Il mese scorso è stato presentato un nuovo libro pubblicato dall'Editore MdS, "Il coraggio tra i fiori di ortica", un'opera intensa e profonda cheracconta l'infanzia non solo nella sua dimensione più luminosa, ma anche nelle sue ombre, fatta di giochi e risate, ma anche nelle sue ombre, tra segreti, paure, abusi e battaglie quotidiane che i più piccoli affrontano con straordinaria forza.
Un libro che ci ha subito colpito e per il quale si preannunciava un sicuro interessamento e successo a livello nazionale.
Cent’anni fa Giacomo Leopardi scrisse uno dei più bei Canti, sempre mesti come il suo essere, ma che hanno lasciato un segno nei piccoli cuori degli scolari, anche i più retrivi a studiar poesie: Il passero solitario.
Monticola solitarius, nome scientifico datole da Linneo nel 1758, dice tutto sul suo habitat e abitudini. È frequente sulle pareti rocciose dei monti vecchianesi, ma molto schiva tanto da costringere chi vuol fotografarla a lunghi appostamenti, cosa lontanissima dal mio modo di far foto.
Quel giorno che sono andato a Calci da amici di mio figlio lei, anzi lui (ma lo sapeva Giacomo che sono azzurri solo i maschi?) era lì, sfatando tutte le dicerie che lo davano per animale scontroso.
Non è un impagliato da museo o da salotto, ha cacato in diretta sul ginocchio!
Riduco per non tediare il lettore abituato alle mie sconclusionate scritture, ma (tristemente a malincuore) mi immedesimo, usando però il nome vero ornitologico: Passera!
D’in su la vetta della torre antica,
passero solitario, alla campagna
cantando vai finché non more il giorno;
ed erra l’armonia per questa valle. […]
non compagni, non voli,
non ti cal d’allegria, schivi gli spassi;
canti, e così trapassi
dell’anno e di tua vita il più bel fiore. […]
Oimè, quanto somiglia
al tuo costume il mio! Sollazzo e riso,
della novella età dolce famiglia,
e te, german di giovinezza, amore, […]
che parrà di tal voglia?
Che di quest’anni miei? Che di me stesso?
Ahi! pentirommi, e spesso,
ma sconsolato, volgerommi indietro.