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Anche per il 2024 si terrà il concorso ideato da MdS Editore dedicato al territorio e all'ambiente, attraverso le espressioni letterarie ed artistiche delle sezioni Racconto, Poesia, Pittura.tpl_page_itolo di quest'anno sarà "Area Protetta".Per questa dodicesima edizione, oltre al consueto patrocinio dell'Ente Parco Regionale Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli, che metterà a disposizione la bella sala Gronchi per la cerimonia di premiazione, partner dell'iniziativa saranno la Sezione Soci Versilia-Valdiserchio di Unicoop Firenze e l'associazione La Voce del Serchio.

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Di Gavia
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di Michelle Rose Reardon a cura di Giampiero Mazzini
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di Mollica's
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Di Siciliainprogress
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C'è qualcosa, un tesoro
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di Pierluigi Mele
La Russia di Putin, lo "stato della paranoia". Intervista a Luigi Sergio Germani

31/3/2024 - 9:46



La Russia di Putin, lo "stato della paranoia". Intervista a Luigi Sergio Germani
"La propaganda russa sta diffondendo da giorni una falsa narrazione sull’attentato che ha colpito Mosca nei giorni scorsi". Così il direttore dell'Istituto Gino Germani di Scienze Sociali e Studi Strategici, esperto di intelligence

