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Oggi è deceduto Oliviero Toscani.
Era ricoverato presso l'ospedale di Cecina per l'aggravarsi della sua malattia, l'amiloidosi, malattia rara e incurabile.Rimane la sua opera rivoluzionaria nel mondo della fotografia.
Lo ricordiamo con le parole di Paola Gavia, che ha avuto il privilegio di conoscerlo e di essere fotografata da lui per una campagna mondiale

Data per certa la disparità di trattamento mediatico .....
C'è un «caso Toti» nel Pd dal quale la segretaria .....
. . . avevo risposto al tuo " apprezzamento" poi ho .....
da uno che evidentemente si considera un Pico della .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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di - Maestra Antonella
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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Il cielo è quasi sempre imbronciato
di pessimo o di cattivo umore
e nel suo tenace perdurare
appiccica addosso il malumore
Grondano i tetti, gli .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
Di Mario Lavia
Pax Trumpiana

22/7/2024 - 8:46

Pax Trumpiana- Se Kamala non ce la farà, la destra italiana andrà ancora più a destra e i filoputinani di sinistra faranno festa


Il ritiro di Joe Biden non intacca le certezza del duo Salvini-Meloni: per loro vincerà il tycoon e scioglierà la briglia agli antieuropeisti, quelli per cui la fine della guerra coincide con la resa dell’Ucraina, che sono tanti anche a 

Non c’è stato bisogno dell’annuncio del ritiro di Joe Biden per la destra italiana: da tempo aveva già introiettato la certezza che tra cento giorni Donald Trump sarà alla Casa Bianca. Forse hanno corso troppo. A Kamala Harris, ammesso che sarà lei la candidata presidente, il compito storico di fermare l’uomo-simbolo della destra mondiale.

È un fatto che da quando Biden ha cominciato a salire il suo Calvario la linea e i toni del duo Meloni-Salvini, in concorrenza tra di loro, si siano molto irrigiditi in senso antieuropeo: il no della premier italiana a Ursula von der Leyen ha questo significato. Svincolata dall’ossequio atlantista, la destra può pertanto tornare a correre a briglia sciolta sulle spiagge del nazionalismo più bieco che è fratello dell’isolazionismo autoritario di The Donald.

Anche a rischio che questo comprometta i buoni rapporti con l’Europa popolare, socialista, liberale e verde e con la stessa Nato: lo schiaffo della mancata nomina di un italiano a responsabile del Fronte sud dell’Alleanza ne è un antipasto. Aspettiamoci, con Trump presidente, una riemersione forte del tema degli immigrati – potrebbe essere la prossima carta di Salvini – e un repentino accodarsi dell’Italia alla svendita dell’Ucraina a Vladimir Putin che l’uomo dell’assalto a Capitol Hill certamente effettuerà. Forse il povero Antonio Tajani ha fiutato l’aria e per questo già litiga con il capo leghista preparandosi a un futuro insostenibile per chi come lui non sia un adepto alla dottrina Trump-Orbàn-Le Pen-Salvini-Meloni.

Se insomma il 3 novembre sarà la data del secondo trionfo del tycoon americano, è chiaro che la destra italiana sarà ancora più estrema, e a questo si sta fin d’ora preparando. Ma sarà interessante vedere se anche dall’altra parte – non sembri un paradosso – il “nuovo” presidente americano farà proseliti.

Nel senso che Trump intende passare alla storia come l’uomo che avrà riportato la pace in Europa grazie a un accordo di ferro con il dittatore del Cremlino sulla pelle del popolo ucraino, togliendogli ogni sostegno e mettendo dunque Kyjiv in trappola: altro che Monaco 1938! Con il che egli potrà effigiarsi del ruolo di “pacifista”, abbindolando i pacifisti sinceri di mezzo mondo e guadagnandosi la stima di quegli altri “pacifisti” da sempre se non dichiaratamente filoputiniani almeno duramente antiamericani che nella sinistra italiana non sono pochi.
Non è difficile immaginare gli editoriali del Fatto, i discorsi di vecchi e nuovi Alessandro Orsini, i comizi di intellettuali più o meno esagitati, le uscite dei santoriani e dei vari Di Battista da talk show, ma anche i discorsi di esponenti del nuovo “campo largo” di estrazione catto-dalemiana pronti a dire: «Avevamo ragione noi, la pace era possibile», tutto un inneggiare alla prepotenza mascherata da quello che definiranno realismo, un’esaltazione della resa che chiameranno pace.

Se i democratici americani non fanno il miracolo, aspettiamoci dunque che le alte lodi al compagno Trump di Rosy Bindi, Marco Travaglio, Giuseppe Conte, Arci, Anpi, Sant’Egidio e compagnia bella allietino le nostre serate autunnali e allunghino le loro ombre sulla notte ucraina.

 



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