In questo nuovo articolo di Franco Gabbani viene trattato un argomento basilare per la società dell'epoca, la crescita culturale della popolazione e dei lavoratori, destinati nella stragrande maggioranza ad un completo analfabetismo, e, anzi, il progresso culturale, peraltro ancora a livelli infinitesimali, era totalmente avversato dalle classi governanti e abbienti, per le quali la popolazione delle campagne era destinata esclusivamente ai lavori agricoli, ed inoltre la cultura era vista come strumento rivoluzionario.
Ma perché, come mai ma perché
in cantina non ci vengo mai,
eh?
Bello questo vino, vino di una volta,
fai assaggiare un goccettino?
ma che bontà, ma che bontà,
ma che cos'è questa robina qua,
ma che bontà, ma che bontà,
ma che gustino questa roba qua,
Barolo delle Langhe?
No?
Aleatico dell'Elba?
La mitica grande Mina arrivò alla fine delle sue domande su tutte le cose che trovò nella cucina giù giù fino allo strepitoso finale nella gelateria.
Lascio ai curiosi la canzone e prendo a prestito il ritornello per fare una domanda al lettore:
“ma che beltà, ma che beltà,
ma che cosa son queste righine qua,
ma che beltà, ma che beltà,
ma che stranezza queste righine qua!”
Non si vince niente!