L'analisi del nuovo articolo di Franco Gabbani si sposta questa volta nel mondo di un associazionismo antesignano, le confraternite, necessarie per togliere dall'isolamento e dal mutismo le popolazioni delle campagne, anche se basate esclusivamente sui pricipi della religione.
E d'altra parte, le confraternite, sia pur "laiche", erano sottoposte alla guida del parroco.Sono state comunque i primi strumenti non solo di carità per i più bisognosi, ma soprattutto le prime esperienze di protezione sociale verso contadini ed operai.
“GIORNATA DELLA MEMORIA”: CHE NON SIA SOLO UNA COMMEMORAZIONE!
Oggi è il 27 gennaio ed in questo giorno si celebra la “Giornata della Memoria”, istituita il 1° novembre 2005 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite per commemorare le vittime dell'”Olocausto”. La data della liberazione di Auschwitz (il 27 gennaio 1945, le truppe sovietiche dell’Armata Rossa abbatterono i cancelli di Auschwitz) è divenuto Il “Giorno della Memoria” nel quale si ricordano i milioni di vittime del genocidio perpetrato nei campi di sterminio nazisti. Solo ad Auschwitz furono uccisi almeno un milione di prigionieri: uomini, donne, bambini. Quasi tutti ebrei di varie nazionalità, ma anche polacchi, Rom, Sinti, prigionieri di guerra sovietici, omosessuali, portatori di handicap e testimoni di Geova, cittadini innocenti che per le loro particolarità furono considerati nemici della Germania di Hitler. Ad Auschwitz le truppe sovietiche trovarono circa 7.000 sopravvissuti, insieme a corpi morti, abiti, scarpe, tonnellate di capelli, strumenti di tortura e di morte. Il primo Paese a istituire una giornata commemorativa nazionale, il 27 gennaio, fu la Germania, nel 1996.
Il “Giorno della Memoria” è nato sicuramente per commemorare le vittime dello sterminio nazista, ma anche e soprattutto per il dovere di mantenere viva nelle nuove generazioni la conoscenza di questo orribile capitolo della nostra storia, affinché non si ripeta. È questo il significato del Giorno della Memoria: il dovere di non dimenticare l’Olocausto, che provocò l’uccisione di un terzo del popolo ebraico e di innumerevoli membri di altre minoranze, e per far riflettere tutti i popoli sui pericoli causati dal razzismo, dall’odio, dal fanatismo e dal pregiudizio.
Questa mia opera a grafite è dedicata con dolore e partecipazione interiore alla memoria di tutti i prigionieri e le vittime dell'”Olocausto”, confidando che non si ripeta mai più un orrore del genere, ma vuole anche esortare a non rendere questo ricordo solo una “commemorazione”, ma a farne attiva coscienza contemporanea capace di mantenere viva l'attenzione anche verso simili drammi, violenze, torture, soprusi ed offese alla dignità umana che sotto altre forme vengono ancora perpetrate nel nostro tempo, ai danni di minoranze e di tante persone che a vario titolo sono i nuovi fragili, deboli, discriminati ed indifesi. Che dagli orrori del passato si possa imparare, scegliendo e perseguendo con nuova coscienza di civiltà il rispetto e la fratellanza universale.
Bruno Pollacci
Direttore dell'Accademia d'Arte di Pisa