Nella prestigiosa Sala Gronchi del Parco Naturale di Migliarino, San Rossore e Massaciuccoli, il 20 ottobre alle ore 16, avrà luogo la cerimonia di premiazione della dodicesima edizione del concorso artistico-letterario "Area Protetta", organizzato da MdS Editore, Associazione La Voce del Serchio e Unicoop Firenze Sezione Soci Valdiserchio-Versilia.
GLI IMPANTANATI.
I primi ad impantanarsi furono gli Usa in Viet Nam. Poi seguirono i sovietici in Afganistan. Poi, dopo il mezzo disastro iraqeno, ancora gli occidentali nel pantano afgano. Nonostante la propaganda russa e la difficile resistenza di Kyiv di nuovo gli aggressori di Putin rischiano il pantano.Nei giorni scorsi il capo militare i Hamas a Gaza ha comunicato al suo leader politico, al sicuro nei lussi di Doha, “non preoccupatevi di noi, abbiamo gli israeliani esattamente dove li vogliamo”.
Dove li vuole Hamas l’aveva spiegato lui stesso il 23 ottobre, all’alba dell’operazione di terra israeliana dicendo ““abbiamo bisogno del sangue delle nostre donne, dei nostri vecchi e bambini per scatenare la rivoluzione contro Israele”. Questo è l’uso che Hamas aveva programmato per il popolo palestinese.
Questo hanno voluto e questo purtroppo hanno avuto.I primi responsabili delle decine di migliaia di civili morti a Gaza sono i terroristi di Hamas che hanno infarcito di connazionali, come bestie al macello, ospedali, scuole, gallerie, trasformati in depositi di armi e sale operative. Scudi umani destinati al massacro.Non è questione di numeri, ma di scelte politiche prima che militari. Hamas ha deciso di massacrare il suo popolo per un intento politico. Israele ha deciso di difendere il suo popolo che sarebbe stato sterminato a decine di migliaia se la miriade di razzi sparatigli contro nei giorni seguenti il 7 ottobre non fossero stati fermati dal suo sistema difensivo.
D’altro canto l’obbiettivo di Hamas non è quello di dare ai palestinesi uno Stato, ma di cancellare lo Stato di Israele. Il martirio è nel loro dna ideologico, il punto è che si tratta di un martirio senza l’accordo dei martiri.Al di là di ogni considerazione umanitaria, comunque in primo piano, la pervicacia di Netanyahu nel credere di risolvere la questione israelo – palestinese con la guerra non è solo una tremenda utopia, ma un atto di cecità politica che non da nessun futuro all’esistenza sicura di Israele. Quella questione non si risolverà mai con l’uso definitivo della forza militare. Nessuna delle due guerre in atto si risolverà con l’uso della forza militare, che può servire solo come deterrente per un accordo politico che porti a una pace sicura perché internazionalmente garantita.
L’occidente deve avere la forza di sostenere questa deterrenza per convincere Putin a trattare, così come deve avere la forza di far ragionare Netanyahu che l’esistenza sicura di Israele non verrà da una guerra infinita. L’esempio della democrazia israeliana, quello che temono i fondamentalisti islamici, non viene dall’uso della forza praticato in eterno, ma dalla capacità di dimostrare che in quel quadrante del mondo c’è un popolo capace di vivere sicuro in liberà, democrazia e prosperità economica.Due popoli e due Stati, questa è l’unica soluzione, anche se sembra impossibile oggi perché nessuno dei due contendenti li vuole. Ma occorre ribaltare l’ottica.
La pace non arriverà quando ci saranno due Stati, ma i due Stati ci saranno dopo che sarà stata fatta la pace.Il più grande aiuto dell’occidente a Israele è, continuando a sostenerlo, convincerlo a cambiare autonomamente il suo corso politico e di conseguenza militare. Ma occorre un risveglio democratico che emargini la destra fondamentalista capace solo di far cadere Israele nella trappola di Hamas: “sono esattamente dove li vogliamo”
.Netanyahu sopravvive politicamente solo se c’è guerra. Non così Israele.
Lo stesso destino di Hamas. Fino a quando questo pantano?