Prof. Germani, per giorni l'intelligence russa (FSB) ha affermato che l'attentato che ha colpito Mosca, con 140 morti, è del cosiddetto Stato Islamico ma dietro vi sarebbero Kiev e l'occidente. Insomma tutto questo è propaganda o paranoia, o tutte due le cose insieme? 
Sia Vladimir Putin che Aleksandr Bortnikov, direttore dell’FSB (la polizia segreta russa erede del KGB sovietico) hanno affermato che l’attentato del 22 marzo al Crocus City Hall di Mosca è stato compiuto da militanti jihadisti provenienti dall’Asia Centrale (dal Tadžikistan in particolare) e insinuano che i servizi segreti ucraini, americani e britannici sono i mandanti occulti dell’attentato. Questa falsa narrativa viene promossa da qualche giorno dai media russi e dall’intero ecosistema di propaganda del Cremlino.  
Perché il Cremlino insiste su questa versione complottista priva di evidenze, e respinge la pista ISIS-K (Islamic State Khorasan Province), una delle branche più violente e feroci dell’ISIS, che è supportata da diversi elementi fattuali e informazioni di intelligence acquisiti da vari servizi informativi occidentali?
Il  Cremlino ha deciso di condurre una massiccia campagna di disinformazione sull’attentato che persegue due finalità di carattere psicologico-politico: 1) sviare l’attenzione della popolazione russa dal fallimento dell’FSB e degli altri mastodontici apparati di sicurezza del regime – incapaci di prevedere e sventare  l’attentato;  2) indirizzare la rabbia e lo sgomento della popolazione contro l’Ucraina, la cui sconfitta rappresenta la priorità assoluta per Putin, e contro il mondo occidentale. Quindi, le affermazioni di Putin e dei vertici dei servizi segreti russi fanno parte di una operazione  di propaganda e guerra psicologica destinata soprattutto all’opinione pubblica interna alla Federazione russa. Non è chiaro se Putin e altri esponenti del potere russo credano fino in fondo alla loro teoria complottista sull’attentato, ma quest’ultima certamente è in sintonia con la visone del mondo paranoica e anti-occidentale del presidente russo e dei più influenti esponenti del suo regime, molti dei quali, come lui, provengono dal KGB, la polizia segreta sovietica. 
Sappiamo la radice ideologica del putinismo (il russkiy mir), ma come nasce questa paranoia antioccidentale?Per comprendere la percezione paranoica dell’Occidente da parte di Putin e altri personaggi-chiave del potere russo, che hanno passato gran parte della loro carriera nei servizi segreti o negli apparati militari, dobbiamo ricordare che per loro il collasso dell’impero sovietico nel 1991 è stato uno shock psicologico profondo.  Per i cosiddetti siloviki (gli uomini provenienti dai servizi segreti e altri “apparati della forza”) la dissoluzione  dell’Unione Sovietica è stata una vera e propria  “catastrofe geopolitica” per la Russia. 
I siloviki avevano abbandonato l’ideologia comunista prima che crollasse il regime sovietico, ma non l’ostilità ideologica nei confronti degli Stati Uniti, dell’Occidente e della democrazia liberale. Negli “apparati della forza” russi si diffuse la convinzione secondo cui i il collasso del sistema sovietico fu provocato da operazioni di guerra psicologica condotti dai servizi d’intelligence occidentali, e che gli Stati Uniti e la NATO volevano destabilizzare, indebolire, ed eventualmente distruggere la nuova Russia post-comunista. 
Con l’ascesa  di Vladimir Putin alla presidenza della Federazione Russa nel 2000, in una fase di profonda crisi politica ed economica,  viene istaurato un nuovo regime dominato da esponenti dell’ex KGB e dagli apparati militari, che si sentivano investiti di una missione salvifica: prevenire la disgregazione interna della Russia e restaurare la Russia come grande potenza e come impero. Gran parte della nuova élite di potere – composta prevalentemente da siloviki – provava un profondo risentimento nei confronti dell’Occidente e un  fortissimo desiderio di rivalsa. 
Negli anni Duemila, nell’ambito degli apparati di intelligence e sicurezza russi e del mondo militare,  comincia a svilupparsi una nuova ideologia fortemente nazionalista e anti-occidentale, che successivamente viene informalmente adottata dal regime putiniano. Secondo questa ideologia, elaborata con il supporto della Chiesa Ortodossa, sarebbe in corso uno  scontro tra Russia e Occidente che non è solo geopolitico: è anche di natura culturale e religiosa. L’Occidente sarebbe una civiltà materialista, decadente, immorale, nichilista e senza Dio: una minaccia alle tradizioni spirituali e i valori conservatori della Russia. 
Secondo questa visione la Russia avrebbe una missione, un ruolo speciale nel mondo: non solo proteggere le proprie tradizioni e valori dall’influenza dell’Occidente decadente e perverso, ma anche contrastarne l’invadenza a livello globale e proteggere il Cristianesimo in tutto il mondo.
Quanto, la paranoia, è frutto della sua esperienza, di Putin, come agente del.Kgb? La visione paranoica che caratterizza la mentalità di Putin (e dei più influenti esponenti del regime) deriva in buona parte dalla loro esperienza come funzionari della polizia segreta sovietica, uno “Stato nello Stato” potentissimo preposto alla guerra permanente contro i “nemici” interni ed esterni del Partito Comunista dell’Unione Sovietica (PCUS). Una parte importante della loro vita è stata dedicata a questa lotta incessante e fanatica contro “nemici” reali o immaginari.
Inoltre, la paranoia di Putin e degli altri esponenti del regime è cresciuta col passare del tempo al potere. Studi di psicologia politica hanno dimostrato che i regimi dittatoriali tendono alla paranoia. A partire dal 2011-2012 il regime russo si è evoluto in direzione sempre più autoritaria e repressiva al suo interno, e la paranoia del potere russo è aumentata.
