Il mese scorso è stato presentato un nuovo libro pubblicato dall'Editore MdS, "Il coraggio tra i fiori di ortica", un'opera intensa e profonda cheracconta l'infanzia non solo nella sua dimensione più luminosa, ma anche nelle sue ombre, fatta di giochi e risate, ma anche nelle sue ombre, tra segreti, paure, abusi e battaglie quotidiane che i più piccoli affrontano con straordinaria forza.
Un libro che ci ha subito colpito e per il quale si preannunciava un sicuro interessamento e successo a livello nazionale.
La leadership politica di Hamas sotto Ismail Haniyeh e Saleh al-Arouri, che vivevano all'estero, sembrava intoccabile.
Gli alti funzionari di Hamas a Gaza (l'ala militare) come Sinwar, Mohammed Deif e Marwan Issa avevano evitato per anni ogni tentativo di cattura o eliminazione. Anche il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah e tutta la sua prima linea, sembravano sicuri in Libano, protetti dalla legittimità politica e dalla sicurezza del territorio controllato (nei fatti) dall'IRAN
C'è voluto tempo, ma uno dopo l'altro, gli attuatori del Pogrom del 7 Ottobre 2023 sono stati terminati. Prima Issa, poi Deif. Di lì a poco è seguita la morte di Haniyeh, ucciso nel cuore dell'Iran, sotto gli occhi di un incredulo Ali Khamenei. Poi, il famigerato Nasral insieme a tutta la leadership di Hezbollah.
E ieri se n'é andato anche Sinwar l'ultimo leader rimasto, la testa del serpente che aveva rimpiazzato Haniyeh alla guida di Hamas, o almeno di quello che ne rimane.
Ma non é finita: Hezbollah rimane una minaccia ben armata contro Israele e continua a lanciare regolarmente razzi, droni e missili nello Stato ebraico. Da una settimana ha superato Hamas come numero di lanci verso Israele
Hamas ha ancora uomini in armi e razzi a sua disposizione, e 101 ostaggi sono ancora in suo possesso.
Gli Houthi nello Yemen rappresentano ancora una minaccia che potrebbe colpire in qualsiasi momento, vantando un arsenale di missili balistici e droni, inoltre la loro leadership é intatta.
L'Iran, sostiene, o meglio, manovra tutti gli attori impegnati nell'attacco concentrico a Israele, con il proprio esercito formidabile e gli armamenti di Putin.
Chi sostiene che adesso la pace sia piú semplice perde di vista l'elemento principale: l'Iran non accetterà di veder sconfitta la sua offensiva iniziata un anno fa e farà di tutto per contrastare ogni ipotesi di accordo o anche solo di tregua momentanea. I palestinesi e la loro causa non sono mai stati importanti per i musulmani sciiti e sunniti. Nessuno degli stati arabi confinanti li vuole ospitare. É dai tempi del laico Arafat che sono visti come inaffidabili e del loro destino non importa a nessuno. Sono un pretesto per l'Iran che vuole distruggere la presenza di Israele per disinnescare l'unica potenza militare e atomica in grado di contrastare la sua egemonia di fatto.
Gli accordi di Abramo con il corollario di scambi commerciali e tecnologici tra Israele, Arabia Saudita, Emirati, Egitto, Giordania mettono in pericolo la penetrazione dell'Iran in Libano, Siria Yemen e in una parte consistente dell'Iraq.
É in ragione di questa minaccia che non si andrà a delineare una tregua, almeno nei prossimi mesi. Due popoli e due stati sono la premessa per il ritorno alla firma degli accordi di Abramo, e questo l'Iran non puó permetterlo. Fino a quando l'Iran sarà sotto il giogo dei pretoni sciiti non ci sarà pace a quelle latitudini.