Con questo articolo termina la seconda serie di interventi di Franco Gabbani, attraverso i quali sono state esaminate e rivitalizzate storie e vicende del nostro territorio lungo tutto il secolo del 1800, spaziando tra fine '700 e inizi del '900 su accadimenti storici e vite di personaggi, che hanno inciso fortemente oppure sono state semplici testimonianze del vivere civile di quei tempi. Il ricercare informazioni e documenti ha richiesto un grandissimo impegno per Franco, ricompensato dall'interesse dimostrato dai lettori, decisamente significativo.
Dall'intelligenza artificiale alla città avveniristica di Neom: Mohammed Bin Salman ha scelto di scommettere sul futuro, superando il vittimismo di cui tanta parte del mondo arabo è prigioniera dagli anni Sessanta.
Alcuni progetti della Vision 2030 del principe saudita, potrebbero deludere o costare troppo, ma è un visionario che compie uno strappo rispetto alla cultura del vittismo arabo alla ricerca del nemico. Il nemico in quella zona è sempre stato solo uno: Israele... Ed è invece proprio il successo di Israele a spingere Bin Salman al cambiamento. Israele è una piccola superpotenza che si distanzia dai suoi vicini falliti, sempre alla ricerca dello scaribarile e del vittimismo, ma il Kingdom of Saudi Arabia, rappresenta una formidabile rottura con tutto questo. Il principe ha dismesso la cultura dell'invidia, ed è una delle ragioni fondamentali per cui noi occidentali dobbiamo sperare che lui ce la faccia...
Israele lo attira per quello che è riuscito a fare, per la valorizzazione dei talenti innovativi, per lo spirito imprenditoriale.
Moammed Bin Salman rinuncia alla grottesca caricatura che descrive il successo israeliano come una rapina dei poteri vicini, il moralismo in voga anche in alcuni ambienti italiani reagisce con riflessi automatici, così come la parola saudita fa scattare l'orrore per i cattivi petrolieri. Allo stesso modo l'avvicinamento tra Arabia e Israele è stato definito bieco affarismo, ma ben venga l'affarismo se è l'alternativa alla guerra.
Fossero stati degli affaristi i leader di Hamas, con i fiumi di miliardi ricevuti, avrebbero trasformato Gaza in una piccola Dubai.