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Tornano, dopo la pausa estiva, i racconti storici di Franco Gabbani.
Un articolo, come per altri in precedenza, legato interamente  alle vicende personali di una persona dell'epoca, una donna che ha vissuto intensamente una vita, ragionevolmente lunga, che potremmo definire di ribellione al ruolo che ai tempi si riconosceva alle donne, in aperta opposizione ai vincoli, alle scelte e al giudizio che la società di allora le riservava. 

CERTO CHE E UN PARADISO PER I CANI, MA ESSENDO PARCO .....
esiste un luogo meraviglioso dove i cani possono esprimere .....
Fino ad adesso non mi sono espresso sulla "svolta" .....
Cani: quando è obbligatoria la museruola?
La museruola .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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di Emanuele Cerullo
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dal Wueb
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Quest'aria frescolina allieta,
desta
gìà da quando si traffica in cucina
con la moka, primiero pensiero
dopo la sveglia mattutina
Con queste .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
Di Marcella B Serpi, opinionista.
Non ci sono nemmeno cinque minuti di pausa.

16/7/2024 - 16:54

Fa molto caldo e  si poteva stare un attimo a riposo, eppure Marattin non riesce a fare a meno delle sue interviste.

Ormai è diventato un chiodo fisso e figuriamoci se i giornali rinunciano ad accentuare le divisioni all'interno di Italia Viva, ci fanno proprio la zuppa... "Il Riformista" compreso, quello che per un attimo, e ovviamente  sbagliando, abbiamo pure pensato che fosse l'unico giornale dalla nostra parte. 

In questa intervista di oggi, Marattin ripete le solite cose, inutile illudersi che ci sia qualcosa di nuovo... Parla della raccolta firme della necessità di fare passi indietro, di lato, davanti, in orizzontale e pure in verticale.   Perchè sostiene non si può fare finta di niente e quindi l'unica soluzione è quella di disfare i due partiti, sia Italia Viva che Azione, eliminando ovviamente i leader, cosa che lui evidentemente ritiene determinante, e anche qualsiasi dirigente eletto a livello locale, ma soprattutto bisogna cambiare ovviamente il nome...  Detto così  sembra una cosa facilissima e pure intelligente, quasi geniale... un po' come  curare una persona colpita da raffreddore, facendogli un trapianto multiplo di fegato, rene, cuore e polmoni.   

Giusto per rendere tutto più semplice...
Io non lo so cosa succederà, non riesco nemmeno a immaginarlo, però sono convinta che il danno sia già fatto. 

Calenda non si schioda dal suo posto di comando, non risponde nemmeno, non commenta,  e nonostante l'insistenza con cui molti fanno il nome di Costa, pare che nemmeno lui si sposti di un millimetro dal suo posto...  Quindi alla fine quali sono le prospettive? Semplicemente Marattin che parla da solo... boh...perlomeno questa è l'unica cosa che io riesco a vedere...

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17/7/2024 - 8:02

AUTORE:
Lettore

E' facilmente che sia il prof. Umberto Mosso.

17/7/2024 - 7:53

AUTORE:
u.m.

il Micheletti non si intende e non si interessa di politica, ma legge di tutto, anche quello che non capisce...bada bene ho detto "capisce" non "condivide".
Alla prossima caro dispetto e con tanto rispetto per come conduci la tua lotta.

16/7/2024 - 23:30

AUTORE:
Dispetto

...inteso come spazio abitativo e politico. Giusto questo sono le prospettive di 2 mini partiti di proprietà. Cercare di unirsi per fare almeno un agriturismo.
Forse lì è pretendere troppo: c'è da lavorare con falce e martello...
Spero che U.M non sia il Micheletti, mi cadrebbe un mito....🤣

16/7/2024 - 21:53

AUTORE:
U . M

Sarebbe magnifico non doversi più occupare di Calenda, un tizio anche assai noioso, ma a volte è impossibile non farlo dato che è lui ad occuparsi di cose che riguardano il mondo riformista e liberaldemocratico al quale apparteniamo.
Dunque Calenda ha riunito la direzione del suo partito che ha deciso di impegnare nella costruzione di un partito liberaldemocratico unitario e forte.
Bene, diranno i miei quattro lettori, allora che si incontrino tutti i soggetti delle varie tendenze liberaldemocratiche e si mettano d’accordo per costituire questo nuovo partito unitario. Insomma che si riprenda il percorso interrotto traumaticamente con la dissoluzione del Terzo Polo.
Invece no! Per Calenda il partito liberaldemocratico già esiste, è il suo, e soprattutto ha già un leader, lui. Dunque chi vuole dare all’Italia una nuova forza riformista di ispirazione liberaldemocratica, che riempia lo spazio centrale che c’è tra destra e sinistra, non deve fare altro che trattare con lui le modalità di un assorbimento nelle sua fila e sotto la sua leadership.
Ad onor del vero c’è da dire che questo pensiero di Calenda era conosciuto già da un anno.
Chi pensava che fosse possibile riprendere il discorso sul Terzo Polo da “dove eravamo rimasti?” è servito e dispiace che tanti bravi amici si siano spese nei giorni passati immaginando che un passo indietro di Renzi avrebbe convinto ad altrettanta postura Calenda.
Manco per niente, e mancava solo che il tizio concludesse il suo discorso in direzione con un marameo a Marattin, mentre Costa aveva già ricevuto una umiliante lavata di capo.
Infatti, se si ascolta attentamente Calenda si capisce non solo che la fine del Terzo Polo si deve a lui, ma che lui si opporrà anche in futuro a qualunque discorso unitario che non parta da lui e non arrivi a lui.
Avevamo detto giorni fa che le prime vittime di Calenda sarebbero state Costa e Marattin e così è stato.
Chi vuole un grande e forte partito riformista unitario di ispirazione liberaldemocratica o si adatta al diktat di Calenda o deve rassegnarsi a prescindere da lui e trovarselo di traverso con le scuse più improbabili. Che si chiami pure Marattin o Frechenzio. Renzi non c’entra, il veto contro di lui era solo un vigliacchissimo pretesto per far saltare il banco. Anzi due banchi, compreso quello di SUE.
La scorciatoia tentata da Costa e Marattin é stata definitivamente bollata dalla decisione della direzione di Azione.
Dunque meglio approfondire altro e per chi crede ci sia uno spazio politico liberaldemocratico da occupare, sarà indispensabile capire come farlo in presenza di qualcuno che farà di tutto per far fallire ogni tentativo, con lui o senza di lui.
In questo quadro forzare i tempi di un congresso in assenza di una maturazione politica compiuta, unitaria o alternativa che sia, sarebbe l’ultimo errore da fare. Perché partecipare ad una sorta di referendum, chiamato primarie, dove prendere o lasciare su piattaforme politiche pensate frettolosamente da pochi?
Non sarebbe, invece, opportuno impegnare iscritti, elettori, cittadini singoli e associati in un dialogo nazionale più ampio e profondo per definire il profilo strategico del nuovo partito liberaldemocratico e i suoi programmi, nazionale e locali, per misurare lo spazio politico che c’è, e poi decidere la linea, unitaria o prevalente, in un congresso che non si riduca ad una conta sbrigativa su titoli e nomi?