Il nuovo articolo di Franco Gabbani non riguarda un personaggio o un evento in particolare, ma esamina un aspetto sociale e lavorativo che, presente da molti secoli, ebbe grande sviluppo nell'800 ( fino all'inizio del '900), ma che fortunatamente terminò relativamente presto, grazie agli sviluppi economici e scientifici.
Si tratta del baliatico, un'attività spesso vista benevolmente, ma che è stata definita "calamità occupazionale"
SONO SOLO CANZONETTE, MA…..
Così come davanti ai fornelli c’è chi sa solo fare da mangiare e chi invece sa cucinare, anche nel mondo della musica leggera, come era chiamata tempo fa, c’è chi canta e c’è chi interpreta una canzone.
Questo è particolarmente vero quando si tratta di cover di successi evergreen, come quelli cui era destinata la serata di ieri a Sanremo. Un obbiettivo raggiunto solo parzialmente e questo limite ha fatto scoprire la differenza di qualità artistica che c’è stata, almeno in questa circostanza, tra interpreti veri e semplici esecutori di un piano di marketing autopromozionale.
Premetto che sono della scuola di Manuel Agnelli il quale, trattando di cover, sostiene che non si debbano fare le fotocopie di vecchi brani, ma che la cover artisticamente significativa deve trovare un equilibrio tra il rispetto dell’originale e l’innesto di una nuova creatività musicale che la renda attuale, sia tecnicamente che emozionalmente. Insomma a ricordare si può essere capaci tutti, a rinnovare e far rivivere un sogno no.
Ieri sera sul palco di Sanremo alcuni artisti hanno saputo onorare questo impegno, facendo rinascere alcuni brani del passato riproponendoli secondo la loro sensibilità. Un lavoro tecnicamente ed emotivamente faticoso, che presuppone il coraggio di una sfida artistica con la storia di un brano già affermato nel cuore del pubblico e il cui risultato innovativo non sarà scontato.
Altri cantanti hanno semplicemente cantato a fotocopia e i più poveri di spirito hanno addirittura riproposto loro vecchie canzoni come cover di se stessi. Esecuzioni che avremmo potuto ascoltare in un qualunque loro concerto, e che hanno fatto sentire l’odore di una operazione banalmente autopromozionale. Che razza di cover è ricantare una propria canzone?
Non li citerò, anche perché tra loro ci sono cantanti che stimo e che mi hanno deluso per questa scelta pigra e rinunciataria.
So bene che tutto è marketing, soprattutto in quel mondo ultra commerciale. Il punto non è sottrarsi alle regole del mercato discografico, ma lavorare per farlo dignitosamente, cioè dando al pubblico ogni volta qualcosa in più che la semplice replica di se stessi. Si, con l’arte si mangia, soprattutto con quella più diffusa e considerata minore. Ma c’è differenza tra chi ti propone un piatto da gourmet e chi ti scodella un uovo al tegamino.
Cito invece chi ha interpretato cover vere dando ai vecchi brani scelti un valore artistico aggiunto.
Angelina Mango, Ghali, Mahmood, Alfa, Annalisa, Diodato. La mia non è una classifica, ma questi, almeno ieri sera, sono stati molte spanne sopra agli altri, che metto in tre sottoinsiemi: gli auto promoter furbacchioni, le fotocopie pigre e gli sfidanti volenterosi ma inadeguati al compito.
Un’ultima considerazione/desiderio: basta con i medley!