Il mese scorso è stato presentato un nuovo libro pubblicato dall'Editore MdS, "Il coraggio tra i fiori di ortica", un'opera intensa e profonda cheracconta l'infanzia non solo nella sua dimensione più luminosa, ma anche nelle sue ombre, fatta di giochi e risate, ma anche nelle sue ombre, tra segreti, paure, abusi e battaglie quotidiane che i più piccoli affrontano con straordinaria forza.
Un libro che ci ha subito colpito e per il quale si preannunciava un sicuro interessamento e successo a livello nazionale.
La cosa più bella Julio Velasco l’ha fatta, anzi l’ha detta - come spesso gli capita - dopo la straordinaria semifinale vinta contro la Turchia.
E, non appena lo senti aprire bocca, capisci subito che stai per ascoltare qualcuno di completamente diverso per profondità, spessore, cultura, visione prospettica.
“Ci dobbiamo divertire e dobbiamo smetterla con questa storia dell’oro che manca, perché non se ne può più. Lo dico anche in difesa della squadra maschile.
Fa male alle squadre nazionali, fa male alla Federazione, fa male a tutti: è una filosofia di vita negativa.
Godiamoci il fatto che le nazionali italiani femminili, maschili, giovanili, sono sempre al primo livello e abbiamo una delle Federazioni più importanti del mondo. Guardiamo ciò che abbiamo, non sempre quello che ci manca.“
A 72 anni Velasco ha colto, in pratica, il senso di quello che un’intera generazione di atleti di vent’anni ci stanno ripetendo dall’inizio delle Olimpiadi.
E questo vale più di qualunque medaglia, qualunque colore sarà.