Tornano, dopo la pausa estiva, i racconti storici di Franco Gabbani.
Un articolo, come per altri in precedenza, legato interamente alle vicende personali di una persona dell'epoca, una donna che ha vissuto intensamente una vita, ragionevolmente lunga, che potremmo definire di ribellione al ruolo che ai tempi si riconosceva alle donne, in aperta opposizione ai vincoli, alle scelte e al giudizio che la società di allora le riservava.
E upupe e gufi e mostri avversi al sole
svolazzavan per essa; e con ferali
stridi portavan miserandi augùri.
Diceva il Parini in “La notte” e ribadiva il Foscolo nei “Sepolcri”:
E uscir del teschio, ove fuggìa la Luna,
L’ùpupa, e svolazzar su per le croci
Sparse per la funerea campagna,
E l’immonda accusar col luttuoso
Singulto i rai di che son pie le stelle
Alle obblîate sepolture.
Ma meno male c’era Montale con Ossi di Seppia a risollevare il nostro “galletto marzolo” :
Upupa, ilare uccello calunniato
dai poeti, che roti la tua cresta
sopra l’aereo stollo del pollaio
e come un finto gallo giri al vento;
nunzio primaverile, upupa, come
per te il tempo s’arresta,
non muore più il Febbraio,
come tutto di fuori si protende
al muover del tuo capo,
aligero folletto, e tu lo ignori.
Ma cosa c’entra l’upupa con la foto del giorno?
Niente direte voi, ma ve lo dico io!
Io ho nel mio giardino, un mini giardino zoologico e/o voliera a cielo aperto, una coppia di upupe che vi portano addirittura i figli in gita e che stamani hanno fatto toeletta, come piccoli dorati gallettini crestati, rotolandosi fra le foglie cadute di un acero.
Ecco un gatto! Via via!
Dove si erano scapriolati vi era rimasta l’impronta delle loro penne che, come nelle fiabe o nel mondo delle farfalle, dovevano essere ricoperte da una polvere d’oro.
Eccone la prova ed ecco nascere la mia impressione.
L’impressione, maledetto l’italiano camaleontico, è quel qualcosa che senti… qualsiasi forma di esperienza conoscitiva o emotiva, capace di suscitare una reazione sempre soggettiva o provvisoria, ma anche quello dell’imprimere, di lasciare cioè una traccia, un’impronta in un corpo mediante la pressione, e l’impronta stessa che vi rimane.