Il Cremlino e tutta l’élite di potere putiniana hanno sempre avuto un senso di insicurezza, hanno sempre temuto proteste di massa anti-regime e complotti occidentali per rovesciare il presidente Putin. Questa loro paura è riconducibile anche  alla corruzione enorme che caratterizza il regime (che può essere correttamente descritto come una “cleptocrazia”) e tutti gli apparati dello Stato (compresi gli apparati di sicurezza).
Parliamo dei servizi segreti russi, nelle sue varie diramazioni. Quali sono I loro punti di forza e quali quelli di debolezza? I servizi segreti russi svolgono un ruolo cruciale nella strategia geopolitica russa, che persegue i seguenti obiettivi fondamentali: 1)  tutelare la sicurezza del regime di Putin, prevendendo possibili proteste di massa e rivolte interne; 2)  ricostituire una sfera di influenza e controllo di Mosca nello “spazio post-sovietico” (Paesi dell’ Europa orientale, del Caucaso e dell’Asia Centrale che facevano parte dell’URSS);  3) riacquisire lo status di grande potenza mondiale;  4) erodere sempre di più il potere e l’influenza globale americana e dell’Occidente, screditando e indebolendo la democrazia liberale in tutto il mondo. 
I servizi segreti russi costituiscono uno strumento-chiave di questa strategia: essi svolgono una capillare attività di intelligence e spionaggio  all’interno della Russia  e all’estero, e inoltre conducono operazioni di sovversione, interferenza politica, cyber-war e disinformazione in Occidente e a livello globale (le cosiddette “misure attive”). Non a caso nell’era Putin gli apparati di intelligence e sicurezza sono stati sistematicamente rafforzati, potenziati e dotati di grandi disponibilità finanziarie.
In Russia ci sono numerosi servizi segreti. Le agenzie più importanti sono: l’FSB (il Servizio Federale di Sicurezza, che svolge funzioni di polizia segreta interna, ma opera anche all’estero), l’SVR (il Servizio di Intelligence Esterna, che opera all’estero), e il GRU o GU (Il Direttorato Principale per l’Intelligence, ossia l’intelligence militare). Ma ci sono anche altri potenti apparati di intelligence e sicurezza, come l’FSO, che provvede a tutelare la sicurezza del capo dello Stato e quella  degli altri membri della leadership politica, custodisce la “valigetta atomica” contenente i codici di lancio dei missili nucleari, e svolge anche altre delicate funzioni. 
I servizi d’intelligence russi possiedono enormi capacità di raccolta di informazioni politiche, militari, economiche e tecnico-scientifiche a livello globale, sia tramite strumenti tecnologici (SIGINT, Cyber-spionaggio, IMINT, MASINT), sia tramite fonti umane (HUMINT).
I servizi russi riescono ad acquisire informazioni segrete in notevole quantità e qualità, ma le loro capacità di analisi delle informazioni sono molto scadenti perché, nella autocrazia putiniana, l’analisi è politicizzata, ideologizzata, non sfida le percezioni sbagliate – e spesso paranoiche – del decisore politico. Anzi, spesso rafforza le percezioni distorte del potere. E’ un problema comune ai servizi segreti delle potenze autocratiche. Come ha puntualmente affermato Christopher Andrew, grande storico del mondo dei servizi segreti, il ruolo dell’intelligence strategica è “dire la verità ai potenti anche quando la verità è sgradita”, ma svolgere questo compito è fattibile nelle democrazie liberali, mentre è molto difficile e spesso pericoloso nelle dittature.  
La nostra intelligence è efficiente nel controspionaggio offensivo o counterintelligence? I nostri servizi sono efficienti nel controspionaggio, ma spesso la loro azione di monitoraggio e contrasto ai servizi russi e cinesi non gode del necessario sostegno da parte del potere politico, sia a causa della scarsa consapevolezza, presso la classe politica italiana, della minaccia di spionaggio e ingerenza straniera, sia perché la Russia e la Cina continuano a esercitare una considerevole influenza economica e politica nel nostro paese. Va sottolineato che i servizi segreti russi in Italia, e in altri paesi della NATO e dell’Unione Europea, non si limitano alle tradizionali attività di intelligence e spionaggio, ma svolgono una continua azione di sovversione tesa a destabilizzare i sistemi liberal-democratici occidentali tramite   disinformazione, interferenze elettorali, attacchi cyber, sostegno a partiti e movimenti politici anti-sistema, e altri strumenti di “guerra ibrida”. Il comparto intelligence deve essere dotato di maggiori risorse per poter contrastare efficacemente questa sfida e sarà necessario creare strutture preposte al contrasto della minaccia ibrida e della disinformazione anche in altre amministrazioni dello Stato (Ministeri della Difesa, dell’Interno e Presidenza del Consiglio). Occorre anche aumentare la consapevolezza della minaccia di spionaggio e ingerenza straniera presso l’opinione pubblica, i media e il mondo politico e quello economico, le università. Tale consapevolezza sarà sempre più necessaria per poter fronteggiare gli attacchi spionistici e di guerra ibrida provenienti dalla Russia, dalla Cina o da altre potenze autocratiche, che mirano ad aggredire su più fronti la stabilità e la coesione socio-politica del nostro paese.
Parliamo, per concludere, di scenari. L'Attentato di Mosca ha fatto salire la tensione con l'occidente, dobbiamo preoccuparci?
Se il Cremlino dovesse sfruttare l’attentato per giustificare una escalation della guerra in Ucraina si creerebbe una situazione ancora più pericolosa e imprevedibile. C’è una corrente dell’élite di potere russa che spinge in questa direzione, altre correnti sono più caute anche se, purtroppo, sono favorevoli alla guerra di aggressione russa contro l’Ucraina perché temono il dittatore russo. E’ urgente per l’Occidente sostenere gli sforzi dell’Ucraina per difendere la propria sovranità e libertà , solo così sarà possibile prevenire un futuro scenario di guerra in Europa.   
*Luigi Sergio Germani è Direttore dell'Istituto Gino Germani di Scienze Sociali e Studi Strategici





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