Il nuovo articolo di Franco Gabbani non riguarda un personaggio o un evento in particolare, ma esamina un aspetto sociale e lavorativo che, presente da molti secoli, ebbe grande sviluppo nell'800 ( fino all'inizio del '900), ma che fortunatamente terminò relativamente presto, grazie agli sviluppi economici e scientifici.
Si tratta del baliatico, un'attività spesso vista benevolmente, ma che è stata definita "calamità occupazionale"
Dopo una notte di sbuffi, prilli nel lenzuolo, sudate e pedate, in un miscuglio di visioni nitide, ma che svanivano dal ricordo immediato, sono arrivato alle prime luci dell’alba con un ordine di un lavoro che dovevo assolutamente eseguire e che martellava nella mente: “vai sul Legnaio”!
Sono stato moltissime volte sulla cima del nostro “monte” a cercare segni della presenza umana con cocci di vasellame, ma mai niente di importante, ora c’era la “voce” che qualcosa mi aspettava.
Una bella faticata fino al “Bastione” dove c’è un cerchio di pietre che fa da corona alla cima e comincia lo scavo, sempre più in profondità ripensando ad una conversazione del prof. Redi, noto medievalista e studioso della civiltà romana.
Come nel punto clou dei film gialli, un suono metallico della piccola pala mi fa balzare il cuore…una ciotola di rame appare e dentro il terreno che la riempiva ecco la bastonata nel petto!
Perché ci fosse quel tesoro nascosto non sono riuscito a capire, perché nessuno lo abbia mai cercato, neppure, perché quelle pietre non fossero state fuse, neanche, e, alla domanda di cosa ci avrei fatto con quella montagna di soldi della vendita di UN CHILO di pepite d’oro, mi risposi con un balbettio.
Mi venne in mente mio padre che faceva il manovale carpentiere per un’impresa edile di Pisa, delle pedalate per andare a lavorare anche a Livorno o a Lucca e non potere soddisfare le necessità della famiglia e le voglie del figlio.
Ho avuto la mia prima bicicletta a 12 anni e ora, ritornando magicamente il bambino di settanta anni fa, voglio andare dal Gallinari a comprarmene una nuova, rossa, voglio andare dalla Fosca a comprarmi un paio di scarpe di cuoio, voglio andare dalla Mafalda a comprarmi un paio di camice e dalla Mirella calzini e magliette, da Treviso per una bistecca di chilo, dal Grandoni due o tre banane, una fogliata di tonno e delle acciughe (basta muggini e anguille!), dal Capitani 10 bustine di figurini di calciatori, dal Carnasciali una gazzosa o un’aranciata San Pellegrino, dal Bargagna un bel pezzo di quella cioccolata mezza marrone e mezza bianca e un cartoccio di frutta candita varia, quella che era sempre pronta per il ”buzzo” delle torte co’ bischeri per la festa di maggio, ma non mi toccava mai perché troppo cara e, quando d’estate passa il gelataio, gelato per tutto il paese con la misura più alta del portacialde graduato a lire.
Poi mi sono svegliato, erano le 7 e mezzo.
Potenza della mente o della cena troppo abbondante o del bicchierotto di grappa o cosa?
E allora cosa ci faceva davanti alla porta di casa questo?