Nei suoi numerosi articoli sulla storia del territorio, Franco Gabbani ha finora preso come riferimento, personaggi o avvenimenti storici, inquadrandoli nella cornice degli usi e delle norme dell'epoca.
Questa volta prende spunto da situazioni e argomenti curiosi, spigolature come le chiama.
Al di là dei fatti precisi, quello che colpisce particolarmente, è il linguaggio usato nei documenti, non solo formale e involuto, come da sempre ci ha abituato la burocrazia, ma spesso anche di difficile comprensione, esplicitando l'evoluzione continua della lingua e dei termini.
Ci sono momenti in cui si fa la storia, quella con la S maiuscola.
Momenti che è un privilegio vivere, che mentre sei lì capisci subito che per il resto della tua vita potrai dire "io c'ero".
A me è capitato ieri.
Quando il nuovo ministro della cultura Giuli ha presentato le sue linee guida, io c'ero.
Quando ha spiegato che: "di fronte a questo cambiamento di paradigma, la quarta rivoluzione epocale della storia delineante un’ontologia intonata alla rivoluzione permanente dell’infosfera globale, il rischio che si corre è duplice e speculare: l'entusiasmo passivo, che rimuove i pericoli della ipertecnologizzazione, e per converso l’apocalittismo difensivo che rimpiange un’immagine del mondo trascorsa, impugnando un’ideologia della crisi che si percepisce come processo alla tecnica e al futuro intese come una minaccia" ,
io c'ero.
Lì, proprio davanti a lui.
Sì, ve lo concedo: potete essere invidiosi. Basta però che non cediate per questo all'apocalittismo difensivo.
P.s. per Giorgia Meloni:
Cortesemente, prima o poi riusciresti a mandarci un ministro della cultura non dico competente, ma almeno non imbarazzante?