Con questo articolo termina la seconda serie di interventi di Franco Gabbani, attraverso i quali sono state esaminate e rivitalizzate storie e vicende del nostro territorio lungo tutto il secolo del 1800, spaziando tra fine '700 e inizi del '900 su accadimenti storici e vite di personaggi, che hanno inciso fortemente oppure sono state semplici testimonianze del vivere civile di quei tempi.
Detto così non desta interesse, chiamato “sacro” neppure, “egiziano” ti sbilancia data la grande affluenza di specie esotiche e allora lo chiami solamente “Ibis”.
Ti viene alla mente allora quello studiato a scuola che riguardava l’antico Egitto, i riti della mummificazione, gli dei e le credenze, assurde per i cristiani, che deizzavano strani animali e uno in particolare, Thot, inventore della scrittura e patrono degli scribi, dio della sapienza, della scrittura, della magia, della misura del tempo, della matematica e della geometria e rappresentato con la testa in forma di ibis sacro, l’uccello che volava sulle rive del Nilo.
Da lì purtroppo non è volata nei paesi mediterranei solamente la storia di questo uccello, ma anche il corpo ed ora si trova in ogni paese creando molti danni alla popolazione avicola nostrana essendo un uccello che non disdegna niente che sia commestibile, vermi, chiocciole rettili, carcasse e nidiacei. Nel suo paese di origine ha avuto così tanta considerazione che veniva mummificato e messo nelle piramidi, o luoghi di sepoltura, insieme a corpi umani e esisteva un grande commercio di ibis, sia catturati sia allevati.
Povero similstruzzo iuventino, cacciato, venerato e con la credenza, solamente egiziana, che gli ippopotami del Nilo hanno quella strana moda di defecare, alzando cioè le “chiappe” dal pelo dell’acqua e sprillare cacca, perché l’ibis aveva fatto loro un clistere con il suo lungo becco che infatti ha due fori laterali!