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Anche per il 2024 si terrà il concorso ideato da MdS Editore dedicato al territorio e all'ambiente, attraverso le espressioni letterarie ed artistiche delle sezioni Racconto, Poesia, Pittura.tpl_page_itolo di quest'anno sarà "Area Protetta".Per questa dodicesima edizione, oltre al consueto patrocinio dell'Ente Parco Regionale Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli, che metterà a disposizione la bella sala Gronchi per la cerimonia di premiazione, partner dell'iniziativa saranno la Sezione Soci Versilia-Valdiserchio di Unicoop Firenze e l'associazione La Voce del Serchio.

Comune di San Giuliano Terme - comunicazione
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Prefettura di Pisa – Ufficio Territoriale del Governo
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Massimiliano Angori
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. . . non discuto. Voi riformisti fate il vostro cammino .....
. . . l'area di centro. Vero!
Succede quando alla .....
. . . ipotetica, assurda e illogica. L'unica cosa .....
. . . leggo:
Bardi (c. d) 56% e rotti
Marrese ( c. .....

per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com

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IMMAGINA San Giuliano Terme
I nostri candidati
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IMMAGINA San Giuliano Terme
I nostri candidati
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Forza Italia Provincia di Pisa
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Di Umberto Mosso
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da Museo del Bosco
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Di Gavia
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di Michelle Rose Reardon a cura di Giampiero Mazzini
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di Mollica's
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C'è qualcosa, un tesoro
che tutti cercano.
Non è pietra preziosa
ne' scrigno d'oro:
si chiama semplicemente
LAVORO
Se poi al lavoro
si aggiunge .....
La Proloco di San Giuliano Terme, attenta alla promozione e alla valorizzazione dell'ambiente indice il concorso "il giardino e il terrazzo più bello" .....
di Pirluigi Mele
Le sfide per la Nato: AI e deterrenza. Intervista a Vittorio Emanuele Parsi

22/4/2024 - 9:03

Le sfide per la Nato: AI e deterrenza. Intervista a Vittorio Emanuele Parsi

 

 
Dopo 75 anni sono ancora valide le ragioni dell'Alleanza?
La NATO compie 75 anni. Un caso unico nella storia delle alleanze militari. Sono ancora valide le ragioni di 75 anni fa?


Sì, la NATO è un caso unico nella storia, perché non è solo un’alleanza militare, ma anche un’alleanza politica fondata su una premessa: la premessa era quella della costruzione di un’alleanza strutturale tra le democrazie sui due lati dell’Atlantico, volta sostanzialmente ad impedire ai russi di "ingoiarsi" l’Europa, mantenere l’impegno degli Stati Uniti oltre Atlantico come non era successo invece dopo la Prima Guerra Mondiale, e tenere a bada, allora eravamo nel ‘49, la Germania, poter cioè avere a che fare con una Germania che fosse integrata all’interno di questa struttura senza preoccupare chi le stava intorno. Quindi le sue ragioni sono ancora valide, perché almeno due su tre di esse continuano ad essere vere: l’importanza di tenere gli Stati Uniti collegati all’Europa e l’importanza di tenere la Russia fuori dall’Europa. Quindi io penso che sia molto importante continuare.

Eppure c'è chi pensa che all'Europa serva più una difesa comune che la Nato. Le due cose sono contrapposte? Oppure si integrano?

 

Direi che le due cose non sono contrapposte, intanto perché molti dei Paesi dell’Unione oggi sono anche membri della NATO, e l’allargamento dell’Unione è avvenuto come conseguenza dell’allargamento della NATO: la NATO ha garantito i confini esterni e l’Unione ha lavorato per la trasformazione del tessuto economico-sociale-istituzionale dei nuovi paesi membri, e tutto questo sarebbe stato impossibile senza l’assunzione della responsabilità per la difesa esterna da parte della NATO. Quindi le due cose non sono contrapposte, oggi men che meno, anzi si integrano, perché l’Europa deve - ovviamente - poter continuare a contare sull’appoggio degli Stati Uniti in termini innanzitutto di deterrenza nucleare, quindi di ombrello nucleare, di logistica e anche di disponibilità  di utilizzo di mezzi, che sono le cose che maggiormente all’Europa mancano. Però chiaramente l’Europa deve anche essere in grado di esercitare una propria capacità dissuasiva, sia per fare le cose che magari sono d'interesse europeo e non necessariamente d'interesse transatlantico, sia per mettersi al sicuro da possibili periodi di raffreddamento dei rapporti con gli Stati Uniti, magari legati all’elezione di qualche Presidente che sarebbe meglio non venisse eletto (mi riferisco a Trump evidentemente).

