Nei suoi numerosi articoli sulla storia del territorio, Franco Gabbani ha finora preso come riferimento, personaggi o avvenimenti storici, inquadrandoli nella cornice degli usi e delle norme dell'epoca.
Questa volta prende spunto da situazioni e argomenti curiosi, spigolature come le chiama.
Al di là dei fatti precisi, quello che colpisce particolarmente, è il linguaggio usato nei documenti, non solo formale e involuto, come da sempre ci ha abituato la burocrazia, ma spesso anche di difficile comprensione, esplicitando l'evoluzione continua della lingua e dei termini.
Amarezza e rabbia. Questo ho provato, oggi, leggendo il mio nome tra quelli suggeriti come 'impresentabili' in vista delle prossime elezioni europee.Per quanto mi sforzi, non riesco a capire come si possa bollare con un simile termine spregiativo, a 10 giorni dal voto, una persona che MAI ha avuto una condanna, che MAI ha avuto a che fare con certi ambienti e che è SEMPRE stato e SEMPRE sarà dalla parte della legalità e della correttezza.
Per uno come me, che ha iniziato a fare politica sulla scia dell'esempio di Falcone e Borsellino, vedere il proprio nome associato alla parola mafia fa semplicemente inorridire.
Sì, sono rinviato a giudizio (la notizia è del 2022!) per una indagine sulla chiusura de l'Unità di cui, nel 2012 e in un momento di grande difficoltà dell'allora quotidiano del nostro partito per problemi economici che venivano da lontano, sono stato per sei mesi membro del CdA prima di dimettermi. E' un'inchiesta che non ho mai nascosto, che ho raccontato pubblicamente passo per passo. Ho presenziato a tutte le udienze del processo, ho ribadito la mia totale estraneità ai fatti e sono fiducioso che anche i giudici, seppure dopo anni che nessuno mi restituirà, faranno altrettanto.
Ma tra questo ed essere definito 'impresentabile', specie da un ente il cui nome fa riferimento alla parola 'mafia', c'è un baratro. Un baratro evidente se si usa il buon senso, ma è chiaro che per qualche oppositore politico sia utile avere anche un nome del PD da mettere alla gogna. Anche perché, è bene ribadirlo con chiarezza e a scanso di qualsiasi equivoco, questo non cambia di una virgola la piena e totale legittimità della mia candidatura al Parlamento Europeo.
Trovo tutto questo nei modi, nei tempi e nelle forme profondamente ingiusto, non tanto per me - che ho imparato col tempo ad avere le spalle larghe - quanto per tutte le persone che ho accanto (a partire dalla mia famiglia) e per le tante, tantissime che ho incontrato in queste settimane e che in queste ore mi stanno dimostrando il loro supporto e il loro affetto.Ci sono momenti in cui il senso di ingiustizia è così grande che verrebbe voglia di mollare.
Ma oggi ho ricevuto centinaia e centinaia di messaggi che mi spingono a metterci ancora più forza e determinazione perché non si può accettare questo modo di fare politica e di mettere alla gogna le persone. E allora avanti, a testa alta, per completare l'ultimo pezzo di questo viaggio bellissimo fatto insieme a tante e tanti di voi. Vi sento forte accanto a me e non potete sapere quanto, tutto questo, sia per me il valore e il regalo più grande.