delle voci di bilancio. In pratica, ogni anno lo Stato italiano è come se partisse rispetto agli altri Stati, con un handicap di 100 miliardi già impegnati, come se, tornando alla nostra famiglia, ci fosse da caricare sulle spese di ogni mese, un esborso aggiuntivo di 1.000-2.000 euro (più o meno) da pagare, a prescindere da tutto il resto delle spese mensili (mutuo, affitto, spese alimentari, vestiario, bollette, auto, tasse etc.). Ecco perché l’Italia, più degli altri Paesi ha la necessità, nella spesa pubblica, di tenere sotto controllo il debito per non cadere nella “insolvenza” (incapacità di far fronte agli impegni), ovvero nel fallimento appunto.


E come si può fare?
Ricorrendo, nella “gestione”, a politiche di risanamento dei conti pubblici, con politiche di bilancio di rigore (es. austerità) per l’abbattimento del deficit pubblico e creazione di avanzo primario (spese inferiori alle entrate), ad esempio (come già accennato) tramite aumento delle entrate con aumento delle imposte e/o recupero dell'evasione fiscale, che nel caso italiano, essendo altissima (oltre 90 miliardi ogni anno), meriterebbe un discorso a parte (e lo farò nelle prossime riflessioni), oppure ottimizzazione (razionalizzazione) e riduzione della spesa pubblica, quella che viene definita (perché facciamo di tutto per non farci capire) “spending review”, che consiste sostanzialmente nel rendere più efficienti e produttive le spese che già si sostengono, anche attraverso riforme.
Oppure ricorrendo nel medio-lungo periodo a politiche di bilancio di tipo espansivo (incentivi) per stimolare investimenti, crescita economica, e relativo PIL, con conseguente aumento del corrispondente gettito fiscale.


Naturalmente, mentre demagoghi e populisti promettono mari e monti in campagna elettorale, per chi usa un po’ di raziocinio è evidente che, sia con la destra che con la sinistra, il nostro paese, proprio a causa dell’alto debito e del suo conseguente costo, ha molti più limiti degli altri nell’impostare manovre di bilancio di una certa consistenza, proprio perché i margini per operare sono molto più ristretti.
E sono tuttavia ancora molti quelli che, affascinati (e presi in giro) dai tanti demagoghi e populisti, pensano che uno Stato non possa fallire, per questo è bene dedicare un minuto a sfatare anche questo mito…


Di solito i titoli di stato sono considerati titoli a basso rischio, equiparati alla moneta. Tuttavia, storicamente, non mancano i casi di insolvenza: la Spagna ad esempio dichiarò bancarotta 16 volte fra metà Ottocento ed il Novecento. La stessa Germania Ovest, colonna portante dell’economia europea, per evitare il default (nel dopoguerra era messa molto peggio dell’Italia), ottenne nel 1953 la cancellazione di metà del suo debito da parte di 21 Paesi occidentali, che poi venne confermata (e “pagata”) nel 1990 con la riunificazione tedesca, sobbarcandosi per intero il peso della Germania dell’est.
Il governo argentino, nell'ambito della sua crisi economica a cavallo degli anni 2000, rifiutò di pagare i sottoscrittori dei titoli e cambiò moneta, togliendo alla propria moneta (“Peso”) il corso legale. Inutile dilungarsi sulla questione dei “Bond argentini” e sul relativo “Default”, ne ha parlato tutta la stampa mondiale, questione che è tuttora in mano ai tribunali internazionali.


E’ quindi assodato non solo che siamo più esposti, ma anche che le cose potrebbero cambiare in meglio (speriamo) ma anche in peggio… Sono questi i problemi che un Governo (di qualsiasi colore) si trova davanti, quando prende in mano la guida del Paese.


Lascio perdere ulteriori approfondimenti su due questioni note come il rapporto tra Debito e PIL, e un'altra parola strana: “Rating”.
Sulla prima questione c’è un perenne dibattito sul fatto che il debito condiziona la crescita economica o se sia la scarsa crescita a generare più debito, lo lasciamo ai "luminari", resta il fatto di quanto detto fino ad ora, ovvero che un livello di bassa crescita mette a rischio, e riduce le entrate fiscali, quindi altera il rapporto tra costi e ricavi, aumentando il disavanzo, quindi il debito.


Quanto al “Rating” (a volte mi viene il dubbio che usiamo determinate parole per confondere i cittadini) occorrerebbe dedicargli un intero capitolo, ma diciamo, altrettanto sinteticamente, che si riferisce alla classificazione del livello di solidità e affidabilità dei vari Paesi, affidata ad Agenzie specializzate… Ne conseguono due cose, una domanda e un ragionamento logico:
la domanda è “chi guida le agenzie di Rating”?
Il ragionamento logico porta invece a pensare che il giudizio (“Rating”) su un paese, condiziona gli investitori nell’orientare i loro investimenti sul paese stesso.
Più sintetico di così non riesco ad essere, ma se nei commenti qualcuno desidera approfondire possiamo sempre farlo.


Concludendo, una cosa semmai deve essere chiara, nessuno ha la bacchetta magica, anche se i demagoghi tendono a farlo credere, ferme restando le caratteristiche diverse tra le sensibilità di destra e di sinistra, i problemi sono sempre gli stessi, e gli strumenti per affrontarli (per governare) anche. L’economia non può prescindere da alcune leggi fondamentali, per fare l’ultimo esempio è come guidare un camion, più è grande il mezzo e meno immediate sono le risposte (in accelerazione, frenata etc.), e comunque i vari strumenti (Freno, frizione, acceleratore, cambio etc.) hanno funzioni specifiche e non possono essere scambiati tra loro, per frenare ci vuole il freno e per accelerare l'acceleratore.
Semmai una cosa mi sento di dire, che è diminuita la “competenza” (non tutti sanno guidare bene), a vantaggio di populisti e demagoghi, e molto spesso chi promette una cosa oggi, lo fa a danno di chi vivrà domani, ma questa è una mia opinione.
Come al solito, per parte mia, penso di aver fornito elementi utili a ragionare con la propria testa, se potete, e volete, fatelo, diffidate comunque di chi vi dice di avere le soluzioni per tutto.
BUON ANNO….


























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