Quali sono stati i maggiori successi della NATO?


Tra i maggiori successi della NATO c’è l’allargamento, perché quando avvenne nell’arco di una quindicina d’anni, di fatto tra gli anni ‘90 e 2000, aveva uno scopo, ovvero impedire che la dissoluzione dell’Unione Sovietica e l’alta instabilità della Russia post-sovietica, in particolar modo dopo il tentativo di colpo di Stato che pose fine all’esperienza di Gorbachev dalla quale poi emerse Yeltsin, potesse trasformare tutta la zona dal Baltico al Mar Nero in una gigantesca Jugoslavia. E questo è stato un successo enorme, la NATO ha continuato a garantire la pace in tutti questi anni. Non è riuscita a garantirla nei confronti dell’Ucraina, perché l’Ucraina non è un membro della NATO e questo è il suo limite.

Quali sono i limiti politici strategici della NATO?


 Se c’è un limite della NATO è quello di essere in difficoltà a proiettare la sicurezza oltre i suoi confini. Quindi riesce a difendere i suoi confini, e questo è un elemento di stabilità, ma non riesce a proiettare questa sicurezza oltre i confini della NATO, e questo è un elemento d'instabilità, che ha fatto credere ai Russi di poter considerare tutto quello che non è territorio NATO come territorio a disposizione. Questa è una cosa che va cambiata. Sarà molto difficile cambiarla adesso, tant’è vero che l’ostacolo principale che si pone con i Russi di fronte a qualunque pace giusta è spiegare loro che non possono pensare d'imporre all’Ucraina disarmo e neutralità, oltre ad amputazioni territoriali. Noi però dobbiamo farlo, altrimenti i Russi continueranno a muoversi in maniera aggressiva in Europa e non solo.

 

Quale potrebbe essere il nuovo contributo italiano in seno alla NATO?

 

Il contributo italiano in seno alla NATO è già attivo, basti pensare alla responsabilità dell’Italia nel condurre quell’insediamento di truppe multinazionali dell’alleanza in Bulgaria, che sono state dispiegate a seguito della crisi russa. Poi Bulgaria e Romania sono territori NATO, sui quali non c’erano sostanzialmente truppe NATO: non c’erano fino a poco tempo fa. Così come il contributo italiano è importante anche per garantire il fronte nord con operazioni che vengono svolte nell’estremo nord della Norvegia e con la garanzia di fornitura di appoggio militare, principalmente attraverso reparti dell’aeronautica, ma non solo, infatti sono presenti anche l’Esercito e la Marina, anche seppur non con regolarità (paesi baltici e la Polonia). Certo è fondamentale che l’Italia raggiunga il 2% di proporzione tra investimenti per la difesa e Prodotto Interno Lordo, senza il quale tutto questo non diventa credibile. A questo proposito c’è anche la necessità di rivedere il modello di difesa, non solo in Italia ma in tutti i paesi europei, che hanno forze armate troppo limitate in termini di numeri e insufficientemente armate. Cioè mancano carri armati, mezzi corazzati per il trasporto delle truppe, munizionamenti stoccati a sufficienza. C’è poi un problema che è la conseguenza della deindustrializzazione del comparto della difesa, che rende difficile convertire altre imprese a produrre quello che serve.

