Con questo articolo termina la seconda serie di interventi di Franco Gabbani, attraverso i quali sono state esaminate e rivitalizzate storie e vicende del nostro territorio lungo tutto il secolo del 1800, spaziando tra fine '700 e inizi del '900 su accadimenti storici e vite di personaggi, che hanno inciso fortemente oppure sono state semplici testimonianze del vivere civile di quei tempi.
Chi non si ricorda “Guarda che luna”?
Mi sono immedesimato in Fred Buscaglione e ve l’ho mostrata in ogni suo spostamento.
Chi non può dimenticare “O Sole mio”?
E io ho riesumato il massimo suo cantore, Enrico Caruso, e insieme lo abbiamo rimirato dall’alba al tramonto.
Chi non ha sognato di “Volare”?
E siamo andati con Domenico Modugno in giro per i cieli.
Chi non ha amato prati e “Montagne verdi”?
Ho cercato Marcella Bella e goduto con Voi il grande amore.
Bianca o rossa, giallo o sanguigno, nero o azzurro, verde o grigio, tutti i colori della Natura sono visti, cantati, fotografati, dipinti nelle loro infinite sfumature, ma nessuno mai sarà accattivante dolce tenero rilassante e sinonimo di amore come le guance di un neonato o la pelle della persona amata, quel Rosa che ti fa scoppiare il cuore e ti fa apparire tutto bello, anzi stupendo.
Non ho mai cantato, sono stonato come un bufalo, ma amo le canzoni, quelle che ti fanno tremare il cuore e non rintronare il cervello e questa è di una francese: Edith Piaf con la sua “La vie en rose”, un diamante della musica e che ho cercato per inserirlo nell’elenco delle “assonanze” note-cuore, versi-cervello.
Dove si trova il ROSA, quello vero fisso e non etereo e volubile come si vede a volte nel cielo?
Ho avuto la fortuna di vederlo (mezzo secolo fa) quando lavoravo in Kenya dove, in una giornata di riposo, sono andato sul famoso lago di Nakuru, vicino Nairobi, dove stazionavano migliaia di fenicotteri.
Quella era la vera “Vie en rose”.