Il mese scorso è stato presentato un nuovo libro pubblicato dall'Editore MdS, "Il coraggio tra i fiori di ortica", un'opera intensa e profonda cheracconta l'infanzia non solo nella sua dimensione più luminosa, ma anche nelle sue ombre, fatta di giochi e risate, ma anche nelle sue ombre, tra segreti, paure, abusi e battaglie quotidiane che i più piccoli affrontano con straordinaria forza.
Un libro che ci ha subito colpito e per il quale si preannunciava un sicuro interessamento e successo a livello nazionale.
UN PENSIERO PASQUALE SULLA PACE.
Non basta invocare la pace. Chi vuole la pace deve spendersi per la democrazia, perché nella storia le guerre le hanno sempre iniziate i regnanti, i dittatori e gli autocrati che non devono rendere conto al popolo.
I sistemi democratici possono anche fare la guerra, sbagliando persino, ma devono rendere conto ai cittadini, i quali possono tornare sui loro passi, sostituire i governanti e fare la pace.
Nelle dittature invece questo non è mai avvenuto, a meno che il dittatore non abbia perso o sia stato eliminato violentemente dall’interno.
La ragione vera dell’aggressione russa all’Ucraina è il disprezzo di Putin e della sua corrotta classe dirigente per la democrazia come forma di governo dei cittadini.
Una forma giovane rispetto alla dittatura e assai imperfetta, da correggere, ma anche da difendere perché è quella più in grado di riformarsi pacificamente. E di produrre il più alto grado di benessere tra la popolazione.
Putin, ancora più che Xi Jinping, vive in un equilibrio interno assai precario ed è terrorizzato che i suoi sudditi vedano esempi di democrazie in cammino. Cammino che non può essere altro che fatto guardando all’occidente e in particolare all’Europa.
Non sono state le basi Nato la provocazione, quelle sono proliferate solo dopo le minacce aggressive della Russia, sempre più esplicite almeno dal 2007.
La più grande provocazione e stata la volontà di libertà, indipendenza, dunque di democrazia conseguente del popolo ucraino, che ha travolto i fantocci di Mosca come Janukovic. Quell'esempio andava cancellato agli occhi dei russi che non ne dovevano essere contagiati.
La leva è stata il nazionalismo, vecchia piaga zarista, e lo spirito di rivalsa dopo il fallimento dell’Urss e la liberazione popolare egli ex “stati satelliti”.
“Arripijammece o nuost”, come camorristi. E nell’o nuost la prima cosa da fare era eliminare ogni germe democratico impedendogli di attecchire ed espandersi.
Nazionalismo, colonialismo, violenza e guerra terroristica contro i civili da punire con massacri, stupri, deportazioni.
In Dombass combattevano i mercenari della Wagner, con le loro divise e i carri armati russi senza insegne, non i russofoni.
Dunque in Ucraina non si decide solo il destino di una nazione che chiede da secoli l’indipendenza dalla Russia, ma quello della democrazia, soprattutto quella europea, la più odiata da Putin, perché più vicina e contagiosa.
Per questo fa ribrezzo l’incoscienza suicida di chi solleva il tema della guerra per procura. Non c’è alcuna procura, ma solo il riconoscimento di una minaccia all’Europa che passa da una vittoria russa in Ucraina. Dunque è Putin che ha deciso che la storia debba passare di li e l’occidente, che non ha alcun interesse contro l’integrità e la sicurezza territoriale russa e non ha iniziato questa guerra, sa che per contenere la follia revanchista di Putin e non allargare il conflitto deve sostenere l’Ucraina per non far vincere il test al Cremlino.
Per questo fa anche disgusto l’atteggiamento intiepidito di alcuni governi, in particolare europei.
Siamo tutti stanchi di guerra, ma tra questo ed essere stanchi della nostra libertà e democrazia ne corre.
Buona Pasqua.