E c’è anche un problema in termini di personale, che può essere ovviato in maniera diversa, costruendo una riserva operativa numerosa, come dice il Ministro Crosetto, ovvero non costituita da pochi e volenterosi (perché parliamo di qualche centinaio di persone oggi), ma da truppe, fanteria, equipaggi e quant’altro, disponibili ad essere richiamati con continuità per finalità addestrative ed anche in situazioni di crisi, oppure occorre pensare a reintrodurre la leva obbligatoria. Evidentemente con numeri diversi da quelli della leva di massa in auge fino alla fine degli anni ‘80 - anni ‘90, ma comunque con la capacità di integrare le sparute forze militari. Noi oggi abbiamo forze militari che si aggirano su 100.000 tra uomini e donne, che è un numero molto limitato, e quando pensiamo a bilancio della difesa italiana non dimentichiamo che in esso rientrano anche i carabinieri, che sono la forza armata più numerosa rispetto alle altre. Quindi, quando parliamo di personale in divisa in Italia, metà è di fatto una forza di polizia interna  solo l’altra metà, o poco meno, corrisponde al totale del personale di esercito, aeronautica e marina. Va comunque ricordato che l'Italia e i paesi NATO hanno una superiorità tecnica rispetto alla Russia nel campo dell’avionica, cioè negli aviogetti, e nel campo navale: le nostre unità navali e le nostre unità aeree sono più avanzate rispetto a quelle della Russia.

Indubbiamente il post guerra fredda ci ha consegnato un mondo caotico , dove gli "imperi" dimostrano logiche revansciste (Russia), voglia di dominio globale (Cina) o,  come nel caso degli USA, di sopravvivenza. Non è facile il ruolo della NATO in questo contesto.

 

Quale potrebbe essere la nuova mission della Nato? Quali nuove sfide dovrà affrontare l'organizzazione?

 

L'Intelligenza Artificiale significa innanzitutto, per noi in Europa, poter investire nel settore con un duplice uso. Attualmente le norme di fatto non lo consentono, nel senso che qualsiasi investimento venga fatto sullo sviluppo dell'Intelligenza Artificiale che abbia una ricaduta militare richiede, per la normativa europea, degli accantonamenti molto elevati, che di fatto disincentivano andare in quella direzione. Dobbiamo prima di tutto abrogare quella normativa, che demagogicamente s'illudeva di poter limitare la ricorrenza della guerra semplicemente disarmandosi.

Ma purtroppo non è così, l’ambiente esterno si è modificato a nostro sfavore e quindi, di fronte a questa nuova sfida, bisogna attrezzarsi. Avere un’Intelligenza Artificiale che funzioni significa poter concentrare le risorse umane con capacità di discernimento sulle questioni veramente cruciali e lasciare campo libero alle macchine là, dove l’intervento umano non è così fondamentale. L’altro aspetto abbandonare le vecchia mentalità ed abbracciarne una per la quale si ragiona sulle priorità. Faccio un esempio banale: è prevista sulla fine dell’anno l’uscita dai ruoli della Marina Militare dell’incrociatore tuttoponte Garibaldi, cioè - di fatto - la prima porta aerei costruita dall’Italia negli anni ‘80, entrata nella squadra navale negli anni ‘80.

Tra trasformarla in un museo galleggiante (che è un’idea classica) e trasformare quell’ancora importante vascello in una piattaforma per il lancio di droni, o comunque di apparecchi senza pilota a bordo, che è il anche il futuro dei caccia di settima generazione, cioè avere strumenti che possano essere usati con e senza pilota, vuol dire entrare in una mentalità differente. Il Garibaldi potrebbe essere un’ottima piattaforma per il lancio di droni e di altri strumenti militari che non prevedono la presenza di umani a bordo, e che sono le frontiere non solo dell’attacco - come si suol dire - ma anche della deterrenza avanzata, cioè rendere chiaro all’avversario che se si comporta in una certa maniera riceverà pan per focaccia. Questa è un po' una grande sfida: cambiare la nostra mentalità, non perché la guerra sia bella, ma perché infilare la testa sotto la sabbia non ha mai costituito una politica efficace di fronte a nessun tipo di minaccia.

Noi come NATO, e soprattutto come Unione Europea, dobbiamo decidere se questo grande volatile vorrà continuare a correre come uno struzzo o invece levarsi in volo. Ho l’impressione che, se non si leva in volo, avrà grossi problemi.





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